Rassegna Stampa

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Zedda: “L’antipolitica esprime la rabbia, si riprenda a parlare di idee e progetti”

Fonte: web sardiniapost.it
19 febbraio 2018

Zedda: “L’antipolitica esprime la rabbia, si riprenda a parlare di idee e progetti”

Un’ora e passa di chiacchierata che a Massimo Zedda dà il tempo di bere due caffè, al terzo piano di Palazzo Bacaredda. È mezzogiorno e mezza. Il sindaco di Cagliari chiude le tende color panna prima di prendere posto al tavolo delle riunioni, in una sedia qualsiasi, e riflettere – in questa intervista a Sardinia Post – sulla crisi dei partiti, quando mancano quindici giorni al voto del 4 marzo. “È evidente – dice Zedda – che l’antipolitica sia catalizzatore di rabbia, non certo di proposte. Ed è per questo che si deve tornare a parlare di progetti concreti, è per questo che il miglioramento della vita dei cittadini va riportato al centro del dibattito”.

Sindaco, ha letto i sondaggi?

“Sì, ho visto i primi di un mese e mezzo fa e anche ieri ho letto l’ennesimo”.

Sappiamo tutti quanto Politiche e Comunali si strutturino su presupposti totalmente differenti, con le une che dipendono dal voto di opinione e le altre condizionate dalla vicinanza tra candidati e elettori. Tuttavia fa specie che nel collegio di Cagliari il centrosinistra venga dato dai sondaggi al 22,31 contro il 47,74 delle Amministrative 2016.

Ricordo perfettamente le elezioni del 2001 e del 2006, quando a Cagliari si votò contemporaneamente per le Politiche e per le Comunali. In quello stesso giorno diverse persone diedero la preferenza sul nazionale a una coalizione per poi scegliere lo schieramento avversario a livello locale. Le dinamiche che muovono le due elezioni, l’abbiamo detto, risultano essere profondamente diverse.

Venticinque punti di differenza, però, sono tanti.

Va ricordato che questa volta, rispetto al 2016, è cambiata anche la coalizione di centrosinistra: Rifondazione e Comunisti italiani corrono da soli con la lista Potere al popolo. Abbiamo perso i nuovi Leu, i RossoMori e pezzi di Psd’Az. Stiamo parlando di un consenso che vale circa otto-nove punti. Inutile nascondere che il 4 marzo ci presentiamo alle urne indeboliti, la scissione all’interno del Pd si farà sentire. Mi auguro che i cittadini diffidino dalle solite promesse mai mantenute. Magari mi si dirà che tiro l’acqua al mio mulino: il mulino ogni tanto s’inceppa, ma è capace di produrre ottima farina.

Al suo centrosinistra non rimprovera nulla?

Credo che in questi quindici giorni la coalizione debba mettere insieme tutte le cose fatte durante la legislatura. Serve una campagna elettorale fondata sulla concretezza. Faccio un esempio che riguarda le assunzioni nella pubblica amministrazione: dall’anno scorso i Comuni, se hanno i conti a posto, possono coprire al 100 per cento i posti lasciati liberi dai pensionamenti. Vuol dire che per ogni dipendente che va in pensione, se ne può assumere uno nuovo. Fino al 2016 eravamo obbligati a non superare la soglia del 20 per cento. E questo cambio di passo non l’ha deciso la Giunta: si tratta di una legge nazionale, fatta dal Governo e approvata dal Parlamento. Quando è al governo il centrosinistra incide positivamente. Lo fa anche quando è protagonista in Governi tecnici. Molte cose sono state fatte bene, su altre c’è sempre da lavorare. Ma se pensiamo a Cagliari, abbiamo ottenuto 168 milioni per la Città Metropolitana, ad esempio, e 18, più altri da investimenti privati, per la riqualificazione di Sant’Avendrace.

Ma se i cittadini non percepiscono le cose fatte, anche perché non se parla come lei stesso ha detto prima, c’è un motivo. Non sarà che è colma la misura della questione morale? Non sono pochi i politici indagati, tanto in Sardegna quanto nel resto d’Italia.

Ripongo totale fiducia nell’operato della magistratura e credo che tutti, indistintamente, abbiamo il dovere di considerare una persona innocente sino all’ultimo grado di giudizio. Certo, è più facile comportarsi come fa il Movimento Cinque Stelle: agita la bandiera delle corruttele e punta il dito contro i cosiddetti impresentabili degli altri. Poi, se andiamo a vedere, gli stessi sindaci M5s sono indagati. Ma ci rendiamo conto a quale caos istituzionale si andrebbe incontro, se tutti i politici fossero costretti a dimettersi per un’indagine? Indubbiamente in Italia esiste un problema di moralità nella gestione delle risorse pubbliche. Ma con un processo in corso o, addirittura, non ancora cominciato, bisogna tenere separate le due questioni: aspetto giudiziario e partecipazione attiva nelle istituzioni. Ricordo bene la vicenda di Giorgio Orsoni, quando era sindaco di Venezia. Un galantuomo. Nel 2014 si dimise per un presunto coinvolgimento nello scandalo delle tangenti per il Mose e finì agli arresti domiciliari. Tre anni dopo è stato assolto.

Oltre il garantismo andrebbe tenuta in considerazione anche l’opportunità politica, visto il momento. Visto che M5s, cavalcando l’onda degli impresentabili, ha catalizzato un consenso non da poco.

Se guardiamo le candidature fatte in Sardegna dal centrosinistra, la coalizione, al di là delle vicende giudiziarie dei singoli, sta riproponendo parlamentari che hanno svolto una funzione importante nell’emendare leggi e provvedimenti normativi a favore della Sardegna.

Su cosa, per esempio?

Mi riferisco all’insularità, alle concessioni demaniali. Mi riferisco ai finanziamenti ottenuti per la gestione del demanio e sulle servitù militari. Pensiamo pure alla commissione d’inchiesta sulla tragedia della Moby Prince. Nella scelta dei candidati ci mancherebbe che il lavoro svolto da ogni singolo parlamentare non venisse tenuto in considerazione.

Ma allora l’antipolitica come si batte?

L’antipolitica altro non è che rabbia nei confronti della politica. La quale deve riprendere a lavorare per il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Anche perché in Italia la crisi ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. Nel 2002, c’era lui al governo, quando la lira ha cessato il suo corso legale a favore dell’euro. E quello fu un avvio sotto il segno della speculazione, con la trasformazione delle vecchie mille lire in un euro. I prezzi al consumo sono raddoppiati da allora. A Palazzo Chigi c’era ancora Berlusconi quando, nel 2011, siamo entrati in recessione per via della crisi economica. Troppo spesso ci dimentichiamo che gli effetti di un cattivo governo si ripercuotono sui cittadini anche a distanza di anni. È necessario riportare un minimo di verità. Di sicuro, l’antipolitica si batte col ritorno all’affermazione della Costituzione e dei suoi principi. Che significa svolgere il proprio ruolo di amministratore pubblico con disciplina e onore.

Lei alle Comunali del 2016 ha raccolto 5.831 preferenze in più rispetto al centrosinistra, vincendo al primo turno col 50,86 per cento. Riuscirà nel miracolo di spostare un po’ dei suoi voti verso la coalizione?

In particolare in queste Politiche sta contando più il voto di opinione, che è influenzato da vicende nazionali, e questo accade nei collegi uninominali. In queste settimane mi capita di essere fermato per strada da cittadini che mi dicono: ‘Io l’ho votata, ma il 4 marzo a quelli là devo dare un segnale’. Nella campagna elettorale per le Politiche i sindaci possono ricordare gli investimenti fatti attraverso le risorse nazionali. Mi viene in mente la riqualificazione di Sant’Elia, certamente voluta e programmata dal Comune, ma i soldi ci sono arrivati da Roma e da Bruxelles. Eppure molti potrebbero pensare che è tutto fatto esclusivamente con risorse comunali. Peraltro un sindaco, più che come politico appartenente alla casta, è percepito come un amministratore per i cittadini.

In Sardegna vede una relazione tra calo dei consensi per il centrosinistra e governo della Regione?

Non l’ho detto prima, ma i sondaggi diffusi finora hanno un valore relativo: solo la settimana prima delle elezioni i cittadini decidono definitivamente a chi dare il voto. A me pare che la Giunta regionale stia facendo un lavoro di cui vedremo gli effetti nei prossimi anni, come tutti gli interventi strutturali: si pensi per esempio a Lavoras, il piano straordinario per l’occupazione. Abbiamo fatto in questi giorni una riunione e solo per i cantieri comunali lo stanziamento si aggira tra i 70 e gli 80 milioni di euro.

La sua amicizia con Matteo Renzi è nota. Ma non trova che abbia sbagliato a candidarsi a Palazzo Madama, proprio in quel Senato che voleva abolire con la riforma costituzionale?

Il Senato esiste ancora nella forma che conosciamo perché gli italiani, attraverso il referendum, hanno votato così. Personalmente non avrei fatto quella scelta, ma è lecito che Renzi abbia deciso di mettersi in gioco. Direi però che si tratta più di un’osservazione per addetti ai lavori che non di un sentire comune.

Il 23 gennaio scorso lei ha cacciato dalla Giunta l’assessore sardista Gianni Chessa per non aver preso le distanze dall’accordo Psd’Az-Lega. Motivò quella scelta sostenendo che “la vita politica ci impone di mettere per prime le questioni di fondo“. Ci sono sviluppi?

Preferisco non tornare su questa vicenda, la cui lettura è facile: alle Comunali del 2016 un partito ha deciso di allearsi con centrosinistra, salvo poi abbracciare il centrodestra per le Politiche un anno e mezzo più tardi. Un piede in due staffe non si tiene, così ho preferito togliere la sella. È una questione di coerenza. E anche di rispetto verso i cittadini che vogliono amministratori seri, di qualunque partito essi siano. Gli stessi consiglieri comunali che con coerenza hanno preferito rimanere in maggioranza andando a formare il gruppo degli ‘Autonomisti per Lussu‘, non sapevano nulla del patto elettorale con la Lega. Altro che scelta condivisa dal partito.

Chiuse le Politiche, nell’Isola si aprirà un’altra campagna elettorale. Quella per le Regionali 2019 ed è molto probabile che il centrosinistra punti su lei come candidato governatore, visto che è univocamente considerato il leader più promettente. Sul punto Sardinia Post ha una teoria: visto che l’aria che tira e considerando che una sua corsa in Regione significherebbe mandare Cagliari ad elezioni anticipate, a questo giro non accetterà. Sarà così?

Non appartengo a quella categoria di persone che hanno l’ansia di pensare a cosa faranno e mai la capacità di concentrarsi su quello che fanno. Ho altre priorità.

Quali?

Rispettare il patto di governo sottoscritto con i cittadini. L’antipolitica non si batte con le riunioni, ma sbloccando i progetti e programmandone di nuovi. Ho la fortuna di amministrare una città di cui sono innamorato. E speriamo di essere sempre ricambiato.

A FuoriRoma, il programma di Concita De Gregorio, aveva detto che appena prende una tessera, il partito a cui si è iscritto si scioglie. Col Campo progressista è andata pure peggio.

Ho battuto ogni record, più che altro: non ho nemmeno fatto in tempo a iscrivermi, che il Campo progressista era già sciolto. Peccato che nessuno mi abbia proposto di fare la tessera della Lega: tempo tre mesi e per loro sarebbe stata una catastrofe.

Ha mai pensato di iscriversi al Pd?

No.

Il 4 marzo Leu o centrosinistra?

Centrosinistra.