Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La Commissione scopre che una coppia abita nel sito archeologico Anfiteatro, casa abusiva con vista

Fonte: L'Unione Sarda
25 maggio 2018

La Commissione scopre che una coppia abita nel sito archeologico Anfiteatro, casa abusiva
con vista sui resti romani 

Quando qualche mese fa il Comune ha smantellato la vecchia biglietteria in viale Sant'Ignazio che avevano adibito a loro dimora, non si sono scoraggiati. Entrambi sulla quarantina, cagliaritano lui e cubana lei, hanno fatto i bagagli e si sono trasferiti, andando a vivere insieme ai loro cani nella struttura usata un tempo come camerino per gli artisti all'interno dell'area archeologica chiusa per restauro. Senza acqua, né luce, né servizi igienici. Anche se con una vista pazzesca.
SOPRALLUOGO CON SORPRESA È questa la sorpresa che mercoledì mattina hanno trovato i componenti della Commissione comunale lavori pubblici durante il sopralluogo all'Anfiteatro romano, richiesto dal consigliere dei Riformatori Raffaele Onnis per fare il punto sull'eterno cantiere di restauro. «Ci abbiamo parlato e ci hanno raccontato che stanno lì da quando è stato rimosso il box della biglietteria - racconta la presidente della Commissione Anna Puddu -. Ho immediatamente segnalato questa situazione ai servizi sociali per capire se e quali soluzioni abbiano offerto a questa coppia perché di certo non possono continuare a stare all'interno dell'area archeologica».
IL CONSIGLIERE Duro Onnis: «Questa è la ciliegina sulla torta - spiega -, dal 2011 l'amministrazione non fa altro che proclami ma a otto anni dalla chiusura del sito a parlare è lo stato dei luoghi: degrado e abbandono. Proprio per questo ho chiesto il sopralluogo della Commissione in modo che tutti i colleghi vedessero com'è ridotto». Il consigliere dei Riformatori ha anche presentato un'interrogazione e una mozione per chiedere che l'Anfiteatro venga restituito al più presto alla città e si proceda celermente per realizzare il percorso che lo unirà a villa Tigellio e all'Orto botanico. «Questo monumento - conclude Onnis - ha subito traumi straordinari ed è stato per decenni usato come cava, ora però bisogna pensare al futuro valorizzandolo all'interno del contesto unitario del parco di Palabanda».
TEMPI INCERTI Prima però bisognerà attendere la chiusura del cantiere: «La Soprintendenza ha dato l'ok alla rimozione del verde infestante e ai nuovi scavi archeologici - sono le parole di Anna Puddu - ma manca ancora il nullaosta al progetto di restauro vero e proprio che è stato presentato dall'assessorato ai lavori pubblici lo scorso dicembre». Insomma, i tempi sembrano destinati ad allungarsi ancora.
Massimo Ledda