Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cappelle e istituti da restaurare La fondazione che gestisce molti edifici religiosi non ha più sold

Fonte: L'Unione Sarda
17 ottobre 2017

LA POLEMICA.

Niente fondi dal Comune: il presidente della Firrm, Antonio Pitea, lancia l'allarme

Cappelle e istituti da restaurare La fondazione che gestisce molti edifici religiosi non ha più soldi 

«Se questa cappella non interessa a nessuno che lo dicano: asfalto tutto e faccio un campo da calcio». Antonio Pitea ha il gusto della provocazione. Il presidente della fondazione istituti riuniti di ricovero minorile (Firrm) ha per le mani un vero tesoro al quale però servirebbe un altro tesoro per restare in piedi. Un patrimonio immobiliare milionario del quale fanno parte, tra gli altri, anche il complesso di San Vincenzo che si affaccia sull'omonimo viale e quello di San Giuseppe in via San Giorgio. In entrambi i casi le cappelle sono chiuse perché ormai vecchie e pericolanti e i fondi per la ristrutturazione non sono facili da recuperare. «È chiaro che la mia è una provocazione, ma se la chiesa ha un valore culturale e artistico perché non finanziarne il restauro? Noi siamo disponibili anche a consentire l'uso al pubblico, non ci importa. Comunque ora che il Comune ci ha rifiutato i fondi parteciperemo ad altri bandi pubblicati dalla Fondazione Sardegna».
EDILIZIA DI CULTO Nella delibera di Giunta dello scorso 10 ottobre sul “programma di ripartizione dei contributi per l'edilizia di culto” in effetti non figura la cappella di San Giuseppe proprio perché si tratta di una struttura privata. Discorso diverso per la cappella di San Vincenzo dove si trovano anche le opere di Aurelio Galeppini, in arte Galep, il fumettista che inventò Tex. «Questa è una faccenda lunga. Il Ministero ci intimò di eseguire i lavori, ma quando individuammo un artista in grado di realizzare le opere a una cifra congrua, la Soprintendenza ci rispose che avremmo dovuto rivolgerci a un tecnico scelto da un particolare albo di professionisti». A fare due passi in viale San Vincenzo l'impressione è che l'intero edificio sia abbandonato. Presto però dovrebbe riaprire i battenti.
IL NUOVO PROGETTO «La cappella è chiusa perché pericolante ma sono aperte la scuola materna e quella dell'infanzia che hanno accesso in via Basilicata. Mentre per il resto della struttura abbiamo in mente un progetto di cui parleremo nelle prossime settimane. Si tratta di un'iniziativa che ha ovviamente a che fare con il campo del sociale, per la quale è stato indetto un concorso di idee e alla quale parteciperanno anche degli imprenditori privati».
Con il passare degli anni negli istituti gestiti dalla Firrm le cose sono cambiate parecchio. Tra i tanti stravolgimenti, l'addio delle suore vincenziane che fino a tre anni fa lavoravano anche nell'istituto San Giuseppe dove migliaia di adolescenti che venivano da situazioni di disagio e povertà hanno potuto vivere e studiare. «L'attività non è mai stata interrotta e di certo non perché le suore sono andate via. La gestione è sempre stata in capo all'Ipab e l'accordo con le sorelle era quello di offrire loro assistenza e in cambio garantivano un percorso cristiano ai ragazzi. Ma sono sempre state delle ospiti».
LA VENDITA A causa della difficoltà di gestire un patrimonio tanto vasto e oneroso («le tasse sono altissime») alcuni beni sono stati venduti. Tra questi il Conservatorio della Figlie della provvidenza in piazza Indipendenza, prima al centro di alcune aste pubbliche andate tutte deserte e poi ceduto al termine di una trattativa privata per circa due milioni di euro. Una parte del denaro incassato è stato usato per la ristrutturazione di altri immobili anche fuori dal territorio comunale. Nonostante gli istituti chiusi o venduti, però, guai a parlare di dismissione.
«Sarebbe un errore terribile. Noi siamo una onlus e ci autofinanziamo, per questo abbiamo l'esigenza di attuare una gestione attenta perché le tasse anche per gli istituti chiusi sono troppo alte».
Mariella Careddu