Rassegna Stampa

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Regione, il Consiglio dei Ministri impugna la legge sugli appalti

Fonte: web sardiniapost.it
9 maggio 2018

Regione, il Consiglio dei Ministri impugna la legge sugli appalti

Un altro provvedimento della Regione Sardegna impugnato dal Consiglio dei ministri: si tratta della legge sugli appalti “Nuove norme in materia di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture” che in Consiglio regionale ha avuto il via libera a marzo. Obiettivo principale della normativa: potenziare l’autonomia delle competenze della Regione sulla programmazione e organizzazione degli appalti pubblici nell’isola. Il provvedimento censurato prevedeva anche l’istituzione di una società di progettazione per dare, secondo l’assessore ai Lavori pubblici, Edoardo Balzarini, “una risposta a una carenza cronica di disponibilità di livelli di progettazione atti a consentirci un accesso tempestivo a risorse nazionali ed europee per la realizzazione degli interventi”.

I motivi dell’impugnazione: “Alcune norme riguardanti le gare d’appalto e gli interventi da realizzarsi mediante contratti pubblici – è scritto in una nota del Consiglio dei ministri – eccedono dalle competenze attribuite alla Regione dallo Statuto speciale di autonomia e invadono la competenza riservata allo Stato, in materia di tutela della concorrenza e di ordinamento civile, dall’art. 117, secondo comma, lettere e) ed l), della Costituzione”.

“La legge nel suo complesso è stata ritenuta non confliggente con le prerogative statali” dichiara l’assessore Balzarini. “L’atto di impugnazione degli articoli 34, 37, 39 e 45 della legge regionale n.8/2018 da parte del Governo, non intacca, infatti, gli elementi fondanti e distintivi dell’impianto normativo, quali la società di scopo per la realizzazione di opere pubbliche strategiche, le premialità a favore delle micro-imprese e dei giovani professionisti e la qualità architettonica nelle opere pubbliche. La Regione Sardegna non avrà, quindi, difficoltà a dimostrare la legittimità dei contenuti degli articoli oggetto dell’impugnazione e la coerenza con quanto legiferato al riguardo da altre regioni a statuto speciale e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano”.

“La sostanza della nostra legge è passata”. Così il padre della legge ed ex assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, con Franciscu Sedda. Il segretario e il presidente del Partito dei Sardi riepilogano i contenuti “usciti indenni” dall’esame del Governo. E cioè, “l’impianto normativo che consente di dar forma all’Anas sarda, le norme che tutelano i fornitori e i subappaltatori, le premialità legate agli appalti a chilometro zero, le norme sugli appalti verdi, le norme sulla qualità architettonica e sui materiali a chilometro zero, le clausole sociali a tutela dei lavoratori, gli strumenti per favorire le giovani professionalità”.

In realtà, sottolineano Maninchedda e Sedda, c’è una seconda buona notizia: “Le parti impugnate rivelano ancora una volta la doppia morale dello Stato italiano che in materia di funzioni Anac nega alla Sardegna ciò che è già in vigore nelle provincie autonome di Trento e Bolzano o addirittura cerca di invadere competenze che sono certamente della Regione Sarda”. Quindi, concludono, “questa impugnazione ci dà dunque indicazioni: la prima è che abbiamo saputo affermare gli interessi nazionali sardi e dotare la Regione Sardegna di uno strumento che progressivamente la emanciperà dal dominio dell’Anas; la seconda che vale la pena di resistere in giudizio, perché ciò che viene contestato ha più dispetto che ragione a suo sostegno”.