Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Massimo Zedda: «Nel centrosinistra si litiga come in un condominio»

Fonte: La Nuova Sardegna
20 gennaio 2018

 




19 gennaio 2018

 

Il leader della sinistra: «Non so ancora se mi candiderò come governatore». Il sindaco di Cagliari spera di recuperare il rapporto con LeU per le Regionali
di Umberto Aime

 

 

CAGLIARI. Nell’inferno in cui è finita la Sinistra, il quinto cerchio, quello degli iracondi, Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, non è più solo l’enfant prodige di qualche stagione fa. È molto di più, secondo chi mastica politica dalla mattina alla sera. Definirlo un possibile salvatore della patria e del centro-sinistra, con il trattino come scriveva Cossiga, è di sicuro esagerato. Le attese sono molte, tanto che, da ragazzino, è stato promosso sul campo, non solo progressista, a «uomo del dialogo» fra le tante anime rabbiose che popolano un mondo che dovrebbe essere colorato di rosso ma tende più alle sfumature pastello. Che campagna elettorale sarà per Massimo Zedda? Non è candidato, non ha alle spalle un partito ufficiale, eppure c’è e ci sarà. In questo suo ruolo di volenteroso riappacificatore e possibile «figura di sintesi» – testuale, detto da un notabile pd – se non subito in un futuro non troppo lontano, così almeno spera il centrosinistra in Sardegna.

Sindaco, il 4 marzo si vota per le Politiche e la sinistra è spaccata.
«Purtroppo. C’è ancora molto da fare per rincollare i pezzi. Ci sto provando».

Missione impossibile, i tempi sono troppo stretti.
«Lo so, ma al dialogo non bisogna rinunciare. Mai. Anche se in campagna elettorale basta una scintilla per accendere gli animi, ognuno di noi deve insistere ancora, provare a essere meno autoreferenziali, non parlare solo di schieramenti e nomi contrapposti, ma delle soluzioni ai problemi delle persone. Questo deve ritornare a fare sia la sinistra che il centrosinistra».

Fra poco più di un mese per chi voterà?

«Per l’alleanza guidata dal Partito democratico. Sarà una campagna elettorale difficile, tra l’altro con il ritorno dei collegi uninominali servirà metterci la faccia, bussare di porta in porta, parlare con le persone, essere dovunque sarà decisivo. E io ci sarò».

Senza Campo progressista?
«Non ci sarà il simbolo, nella scheda, ma l’idea c’è ancora e andiamo avanti con lo stesso progetto: una nuova casa comune di cui la sinistra ha sempre più bisogno, è diventata una necessità».

Ci sarà invece Liberi e Uguali: erano compagni, ora avversari, quelli più vicini e forse più accaniti.
«Stavolta, ma attenzione a considerarli come nemici. A Cagliari e in numerose realtà locali governiamo insieme. Io continuo a lavorare anche con loro. Siamo tutti dello stesso condominio e nei condomini si litiga. Spesso non per il bene comune, ma a causa di personalismi, dispetti e reciproci sgambetti. Se ci dobbiamo dividere, lo si faccia sui temi importanti, non su tutto il resto e neanche sui giochi di potere».

Però, si sa, la sinistra non sa fare a meno della rissa e continua a farsi del male da sola.
«È nella storia della sinistra che sia così. È il nostro male antico. Divisioni, scissioni, scontri furibondi, con in più la convinzione che una particella della stessa ideologia, almeno lo è in partenza, debba prevalere sull’altra. Diciamola così, dobbiamo ancora liberaci dal settarismo».

Ammetta, Renzi ci ha messo molto del suo per riscatenare tutto questo.
«Il Pd si è lacerato anche su temi importanti, ma è l’aver esasperato gli scontri personali, i duelli, ad aver provocato gran parte dei danni. Per questo, lo ripeto, dobbiamo ritornare fra i cittadini. Da sindaco lo faccio tutti i giorni, perché solo così dal parlarsi addosso si passa ai fatti e semmai si riesce anche a ridurre il distacco che oggi c’è verso la politica».

Oggi sceglierebbe più Renzi o Gentiloni?
«Mi pare che anche Renzi stia pensando a Gentiloni».

Perché dopo l’azzeramento di Sel non s’è iscritto al Pd?
«Mi piacciono le diversità, mi riconosco meglio in un centrosinistra vario, ma capace di ascoltare, dialogare e trovare le soluzioni nei programmi da realizzare insieme. Li sintetizzo così: una società più giusta, migliorare lo stato sociale, pari opportunità per tutti, soprattutto i giovani, e quindi uno sviluppo equo senza lasciare nessuno indietro».

I sondaggi non buttano bene per il centrosinistra?
«Lo ripeto, sarà una campagna elettorale difficile. La vittoria cambierà da collegio a collegio, con l’uninominale i candidati torneranno ad avere un peso importante e in qualche caso persino più decisivo dei partiti».

False promesse, populismo e razzismo: l’elettore deve diffidare da?
«Da tutti e tre, uno tira l’altro. L’ordine di apparizione può cambiare di volta in volta, ma se si comincia con uno, gli altri arriveranno subito dopo. Quindi, teniamoci alla larga da questo pericoloso intreccio».

Con le fake news a fare da quarto incomodo.
«Speriamo che non finiscano per avvelenare quel magnifico pozzo senza fine che è la Rete».

Ritorniamo con i piedi per terra: i rapporti con il governatore Pigliaru come sono?
«Corretti e buoni».

Con la Regione?
«Dovrebbe ascoltare di più i territori, ma negli ultimi due anni il confronto è migliorato. I sindaci sono un anello fondamentale nella catena delle istituzioni. Il loro impegno quotidiano è riconosciuto dai cittadini ed ecco perché chi ci sta sopra, Regione o Stato, non può metterci in disparte».

Il centrosinistra sardo come sta?
«C’è sempre da lavorare, tanto. Lo stiamo facendo».

Indipendentismo: sì o no?
«No. Ma lo Stato deve riconoscerci maggiori diritti e noi dobbiamo essere più bravi a esercitare l’Autonomia. Vado oltre e rivelo un mio sogno: gli Stati uniti d’Europa, quello è il futuro e speriamo non sia lontano».

Chi non dovrà vincere le elezioni politiche del 2018?
«L’ingovernabilità, sarebbe un disastro. Per il resto, credo molto nel centrosinistra e in governo più largo a sinistra».

E chi vincerà le Regionali del 2019?
«Noi, ma dobbiamo ritornare a essere una squadra


unita, forte e progressista».

Con Massimo Zedda candidato governatore?
«Non mi sono mai candidato, ho sempre accettato le candidature all'ultimo momento. Sto lavorando per la città. C’è ancora tempo, e prima di tutto ci sono da vincere quelle di marzo».