Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Castelli, fari, torri, caserme Alla Regione 30 beni statali

Fonte: L'Unione Sarda
19 marzo 2018

Sottoscritto ieri al Ministero l'accordo per il passaggio di proprietà Castelli, fari, torri, caserme


Alla Regione 30 beni statali 

Fari, palazzi storici, caserme, torri e persino un castello. Nell'elenco dei trenta beni di interesse storico-artistico di proprietà dello Stato che passano al patrimonio regionale ci sono luoghi straordinari e simbolici di tutta l'Isola.
Ieri la Commissione paritetica Stato-Regione ha sottoscritto, al ministero dei Beni e delle attività culturali, l'elenco con i primi immobili smilitarizzati che diventano di proprietà dei sardi. Un passaggio possibile in virtù dell'articolo 14 dello Statuto speciale secondo il quale “la Regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo”.

L'ELENCO Tra i principali immobili figurano il faro, l'ex semaforo e l'alloggio semaforisti di Capo Spartivento (Domus de Maria), da tempo trasformato in piccolo resort di lusso; il faro dell'isola dei Cavoli (Villasimius); le ex batterie militari di Capo d'Orso (Palau); la postazione antiaerea di Punta Giglio (Alghero) e Poggio Raso (Caprera); il Palazzo baronale di Sorso, attuale sede del Comune; l'ex Regia caserma della Guardia di Finanza di corso Umberto, a Olbia; la Grotta Marcello di Cagliari; le ex caserme dei Carabinieri di corso Vittorio Emanuele a Villasalto, di via Mazzini a Ballao e di via Nazionale a Serrenti; il Castello Malaspina di Bosa; la caserma funzionale Rizzeddu di Sassari; la Torre di Fertilia (Alghero); i rifugi antiaerei De Amicis, di via Sassari/via Libio e di Campo Occone (Porto Torres); la Torre di Capo Falcone (Stintino); l'ex Mobilificio sassarese in Regione Serra Secca e la porzione non in uso all'Università dell'ex Estanco del tabacco di via Arborea a Sassari. Tra i beni minori ci sono terreni e persino mini isolotti attorno all'isola di Caprera.

MOMENTO STORICO Il passaggio formale dei beni è figlio di una battaglia durata oltre dieci anni e che ha avuto un momento significativo con l'approvazione, nel 2006, di un Decreto legislativo (n° 267) che ha abrogato una norma del 1949 che fino ad allora non aveva consentito l'applicazione dello Statuto. Per questo l'assessore agli Enti locali e Urbanistica Cristiano Erriu è soddisfatto. «È la prima volta dal 2006, cioè da quando è stata prevista la Commissione paritetica per il trasferimento dei beni storico-artistici, che viene individuato un primo elenco di immobili da trasferire in applicazione, oltre che di una norma, anche di un generale principio di leale collaborazione tra le due Amministrazioni», sottolinea Erriu. «Figurano alcuni beni di grande rilievo storico, artistico e culturale. Alcuni di loro sono già in uso ad Enti e a privati. Gli altri saranno trasferiti ai Comuni o concessi in uso con procedure di valorizzazione che consentiranno di creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo per il territorio. La maggior parte dei beni», aggiunge l'assessore, «ha una naturale destinazione ambientale o turistica e su questo versante la Regione intende muoversi». Erriu precisa poi che «la firma di questi elenchi ha istituzionalizzato una modalità operativa da parte della Commissione paritetica, la quale da oggi in poi potrà procedere più spedita nel trasferimento di ulteriori beni identitari di particolare pregio, quali i siti archeologici».

IL FARO Tra i beni già in uso ai privati c'è il faro di Capo Spartivento. Abbandonato da 45 anni, nel 2007 venne trasformato in una piccola Guest house a cinque stelle dall'imprenditore cagliaritano Alessio Raggio. Gestita da privati anche la Grotta Marcello di Cagliari è stata un rifugio nell'epoca bellica e poi un locale: oggi c'è una pizzeria.

LA COMMISSIONE La commissione paritetica è composta da un esponente del Ministero dell'Economia e Finanze, da uno del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e da due rappresentanti dell'Amministrazione regionale: i docenti universitari Pietro Ciarlo e Antonio Tramontin. (f. ma.)