Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lucio Dalla e l'arte di recitare una canzone

Fonte: L'Unione Sarda
19 giugno 2009

Mille spettatori hanno accompagnato il cantautore bolognese in un concerto elegante


Spicchio di luna, spicchio di Anfiteatro - ché questi spettatori sono mille o poco più (ma si potrebbe anche dire poco meno), e tra biglietti venduti e biglietti regalati si fa facile a contarli, un po' sulle sedie, un po' sui gradoni. Ma siccome Lucio Dalla è un gran signore, arriva e si inchina e canta e suona e certo, stare a sentirlo, stare a guardarlo, è il solito piacere. D'altronde, che gli si può dire a uno che ha scritto 4 marzo ? Forse che in una notte così, di troppe zanzare e poca gente, si poteva scegliere di essere più leggeri appena appena un po'. Ma siccome Dalla è uno abituato a trattare con nostro signore pubblico, e lo è da cinquant'anni, alla canzone numero quattro cambia tutto, perché se è vero che la donna è mobile, lo può essere anche una scaletta di concerto. E allora è 4 marzo davvero, e lo è per voce e piano; Dalla, che maestro; Dalla, che struggimento. Elegante naturalmente nella sua poesia; e nei suoi balzi gongolanti; e nei suoi gorgheggi tutti mento e occhi. E in certe storie piccole che racconta con gusto. Come quella dell'angelo custode, che a entrare qui all'Anfiteatro, dice, mi è preso qualcosa di mistico. «Credo ai miracoli; credo agli esseri superiori e pure a quelli inferiori; credo agli angeli custodi - che poi sono quegli angeli così uguali a noi e siccome io da bambino ero un forsennato scaccolatore, un giorno che mia madre, sarta, mi ha chiuso in una stanza dopo che le avevo scaccolato tutti i suoi vestiti, a me è comparso il mio angelo custode: e si scaccolava pure lui».
Non sense alla bolognese, ripieno di buono come una lasagna; croccante, profumato, goloso nel passare dallo scaccolatore al mare più profondo; da quell'amore mai sbagliato di un soldato più forte della guerra a quella delizia di Canzone . Eppoi c'è Piazza Grande ; eppoi c'è la storia dei papi, i papi, sì, «papa Giovanni Paolo e papa Benedetto, che cosa avete capito?»; eppoi c'è Caruso - da urlare così, sotto questo cielo d'estate che, a parlare di musica, inizia davvero stanotte. Attenti al lupo è il regalo della fine, è il pensiero della buonanotte, è un applauso che fa rumore anche se a battere sono le mani di quei mille o poco più o poco meno.
Certo, il bello di un concerto è che più si è meglio è, ma forse Lucio Dalla va bene anche così, in questa notte per pochi, in questo abbraccio caldo dell'Anfiteatro Romano che torna a vivere, fiero nelle sue pietre, scuro nei suoi muschi, scricchiolante nei suoi legni. Illuminato da uno spicchio di luna, come quella terrazza davanti al golfo di Sorrento, qui dove il mare luccica, qui dove tira forte il vento.
FRANCESCA FIGUS

19/06/2009