Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Misure di sicurezza rafforzate, turisti entusiasti Sant'Efisio, festa di fede e splendore

Fonte: L'Unione Sarda
3 maggio 2018

CAGLIARI.

Misure di sicurezza rafforzate, turisti entusiasti Sant'Efisio, festa
di fede e splendore

La devozione si veste dei colori dell'Isola Pioggia era stata annunciata, per il lunedì di festa, e pioggia è stata. Sopportabilissima, però: un'inezia, rispetto a quella di ieri. E sì, le temperature erano nettamente più basse che nei giorni precedenti, ma non polari. Insomma, niente, per la sagra di Sant'Efisio. Soltanto una guerra è riuscita a fermare il rito plurisecolare: la prima mondiale (quando le mattanze del Carso non lasciarono a Cagliari abbastanza giovani per portare in processione il loro Efisio) non la seconda (indelebili, nella memoria dei sardi, le immagini in bianco e nero di quel martire che un camioncino portava in giro fra le macerie della città bombardata, nel 1943).
In molti, lette le previsioni, si sono portati dietro ombrello, k-way o incerata e, come ogni anno, si sono riversati in massa nel capoluogo isolano per il consueto bagno di folla attorno al Santo, al suo corteo spettacolare, ai suoi pellegrini. È piovuto, sì, avant'ieri a Cagliari, ma a sprazzi, e mai troppo intensamente. E a mezzogiorno, finita la messa dell'Alternos, delegato un tempo del vicerè e oggi del sindaco, all'uscita del cocchio dalla chiesetta, nel momento cruciale dell'aggancio col giogo di buoi e della manovra nel sagrato affollato, su Stampace si è perfino aperto uno squarcio di sole. Roba da suscitare brividi mistici anche nel più incallito non credente.
Le novità di questa edizione numero 362 della sagra di Sant'Efisio sono semmai state le transenne lungo tutto il percorso cittadino e la presenza massiccia di forze dell'ordine. Pensarci non fa piacere a nessuno ma anche la sagra più cara ai sardi è un potenziale bersaglio: viviamo tempi in cui è giocoforza abituarsi a livelli di protezione più elevati.
Misure che hanno reso un po' più complicato avvicinarsi alla teca: l'unica soluzione per avere un a tu-per-tu col martire intercessore, per sussurrargli una preghiera o una richiesta di grazia, è stata infilarsi nella calca che seguiva il cocchio, chiedere permesso facendosi nel frattempo strada fra i corpi fino a quando, impietositi, i confratelli concedevano una pausa e facevano aprire le ante. La conseguenza è stata lo scollamento tra le due parti del corteo: il Santo, festeggiato dalle sirene delle navi del porto, ha imboccato via Roma alle 13,45, ben tre quarti d'ora dopo il passaggio dei miliziani. In termini calcistici si potrebbe dire che la squadra si è allungata.
Certo, chi cercava intimità con Efisio si è mosso per tempo: alle prime messe del mattino (una all'ora, a partire dalle 7, dopo la recita del rosario alle 6) la piccola chiesa di Stampace non era certo affollata. È stata, al solito, la fase più intima della festa, quella dei devoti, dei confratelli e delle consorelle. È quella radice di fede e tradizione che inumidiva gli occhi al terzo guardiano di quest'anno, Giovanni Melis noto Gianni, tappezziere, stampacino Doc, cuccuru cottu a 24 carati. Per la sua coccarda si è ispirato a una calla: «È il mio fiore preferito: poi ho scoperto che è il simbolo delle lacrime della Madonna ai piedi della Croce». Tra le consorelle cui sua moglie Antonella le ha appuntate sugli abiti c'era anche quella con più anzianità di servizio: la madre di Melis, Giuseppina Carta, 89 anni. E tra i miliziani c'era il figlio Luca, 16 anni. «Anche mio padre - ha raccontato - è stato confratello per tutta la sua vita, e cinque volte terzo guardiano».