Di Ennio Neri 25 ottobre 2017
Per la copertura in vetro e la valorizzazione serviranno 350 mila euro e un anno di ulteriori lavori. Per venire incontro ai commercianti che lamentano il degrado del sito la recinzione sarà abbellita
La domus romana del Corso è salva. L’assessore ai Lavori pubblici Gianni Chessa aveva ipotizzato il “seppellimento” dello scavo (i resti di un edificio a due piani di età romana, I secolo avanti Cristo, con pareti affrescate e intonaci decorati). Reputato troppo dispendioso e dai tempi incerti. E invece no. I tecnici della Soprintendenza sono stati chiari: l’unico intervento che potrà essere autorizzato sarà quello di valorizzazione.
Ne hanno discusso stamattina i funzionari della Soprintendenza ai Beni archeologici Giovanna Pietra e Stefano Montinari, convocati dalla commissione comunale Lavori pubblici.
“L’ipotesi della Soprintendenza è quella di valorizzare e l’ipotesi è vincolante”, ha dichiarato Anna Puddu, Progressisti sardi, presidentessa della commissione, “l obiettivo è quello di aprire una finestra sulla città romana di Cagliari e creare dei collegamenti con al villa di Tigellio. Lo scavo sarà valorizzato con una copertura di superficie in vetro, e occasionalmente il sito sarà aperto al pubblico”. Serviranno di 350 mila euro. E per portare al termine i lavori almeno un anno.
E questa potrebbe essere una brutta notizia per i commercianti del corso Vittorio Emanuele II, quelli del tratto tra via Sassari e via Caprera, che due anni soffrono il tappo creato dal cantiere. “Abbiamo chiesto che venissero cambiati i pannelli e ci hanno detto di sì, va trovato il modo per evitare l’impatto percettivo, ma va anche evitato che lo scavo si trasformi in discarica”.