Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Uno schiaffo alla storia Dal Bastione all'Anfiteatro sino alle mura antiche

Fonte: L'Unione Sarda
25 novembre 2017

Il caso della Torre dell'Elefante trapanata per ancorare un ponteggio

Uno schiaffo alla storia Dal Bastione all'Anfiteatro sino alle mura antiche 

La Torre dell'Elefante, trapanata per montare un ponteggio, è il simbolo, ultimo, delle ferite inferte a uno dei monumenti più noti e identitari della città. Stessa sorte, seppure con centinaia di fori in più e ben più grandi, era toccata, quasi vent'anni fa, all' Anfiteatro romano dove, per installare le tribune di legno, non si era esitato a bucare la roccia. Che dire poi del restauro (nel 2006) delle mura della Porta dei leoni, privata dei suoi “conci” originali? Luoghi simbolo di culture e civiltà del passato che vengono sfregiati con leggerezza da interventi incongrui, che mettono a rischio un patrimonio di grande rilevanza storica, artistica e architettonica. «Se un bene non conserva la sua autenticità perde la sua storia, diventando un manufatto moderno», sottolinea la vice presidente nazionale di Italia Nostra, Maria Paola Morittu, giurista specializzata in conservazione dei beni culturali.
ULTIMO SFREGIO È stata lei a segnalare i «cinquanta fori» sulla facciata della Torre dell'Elefante , a causa del ponteggio montato per i lavori di manutenzione da parte del Comune. Ora, dopo lo stop della Soprintendenza, il cantiere è fermo, in attesa di una revisione del progetto del ponteggio. «Lo valuteremo in settimana», spiega il soprintendente Fausto Martino, «non sono convinto che non ci fossero altre soluzioni. Resta il fatto che se si lavora su una torre, elemento identitario della città, non ci si mette con un trapano senza avere indagato possibilità alternative». Tanto più se c'è un precedente come l'Anfiteatro. «È singolare che la stessa amministrazione, che sta cercando di risolvere errori del passato, ne faccia altri assolutamente gratuiti. Ma è accaduto, ora bisogna porvi rimedio. Mi sconcerta però sentir dire che quella fosse la soluzione giusta e si difenda a oltranza un errore». In questi giorni, inoltre, si sta per chiudere una convenzione che darà al Comune la disponibilità totale della torre, di proprietà del Demanio.
L'ARTE FERITA L'esempio eclatante di monumento perennemente sotto restauro è il Bastione Saint Remy , ancora oggi inaccessibile da via Costituzione, attraverso l'entrata dalla scalinata d'ingresso, messa in sicurezza dalle transenne prima ancora che iniziassero i lavori, ora in corso. «È vergognoso che sia in quelle condizioni la porta di accesso a Castello», denuncia Morittu, «è sbagliato tutto l'intervento fatto senza neanche prendere in considerazione che si tratta di un bene storico e monumentale. Hanno sollevato il piano di calpestìo e si è reso necessario mettere i parapetti in plexiglass. Tutto ciò per il problema delle infiltrazioni d'acqua che non riescono a risolvere da decenni». Nella lista cittadina dei beni lesionati finiscono anche i restauri dei quartieri storici, con i selciati di Castello che non sono più quelli originali e l'acciottolato di Santa Croce , dove più d'uno lamenta di non poterci più camminare. Interventi di quindici anni fa che hanno cambiato anche i colori di Cagliari, lasciando senza parole chi passa sotto l' Arco di via del Fossario con l'intonaco in spatolato veneziano. Le scalette di San Saturnino , a Villanova, sono state ricostruite in granito anziché con i gradini in calcare, come erano originariamente. Idem per la scalinata di Santa Teresa , in via Manno: durante il restauro i vecchi conci sono stati distrutti e, dopo l'intervento della Soprintendenza, si sta provando a rimontare i pochi sopravvissuti. Nella lista non poteva mancare la più grande necropoli punico-romana del Mediterraneo, Tuvixeddu . «Aveva un fascino indicibile», spiega la portavoce di Italia Nostra, «adesso si vede una ringhiera in ghisa, la strada quasi carrabile che ci passa in mezzo e fioriere mastodontiche costruite sopra le tombe puniche: hanno massacrato il parco». Discorso a parte per le ville di Sant'Avendrace, da villa Laura al villino Serra , costruiti sulle tombe: quest'ultimo è del Comune e sta cadendo a pezzi.
Carla Raggio