Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Concessione trentennale scaduta: nei loculi c'è l'avviso di sfratto

Fonte: L'Unione Sarda
17 maggio 2018

SAN MICHELE.

L'assessore con delega ai cimiteri: «È solo per chi non risponde alle lettere»

Concessione trentennale scaduta: nei loculi c'è l'avviso di sfratto

Quegli avvisi, attaccati con il nastro adesivo su alcune lapidi, hanno messo in allarme i frequentatori del cimitero di San Michele: il concessionario di questo loculo , si legge, è pregato di presentarsi in direzione per urgenti comunicazioni che lo riguardano . I parenti dei defunti, davanti a quei cartelli, sobbalzano. «Dobbiamo soltanto informarli», spiegano dagli uffici del cimitero, «che la concessione è scaduta. Che devono, cioè, decidere se rinnovarla o farla decadere».
LE NORME In base alle leggi, non è più possibile comportarsi come avveniva in passato quando si diventava “proprietari” di un loculo. Ora la concessione è a tempo: dopo un periodo in cui da trent'anni (non rinnovabile) si è passati a sessant'anni, con il nuovo regolamento il termine è tornato a trent'anni, con la possibilità, però, di rinnovo. «Fatti salvi i diritti pregressi», spiega Danilo Fadda, l'assessore che ha anche la delega ai cimiteri, «non possiamo comportarci diversamente. È la legge che impone una scadenza. Ed è una scelta comprensibile dal momento che i cimiteri non possono ingrandirsi all'infinito».
IL RINNOVO Così, ogni anno, vengono contattati i parenti delle persone morte tre decenni prima. Un contatto che avviene per vie formali: gli interessati ricevono una raccomandata con ricevuta di ritorno. Non sempre il primo tentativo di contatto va a buon fine: dopo trent'anni, i parenti possono non esserci più o, magari, aver cambiato indirizzo. Dagli uffici del cimitero parte, così, una nuova ricerca: attraverso i data base dell'ufficio anagrafe si cerca di individuare i parenti; in certi casi si riesce anche a recuperare un numero di telefono. Ma se proprio è impossibile rintracciare qualcuno si ricorre, come extrema ratio, all'avviso attaccato sulla lapide. Un foglio che, normalmente, viene piazzato in prossimità del 2 novembre, quando tanta gente si reca in cimitero per salutare, una volta all'anno, i propri cari.
LA CONCESSIONE Molti parenti, dopo il primo contatto, si recano negli uffici del cimitero e rinnovano la concessione. Ma altri, tanti altri, non lo fanno pur volendo: il fatto è che devono mettere mano al portafogli e tirare fuori una cifra importante. Il rinnovo per le tombe “quadrate” (quelle in cui la bara è sistemata in lungo) costa poco più di settecento euro; per le altre si arriva a milleduecento. Un esborso economico che non tutti possono permettersi. «Capita anche», riprende Fadda, «che qualcuno chieda una rateizzazione del pagamento. Ma una possibilità del genere, purtroppo, non è concessa dalle norme vigenti».
LA SITUAZIONE Se non altro, fortunatamente per queste persone, i termini non sono così rigidi. La estumulazione richiede una serie di adempimenti, previsti da una circolare del ministero della Sanità del 1998, che finiscono con il rallentare inesorabilmente i tempi. Non a caso non sono ancora state completamente le estumulazioni delle persone decedute tra il primo gennaio 1985 e il 31 gennaio 1987. Dunque, pur non essendo formalizzato dal regolamento, le persone che vogliono rinnovare la concessione hanno a disposizione un ulteriore margine di tempo per trovare i soldi.
IL MANCATO RINNOVO E, se proprio non si riesce a rinnovare la concessione (o se non c'è la volontà di farlo perché, nel frattempo, non ci sono più i parenti stretti), i resti mortali vengono depositi nell'ossario comune o nelle nicchie-ossario.
L'ERRORE L'avviso è comparso anche sulla tomba di Ubaldo Badas (l'architetto morto nel 1985, a 81 anni, che ha realizzato l'ex ospedale Marino, la scuola all'aperto Mereu e lo stesso cimitero di San Michele). «Difficile», chiarisce Fadda, «capire che cosa sia accaduto: la famiglia ha rinnovato la concessione nel 2015 che scadrà, dunque, nel 2045. Riesco a dare solo una spiegazione: qualcuno ha tolto l'avviso dal loculo di un suo parente e lo ha messo in quello di Badas».
Marcello Cocco