Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I domenicani chiudono il chiostro Per “Monumenti aperti” visitabile solo una parte del convento

Fonte: L'Unione Sarda
2 maggio 2018

Decisione dei frati per denunciare lo stato di degrado del tempio nel cuore di Villanova

I domenicani chiudono il chiostro Per “Monumenti aperti” visitabile solo una parte del convento 

Il gesto è simbolico ma di forte impatto. Per la prima volta, solo una parte del chiostro di San Domenico sarà visitabile sabato e domenica per la 22ª edizione di “Monumenti aperti”. L'umidità e alcune situazioni non legate direttamente alla volontà dei frati stanno danneggiando i pilastri, gli archi e i muri di calcare della “Chiesa vecchia” (gioiello dell'architettura gotico-catalana) e i costoloni e i pilastri in cemento armato della “Chiesa nuova”, realizzata tra il 1952 e il 1954 dall'architetto Raffaello Fagnoni e chiusa ormai da oltre due anni.
I PROBLEMI Il tempio nel cuore di Villanova è un'oasi di pace avvolto nel silenzio. Un inno alla meditazione che nel chiostro viene interrotto dalla voce metallica di Siri . «Chiama padre Maurizio», scandisce fra Alberto, appena smessi i paramenti liturgici per la messa delle 8,30 . «Non conosco il padre di Maurizio», replica secca l'applicazione dello smarthphone. Padre Maurizio Carosi è il superiore della comunità di religiosi che nei tempi migliori era composta da oltre cento frati. «Non voglio fare il Savonarola», precisa. Ma la manifestazione che vuole valorizzare i monumenti cagliaritani è l'occasione perfetta per denunciare il degrado del tempio. «Qualche tempo fa una ditta ha iniziato le opere di restauro, poi però è fallita, i lavori si sono bloccati e i finanziamenti europei non sono stati spesi». Il tour nel convento parte dal chiostro e dal pozzo che ha portato alla condanna penale di un ex superiore. «I pilastri in pietra si stanno lentamente sgretolando, ogni anno si riducono di tre centimetri. Spesso pezzi più o meno grandi di calcare cadono sul pavimento: un pericolo per i visitatori. Quando c'è vento - spiega padre Maurizio - i corridoi sembrano una spiaggia».
La Chiesa nuova (quella costruita dopo i bombardamenti) è chiusa da due anni. «La pioggia filtra dal tetto, finisce sulle scale del presbiterio, attraversa il solaio e si deposita nella cappella della Madonna del Rosario», dice il religioso evidenziando le macchie di umido e la polvere della muffa.
All'esterno, se possibile, è peggio. «Le auto parcheggiate in sosta vietata impediscono l'accesso alla scalinata. Lo spazio tra il campanile e la facciata è stato trasformato in vespasiano e in luogo dove la notte si ubriacano. Più volte ho chiesto l'intervento della Polizia, ma di agenti non ne ho mai visto».
LA PROPOSTA I danni maggiori sono causati dall'umidità che si infiltra dal muro in comune con la scuola Riva. «Tempo fa i tetti di alcuni locali dell'istituto confinante con il nostro convento sono stati demoliti. Nessuno, però, si è preoccupato di sistemare i pluviali che fanno confluire le piogge lungo le pareti». Un disastro che si evidenzia negli infissi marci, nei pavimenti rialzati e nelle isole senza intonaco. Padre Maurizio ha un'idea. «Chiediamo che il Comune ci affidi quegli spazi. La nostra intenzione è realizzare, a spese nostre, un museo dove esporre le ceramiche arcaiche recuperate dopo i bombardamenti. Sono pezzi rari e dall'immenso valore storico - afferma il religioso - che in Italia si trovano solo nella chiesa di Sant'Antonio a Siena».
LA SOVRINTENDENZA «Il problema è sempre lo stesso: non ci sono risorse», dice sconsolato il sovrintendente Fausto Martino. La coperta è corta, ci sono anche altri monumenti che avrebbero necessità di interventi». Il sovrintendente promette il suo interessamento: «Domani invierò i miei tecnici per valutare lo stato del degrado». L'intercessione per il museo? «Faremo il possibile».
Andrea Artizzu