Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il sindaco Floris aveva rispettato la legge»

Fonte: L'Unione Sarda
29 marzo 2018

La mancata rimozione dei baretti nel 2011: i motivi dell'assoluzione

 

 

Nelle ordinanze con cui nel maggio 2011 l'allora sindaco Emilio Floris aveva sospeso la demolizione di 12 chioschetti del Poetto sino a settembre «non è ravvisabile» alcun «motivo di illegittimità» dovuto «all'assenza di presupposti e requisiti normativi», anzi: erano state «emanate conformemente alla legge». Il primo cittadino aveva spiegato «la situazione di grave e imminente pericolo per l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana» indicando «compiutamente elementi di fatto e pareri tecnici». In sostanza, aveva esercitato «correttamente» il proprio «potere» legandolo «a uno stato di pericolo straordinario e imprevedibile, di durata limitata, la cui esistenza era stata accertata con un'adeguata istruttoria e sorretta da una congrua motivazione».
L'INCHIESTA Sono le motivazioni alla base della decisione con cui i giudici della prima sezione penale hanno assolto «perché il fatto non sussiste» Floris e Pietro Cadau, ex dirigente generale del Comune, dall'accusa di falso e abuso d'ufficio per aver emanato e dato parere favorevole a quell'ordinanza pochi giorni prima delle elezioni comunali vinte da Massimo Zedda. In quel periodo altre due inchieste per abusi edilizi e paesaggistici sui proprietari dei baretti erano terminate con le loro condanne e la sentenza di rimozione degli edifici. L'ordinanza sospendeva sino al 30 settembre la demolizione per presunti gravi problemi di sicurezza, ma la Procura aveva ritenuto «falso» quel «presupposto»: l'iniziativa, presa secondo le accuse per finalità elettorali, era stata motivata «da un'insussistente urgenza per l'incolumità pubblica e la sicurezza» e aveva «procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale» ai gestori, che avevano proseguito l'attività per tutta l'estate. Alla fine per Floris e Cadau il pm aveva chiesto 18 mesi.
IL PERICOLO Il Tribunale invece li ha assolti accogliendo la richiesta degli avvocati Rita Dedola, Francesco Marongiu e Pierluigi Concas. I giudici spiegano che per la demolizione erano stati «stimati 99 giorni lavorativi», quindi con il via «a maggio» le opere «sarebbero state eseguite in piena stagione balneare». Inoltre «sarebbero stati aperti contemporaneamente 12 cantieri», perché era stato «escluso» il loro «scaglionamento». Il possibile «pericolo per l'incolumità pubblica e la vivibilità cittadina» che poteva derivarne era stato anche «espresso da Mario Delogu», comandante della polizia municipale, «nella conferenza di servizi del 18 aprile».
ASSOLTI Quindi l'ordinanza aveva seguito la legge «sul piano formale e sostanziale»; il «potere era stato esercitato nel rispetto dello scopo pubblico e in una esistente situazione di grave pericolo per l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana»; la decisione «non aveva rapporti con i destinatari dei provvedimenti»; Floris «non era candidato alle elezioni il giorno successivo ai provvedimenti e la notizia era filtrata a voto chiuso». In definitiva, è «escluso» che si «puntasse a far collimare l'interesse privato e politico con quello pubblico». (an. m.)