Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Palestre, bar e uffici pubblici (quasi) tutti col defibrillatore

Fonte: L'Unione Sarda
6 febbraio 2018

La morte del giornalista di Sky ripropone il tema di rischi per il cuore

Palestre, bar e uffici pubblici
(quasi) tutti col defibrillatore 

Un investimento di circa duemila euro può salvare la vita a tante persone. Il decreto ministeriale - entrato in vigore il 1 luglio del 2017 - obbliga le società sportive non dilettantistiche a munirsi di defibrillatore. In città quasi tutte le palestre si sono adeguate, molti locali e uffici pubblici hanno già provveduto o hanno progettato l'acquisto. I precedenti sono tanti, soprattutto nei campi sportivi e nelle palestre dove, per la natura dell'attività svolta, il rischio è più alto. Tre mesi fa Enrico Cau, giocatore del Furtei, è stato salvato durante una partita dall'allenatore Andrea Mura, che ha utilizzato il macchinario. Tre giorni fa il giovane giornalista di Sky, Federico Leardini, invece è morto all'ospedale San Gerardo di Monza. La causa? Un arresto cardiaco durante l'allenamento in palestra.
PALESTRE, CAMPI SPORTIVI E CLUB I centri sportivi più grandi di Cagliari, in testa la Forma Kalaris e la Athlon, già da diversi anni possiedono il defibrillatore. Florian Kuster, direttore del Centro Sportivo Tribune, nello stadio Amsicora, e dei campi sportivi di viale Regina Elena, sottolinea l'importanza e racconta: «Ci siamo adeguati subito alla normativa, i nostri dipendenti sono qualificati, tutti laureati in scienze motorie e preparati anche a utilizzare il macchinario. È necessario investire sull'aggiornamento della loro formazione per offrire un'ulteriore garanzia ai nostri tesserati». C'è anche chi temporeggia. Dalla segreteria della palestra Picasso, per citarne una, spiegano: «Non lo abbiamo ancora installato ma lo faremo il prima possibile».
Comprare un defibrillatore non è una spesa da poco ma una vita vale molto di più e infatti diversi enti erogano un contributo. Sono tanti i bandi aperti ai proprietari o gestori di impianti sportivi: «È da quattro anni che abbiamo il defibrillatore. È stato possibile l'acquisto grazie ai fondi concessi dalla Fondazione di Sardegna», spiega Paolo Enne, presidente del club Scherma Cagliari, a riprova che il macchinario può essere comprato da tutti senza sforzi enormi.
UFFICI PUBBLICI BAR E RISTORANTI Obbligo di legge per le palestre e obbligo morale per molti uffici pubblici, bar e ristoranti, che hanno deciso comunque di adeguarsi a loro spese e acquistare l'apparecchio. Ad esempio, il Palazzo Civico e diversi uffici ne possiedono uno. Ormai famoso, il bar Golden Coffee di via Paoli, primo ad avere un defibrillatore per la zona e garanzia dei locali del quartiere, mentre nella Marina il primo a fare questa scelta è stato il ristorante Antica Cagliari. C'è invece chi, controcorrente, strabuzza gli occhi a sentirne parlare. Alcuni dipendenti dei locali di piazza Yenne e corso Vittorio Emanuele non vedono la necessità di sostenere questo acquisto. «Tutti abbiamo fatto il corso di primo soccorso ma il defibrillatore sembra una spesa inutile. Qualsiasi cosa accada, qui su c'è l'Ospedale Civile». L'apparecchio salvavita non c'è neppure nei frequentatissimi uffici del Giudice di pace, in via Deledda, nonostante i rischi connessi allo stress da processo.
Ancora si ignora l'importanza del macchinario, altri camerieri della zona, infatti, sostengono: «Anche se fosse qui a disposizione, nonostante il corso preparatorio, avremmo paura a usarlo come oggi abbiamo paura a fare un massaggio cardiaco». La differenza invece c'è, eccome, perché il defibrillatore è una macchina automatizzata che guida chi la usa, spiega Andrea Montixi volontario del 118: «Bisogna innanzitutto chiamare il 118 che indirizzerà telefonicamente la persona addetta a fare la rianimazione (è necessario avere il brevetto). Medici e infermieri della centrale operativa del 118 indicheranno come procedere in attesa dei soccorsi».
Per molti è ormai una necessità e una garanzia averne uno a disposizione, per altri l'obbligo morale non basta. Forse è necessaria una nuova campagna d'informazione sull'utilità dell'apparecchio medico salvavita.
Margherita Pusceddu