Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Buchi sulla Torre pisana: il pm apre un'inchiesta

Fonte: L'Unione Sarda
17 gennaio 2018

CASTELLO. Fascicolo senza indagati né ipotesi di reato per il restauro

 

 

 

 

Nella polemica sugli eventuali danni provocati dall'uso di un trapano per montare il ponteggio utile al restauro della Torre dell'Elefante, interviene la magistratura. Dopo il botta e risposta tra Comune e Soprintendenza riguardo l'opportunità di praticare «cinquanta fori» sul monumento, come segnalato a novembre da Maria Paola Morittu, vice presidente nazionale di Italia Nostra, il procuratore aggiunto Paolo de Angelis ha aperto un'inchiesta a “modello 45”, cioè senza ipotesi di reato né indagati. Iniziativa presa dopo l'arrivo di una relazione dei carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico di Sassari nella quale i militari non accennano alla presenza di danni ma fanno il resoconto della vicenda.
LA DIATRIBA Gli interventi sul monumento erano stati avviati per la messa in sicurezza, ma il metodo utilizzato dall'amministrazione cittadina non era piaciuto a Morittu né al soprintendente Fausto Martino, il quale dopo un sopralluogo aveva imposto lo stop ai lavori e aveva detto: «Sono sconcertato, ora dovremo verificare gli eventuali danni. Ho chiesto l'immediata sospensione del cantiere, sono in corso gli accertamenti». Giudizio al quale il Municipio aveva replicato sostenendo che «la soluzione, l'unica praticabile, è stata concordata con la Soprintendenza ed è coerente con altri interventi su altri beni culturali. A ottobre abbiamo annunciato l'inizio dei lavori non rimandabili per la sicurezza delle persone e il bene del monumento. In via d'urgenza si è stabilito di impedire l'accesso, posizionare il ponteggio e fare analisi e saggi».
I FORI Il problema erano i fori ricavati nella Torre per sistemare in sicurezza il ponteggio. «Un reato, non essendoci alcuna autorizzazione da parte della Soprintendenza. Come si possono ancora tollerare simili disastri?», aveva attaccato Morittu. «Non abbiamo visto il progetto e non avevamo idea del tipo di lavoro programmato», aveva aggiunto Martino, «stiamo parlando di un bene monumentale da tutelare. Una cosa del genere non è ammissibile. Non ci si mette con un trapano senza avere indagato possibilità alternative». La replica del sindaco Massimo Zedda era stata dura: «Siamo abituati al dialogo tra istituzioni. Da chi deve tutelare i beni culturali, ma non mette un euro, ci aspettiamo collaborazione e non certo blocchi per ripensamenti su chiamata. Stiamo intervenendo con risorse comunali sulla Torre, di proprietà del Ministero, perché per anni la Soprintendenza non è intervenuta e l'ultima volta l'ha fatto in modalità peggiori. Tanto che è ancora visibile lo sfregio dei tasselli arrugginiti conficcati nel monumento». Ora si sta lavorando sulla progettazione, ma gli operai sono fermi.
An. M.