Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La città resta senza Sella

Fonte: L'Unione Sarda
16 febbraio 2018

SANT'ELIA. Escursionisti e ambientalisti contro l'invasione delle mountain bike

 

Le falesie franano, il promontorio sempre più off limits 

 

La Sella del Diavolo frana. L'ultimo smottamento appena qualche giorno fa. Il promontorio è un malato grave, la cura anti erosione sembra essere però ancora lontana e la città potrebbe dover rinunciare alla sua fragile montagna sull'acqua. Tuffi e bagni vietati sotto la scogliera. Stop anche alle canoe e alle imbarcazioni a pochi metri dalla riva. Per non parlare delle arrampicate sulla parete.
Il simbolo naturalistico di Cagliari sta morendo, ma gli scienziati non sono ancora sicuri della diagnosi e tantomeno della terapia.
L'ESPERTO «Non abbiamo risposte, stiamo studiando i fenomeni che innescano le frane», ammette Antonio Funedda, professore associato di Geologia strutturale che col gruppo di lavoro del Progetto Maregot interdisciplinare e interregionale - composto da Stefania Da Pelo, Maria Teresa Melis, Paolo Orrù e Giorgio Ghiglieri e dai collaboratori Mattia Meloni, Giacomo Deiana e Andrea Sulis - sta indagando la Sella del Diavolo ma anche Capo Sant'elia, Capo Falcone, l'Isola di San Pietro e Bonifacio. E ancora le alte scogliere della Liguria, della Corsica e della Provenza. «Quella della Sella è un'area molto complicata con importanti fratture delle falesie. Ci sono situazioni dove si potrà intervenire, altre dove potrebbe essere più corretto lasciar corso alla natura, lasciar evolvere l'erosione. Non esistono sistemi di protezione adeguati, non è certo possibile inglobare il promontorio».
L'INDAGINE Lo studio, che durerà tre anni, è ancora nella prima fase d'osservazione, a primavera comincerà l'indagine vera e propria e solo alla fine, dopo una corretta conoscenza, si potrebbero individuare i possibili interventi e le più corrette azioni. Che saranno comunque messe in pratica da altri enti.
Insomma, il promontorio resta obbligatoriamente off limits. Troppo alto il rischio, cominciato ben prima di quel tragico pomeriggio di trent'anni fa quando la terra staccatasi dalla falesia crollo investendo un bagnante che rientrava a piedi verso Marina Piccola.
LE CORSE Se la falesia vien giù, impedendo ai cagliaritani e ai turisti di godere di questo tratto di costa sottoposto a numerosi vincoli, sul promontorio corre la polemica. Escursionisti contro le mountain bike, ambientalisti furenti per l'impatto pesante che le biciclette stanno avendo sulla vegetazione. Anche se a scalare la montagna di calcare sono a volte anche le moto da cross che, come è accaduto in questi giorni, lasciano la firma del loro passaggio. Un motociclista deve aver spaccato la coppa dell'olio lasciando sul terreno una interminabile scia vischiosa. «Recentemente le mountain bike hanno hanno aperto anche nuove piste spazzando via altra vegetazione, le piante che con le loro radici trattengono la terra evitando l'erosione del terreno», spiega Stefano Deliperi del Gruppo di intervento giuridico. Anche la Forestale ha segnalato più volte alla Regione la presenza delle biciclette sul colle. Vietate esplicitamente nel protocollo istitutivo del sito di interesse comunitario.
L'IMPROVVISAZIONE «Manca la sensibilità, forse sarebbe stato giusto creare i percorsi adeguati per le mountain bike e non lasciare campo libero all'improvvisazione», avverte Roberto Copparoni degli Amici di Sardegna. «Sfrecciano in discesa come fossero in pista rischiando di travolgere gli escursionisti».
Andrea Piras