Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Attese diecimila persone per la seconda edizione dopo gli “anni bui” La Ratantira Casteddaia

Fonte: L'Unione Sarda
22 gennaio 2018

Attese diecimila persone per la seconda edizione dopo gli “anni bui” La Ratantira Casteddaia
dà una scossa alla città Tamburi e rullanti hanno già iniziato a battere il ritmo, le prime prove sono andate in scena a Castello l'altra notte, la vecchia guardia sta insegnando alle nuove leve come si fa. Sembra solo un gioco, invece la Ratantira è vera pop art cominciata all'indomani della guerra, nel '46, e ora che finalmente il Carnevale di Cagliari è rinato - la prossima sarà la seconda edizione dopo un lungo silenzio - si vuole continuare a tramandare le tradizioni, a raccontarle ai sardi e ai turisti, e l'obiettivo è fare sempre più grande una manifestazione che l'anno scorso ha richiamato per le vie del centro storico oltre diecimila persone.
I PREPARATIVI Omar Lecca e suo zio Roberto, insieme con tanti amici, stanno lavorando da settimane per costruire un Cancioffali di sei metri, con tecniche passate di padre in figlio, da quando stavano nella Gioc e tutto si svolgeva nella chiesa di Santa Restituta. Perso quello spazio si sono dovuti arrangiare, ora stanno in un'officina meccanica nell'hinterland e la collezione di seicento costumi, su maccu e sa dira , su piccioccu de crobi e su gattu - che vengono rinfrescati e ricuciti a ogni uscita - è sparsa qua e là tra garage e soffitte dei soci. «L'associazione “Sa Ratantira Casteddaia”, radici stampacine doc, è formata dai cinquanta suonatori della banda di clown, e da trecento figuranti, nella vita di tutti i giorni operai, impiegati, piccoli commercianti, gente del popolo insomma», dice Omar. «Partecipiamo anche alla Sagra delle arance di Muravera, alla vendemmia a Monserrato, ai carnevali estivi di Cardedu e Iglesias, vestiti da bagnini e da hawaiane». Sottolinea Roberto: «La nostra città merita di avere un Carnevale importante, arrivano da tutti i paesi dell'Isola per vederci, è un modo bello per socializzare e per esorcizzare la crisi e il disagio di tante famiglie. La nota dolente è che non abbiamo una sede, ci prepariamo e ci trucchiamo per strada, e non ci sono abbastanza soldi per allestire i carri».
LE MASCHERE Dice Claudia Zedda, scrittrice e studiosa di folklore, antropologia e gastronomia, che il fascino del Carnevale cagliaritano sta anche nel legame tra le maschere e il parlato. «Cerchi figure misteriose in giro per l'Isola e finisce che ti perdi quelle favolose di casa tua. Penso a sa panettera , ad esempio, che da noi significa crastula , pettegola, molto in voga nella metà dell'Ottocento fra le signorine della Cagliari bene e ancora oggi uno dei costumi in assoluto più gettonati dagli uomini».
I GRUPPI Giulia Virdis, dell'associazione “Tra parola e musica” che coordina la compagnia , spiega che sono coinvolti il comitato Villaggio dei pescatori di Giorgino; “Senza confini” della Marina («saremo 150 sirenette Ariel», dice Marco Putzu, «anche se bambini nel quartiere ormai non ce ne sono più»); il Vespa club, che fa una parodia della Sartiglia; e Domus de Luna, a Pirri, new entry, dove - sottolinea il presidente Ugo Bressanello - «stiamo cercando di aggregare il maggior numero possibile di persone, parrocchie, scout, scuole, per preparare i costumi da diavoli, perché in piazza Italia avvenivano le esecuzioni dei condannati a morte e si dice che qui vaghino i demoni».
LE DATE Il primo appuntamento è domenica 4 febbraio al Piccolo Auditorium di piazzetta Dettori con lo spettacolo “Maschere di Carta” (progetto Tra Parola e Musica) sui Carnevali della Sardegna. Poi, le sfilate: l'8 febbraio, l'11 e il 13 a Cagliari e il 10 a Pirri.
IL COMUNE «Abbiamo finanziato il Carnevale con 50mila euro», dice l'assessora comunale al Turismo e alle Attività produttive Marzia Cilloccu, «l'obiettivo è farlo crescere, perché dà risalto alla città e attira tantissima gente di fuori. Ma non può essere tutto a carico dell'amministrazione, bisogna fare rete, sarebbe auspicabile la partecipazione dei commercianti, ad esempio, di consorzi e di sponsor privati, per ricominciare a far sfilare i carri (costosissimi), per recuperare una sede alle associazioni, e per pensare a una grande mostra dei costumi della tradizione».
Cristina Cossu