Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Abbanoa, più potere ai Comuni

Fonte: La Nuova Sardegna
10 novembre 2017

Abbanoa, più potere ai Comuni
Pronto il disegno di legge con cui la Regione recepisce le indicazioni dell’Anac

CAGLIARI. La Regione obbedisce al diktat dell’Autorità anticorruzione: entro il 2020 la quota di partecipazione in Abbanoa calerà dall’attuale 70 al 20 per cento e le quote saranno cedute ai comuni, finora sostanzialmente esclusi dai poteri di nomina dei vertici della società e da quelli di vigilanza. Non solo: il controllo analogo sugli atti della società in house che gestisce il servizio idrico integrato nell’isola sarà esercitato da un comitato istituzionale d’ambito (Cia) formato da quattro sindaci eletti dalle conferenze territoriali (che ancora non ci sono) e da un rappresentante della Regione, che avranno pari poteri. I vertici attuali dell’Egas verranno rinnovati e fino alla nomina dei cinque membri sarà costituito un comitato provvisorio presieduto dal governatore o da un suo delegato e da quattro componenti scelti tra i sindaci dei capoluoghi, della città metropolitana e dei comuni con popolazione superiore a 10 mila abitanti, superiore e inferiore a tremila. Il disegno di legge che modifica in alcuni articoli la legge 4 del 4 febbraio 2015 – quella che ha istituito l’ambito unico della Sardegna – è stato approvato dalla giunta regionale ed entrerà in vigore alla pubblicazione nel Buras. Il testo verrà trasmesso immediatamente all’Anac, che aveva dato all’amministrazione regionale un mese e mezzo per allinearsi alle norme e restituire ai comuni il proprio ruolo. La giunta Pigliaru dovrà comunque far fronte agli impegni assunti con la delibera 35, firmata da Ugo Cappellacci, in base alla quale la Regione avrebbe dovuto aumentare la quota di partecipazione in Abbanoa in cambio del via libera alla capitalizzazione da 148 milioni necessaria per salvare la società dal fallimento. Con quella stessa delibera la Regione si era impegnata a chiudere il rapporto con la gestione di Abbanoa nel 2028, tre anni prima del previsto, per poi mettere l’acqua dell’isola sul mercato e privatizzare il servizio. Questo - a rileggere la delibera 35 - dovrebbe essere il passaggio successivo, secondo una prospettiva contraria all’esito del referendum sull’acqua pubblica. Strano che finora, malgrado l’impegno sia nero su bianco, nessuno abbia assunto iniziative di contrasto.

Ma torniamo al Ddl. Fra le altre novità, a nominare il direttore generale di Abbanoa non sarà più la Regione da sola, com’è avvenuto finora, ma il Comitato istituzionale d’ambito. A regolare il rapporto sarà un contratto di diritto privato della durata di tre anni e non più di cinque, come oggi. Mentre l’amministratore unico o il consiglio di amministrazione sarà nominato dall’assemblea dei soci sulla base di terne di nomi indicati dalla Cia tra persone titolate a ricoprire l’incarico. Il ruolo della Regione sarà di approvare le linee guida di programmazione, pianificazione e indirizzo del servizio idrico, ma ogni valutazione verrà basata sulla relazione firmata dal direttore generale dell’Egas e approvata dal Cia entro il 30 giugno di ogni anno. L’effetto di queste decisioni, sulle quali ha pesato il richiamo dell’Anac, dovrebbe essere il ridimensionamento dell’autonomia di Abbanoa, in cui rapporti con l’organo di controllo (l’Egas) sono stati piuttosto tesi. Dovrebbe sparire anche l’ombrello

col quale la Regione, soprattutto durante la gestione dell’assessore ai lavori pubblici Paolo Maninchedda, ha coperto ogni decisione dei vertici della società in house, che ha rischiato di fallire e che ancor’oggi deve fare i conti con uno stato finanziario tutt’altro che roseo.