Canile comunale, adottati 160 animali Crescono le colonie feline,
a rilento il programma
di sterilizzazione della Assl
La città dei gatti ha qualche problema con la sterilizzazione. Da mesi le forze in campo del Servizio Igiene urbana veterinaria della Assl sembrano insufficienti per controllare e gestire la crescita dei felini, delle 170 colonie regolarmente censite ma soprattutto dei ben più numerosi gruppi che vivono sparsi nei diversi quartieri: dal centro alla periferia. A imprimere un forte rallentamento alla campagna per contenere la popolazione felina (che supererebbe le tremila unità), sarebbe un'altra emergenza: quella dei randagi. I gatti “vagabondi”, insomma, stanno mettendo a dura prova le forze schierate dalla Assl, tanto che molti veterinari privati stanno cercando di dare un contributo praticando interventi gratuiti o assicurando grossi sconti alle gattare, alle associazioni animaliste e ai cittadini che in qualche modo assistono le colonie.
«In qualche caso, anche se non è di nostra diretta competenza, quando ci sono stati portati gatti feriti trovati in strada abbiamo provveduto alla sterilizzazione prima di riportali nel luogo del ritrovamento», spiega la veterinaria Gianna Coppa, direttrice del canile comunale. «Questa struttura si occupa esclusivamente dei cani», avverte Coppa, che non vuole sentir parlare di gattile, una vera contraddizione di termini per animali che come riconosce la legge devono vivere liberi e non certo dentro un box. Dove possono stare il tempo necessario ad una eventuale terapia o convalescenza.
Nella struttura di via Po, intanto, procede con numeri importanti il progetto di affido dei tanti ospiti a quattro zampe. «Nell'ultimo anno - spiega Coppa - siamo riusciti a sistemare centosessanta animali, altri purtroppo sono destinati a restare qui da noi perché difficilmente adottabili. La maggiore richiesta è quella degli animali di piccola taglia perché esiste la convinzione che un appartamento di città non può essere ideale per un cane possente», avverte la veterinaria. «Personalmente credo che non sia la stazza ma lo siano le caratteristiche dell'animale a indicare la possibilità che possa vivere in uno spazio limitato come un appartamento. Determinante è la famiglia adottiva. Inutili dare un cane piccolo ma particolarmente vivace a chi poi non può garantirgli tante uscite e lunghe passeggiate. Ripeto, non sono i metri quadri a determinare la buona riuscita di un'adozione e favorire quell'armonia in famiglia dopo l'ingresso di un nuovo componente». Proprio per aiutare chi chiede di poter prendere con sé uno dei randagi, funziona un nuovo servizio affidato a un'associazione e a un veterinario comportamentale. «Conosce i cani, sa quali sono quelli più facilmente adottabili. Facciamo poi incontri bisettimanali con chi si rivolge al canile per arrivare alla fine a un'adozione sicura».
A. Pi.