Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Turandot e Suor Angelica: il grottesco e il dramma

Fonte: L'Unione Sarda
2 marzo 2018

Stagione del Lirico di Cagliari: Busoni e Puccini oggi alla prima

 

 

 

U na favola assurda, un gioco raffinato, e dopo l'intervallo, una tragedia tutta al femminile. La “Turandot” grottesca di Ferruccio Busoni e la struggente “Suor Angelica” di Puccini a confronto, stasera alle 20.30, per l'apertura della stagione operistica del Teatro Lirico di Cagliari. Dopo “La campana sommersa” e “La bella dormente nel bosco” di Respighi, che inaugurarono le precedenti stagioni, ecco ora in un inedito accostamento i due grandi compositori toscani, così vicini nello spazio (almeno quello di nascita), e nel tempo (la prima opera debutta nel 1917 allo Stadttheater di Zurigo, la seconda nel 1918 al Metropolitan di New York). Eppure così diametralmente opposti.
A unirli, in questo nuovo allestimento prodotto con il Teatro del Giglio di Lucca, la regia di Denis Krief, che cura anche scene, costumi e luci. Sul podio, dirige orchestra e coro del Lirico, l'amatissimo Donato Renzetti. Maestro del coro Donato Sivo. Il coro delle voci bianche è diretto da Enrico Di Maira.
IMPIANTO SCENOGRAFICO Per la commedia di Busoni (80 minuti, in italiano e non in tedesco, come nella versione originale), si tratta di un esordio assoluto a Cagliari, ma non in Sardegna: nel 2000 “Turandot” fu presentata al Verdi di Sassari, per la stagione del De Carolis. La regia era sempre del regista franco-tunisino, che al Lirico, negli ultimi diciotto anni, ha proposto “Lucia di Lammermoor”, “La Walkiria”, “Aida”, “Il Barbiere di Siviglia”, “Elena Egizia”. Ma, tiene a precisare Krief, non c'è alcun collegamento tra l'edizione sassarese e questa ora proposta a Cagliari. C'è invece ora, nei due capolavori del primo Novecento italiano che aprono il cartellone del Lirico, un unico impianto scenografico, imposto da esigenze di budget. Ma è davvero il solo elemento in comune di queste opere che annunciano sorrisi, lacrime, e grande musica. Due ore e quaranta minuti il tempo complessivo.
TURANDOT La “Turandot” di Busoni, autore anche del libretto, conserva, della fiaba di Carlo Gozzi a cui si ispira, i personaggi e i riferimenti alle maschere della commedia dell'arte, e predilige il carattere buffo settecentesco rispetto al registro drammatico ottocentesco esaltato da Puccini nella sua più popolare “Turandot”, grande incompiuta del 1924. A questi elementi bisogna aggiungere il clima di divertita magia e lo stile musicale che ricordano da vicino il Singspiel (vedi “Il flauto magico” mozartiano), al quale Busoni, raffinato musicista di solida cultura tedesca, rende omaggio con un perfetto equilibrio fra recitativi, cantate e brani strumentali. Sarà interessante vedere come il pubblico accoglierà questa “Turandot” così diversa. Due atti e quattro scene di ironica raffinatezza, l'ha definita giorni fa nella sua presentazione nel foyer del teatro Alberto Mattioli, ricordando che se il titolo pucciniano è al 18° posto al mondo, come messa in scena, quello di Busoni è al 928°. Un motivo in più per scoprire la “novità”.
SUOR ANGELICA Le lacrime, perfide, incontenibili, arriveranno con “Suor Angelica”, che fa parte del Trittico pucciniano, con “Il Tabarro” e “Gianni Schicchi”, e a Cagliari è stata presentata nel 1974 al Massimo, in coppia con “Cavalleria Rusticana” di Mascagni, e Maria Luisa Garbato protagonista. Quindici anni dopo, Auditorium del Conservatorio, con “La serva padrona” di Pergolesi.
Si piange. Ma non subito, non durante i lunghi minuti in cui le bianche suorine del convento in cui la ragazza è finita, colpevole di aver messo al mondo un figlio bastardo, si dilettano a raccontarsi i desideri, a spettegolare lietamente. Cambia tutto, quando Suor Angelica, sempre in trepida attesa di notizie dal mondo esterno, scoprirà dalla Zia Principessa che il suo bambino è morto da due anni. A spingerla al suicidio, oltre al dolore in sé, già intollerabile, sarà la speranza di poterlo rivedere presto in paradiso. Ma quelle erbe velenose, lo capisce troppo tardi, le apriranno, col suicidio, le porte dell'inferno. Sarà la “Madre delle madri”, la Vergine alla quale sempre si rivolge, a fare il miracolo: a mostrarle, in una sorta di estatica visione, un bambino che le viene incontro, mentre muore. È il perdono, è la certezza di una vita eterna accanto a lui. Si può non piangere? Non si può. E il merito non è del libretto (spesso davvero troppo melenso). È di quel genio di Puccini, della sua musica.
I DUE CAST Per “Turandot”: Gabriele Sagona Ralf Lukas (Altoum), Teresa Romano/Tiziana Caruso (Turandot), Enkelejda Shkoza /Lara Rotili (Adelma) Timothy Richards /Mikheil Sheshaberidze (Kalaf), Gocha Abuladze /Daniel Ihn-Kyu Lee (Barak), Vittoria Lai (La regina madre di Samarcanda), Filippo Adami Enrico Zara (Truffaldino), Daniele Terenzi /Simone Marchesini (Pantalone), Carlo Checchi)/Francesco Leone (Tartaglia), Lara Rotili (Una cantante), Giampiero Boi, Daniele Loddo, Moreno Patteri, Fiorenzo Tornincasa, Gionata Gilio, Luigi Pisapia, Emilio Casali, Francesco Cardinale (Otto dottori).
Per “Suor Angelica”: Virginia Tola/Marta Mari (Suor Angelica), Enkelejda Shkoza/Anastasia Boldyreva (La Zia Principessa), Lara Rotili (La badessa), Francesca Paola Geretto (la suora zelatrice), Aurora Faggioli (La maestra delle novizie), Daniela Cappiello (Suor Genovieffa), Vittoria Lai (Suor Osmina), Federica Cubeddu (Suor Dolcina), Sonia Maria Fortunato (La suora infermiera), Graziella Ortu, Francesca Znatta, (Le cercatrici), Beatrice Murtas, Sara Lasio (Le novizie), Loredana Aramu, Caterina D'Angelo (Le converse).
Sette le repliche.
Maria Paola Masala