TUTTESTORIE. Con una festa finale alle 20 all'Exma di Cagliari va in archivio la dodicesima edizione
L a magia di “Tuttestorie”, il festival cagliaritano di letteratura per ragazzi che oggi manda in archivio la dodicesima edizione, si rinnova ogni anno. Ha la forma di migliaia di bimbi felici, narratori che si fanno piccoli e vicini, libri, disegni e colori. Rivela - alla prova del gioco e della relazione - la solidità di un'infanzia che la percezione degli adulti, sfocata perché riflesso delle fragilità che a quel mondo invece appartengono, pensa disorientata, bisognosa di protezione. «L'amore talvolta ha un'opinione così alta di sé che scavalca il rispetto. È necessario che ogni bambino abbia il tempo di essere tale. Solo questa condizione gioverà al suo futuro».
Parola e pensieri di Giusi Quarenghi, scrittrice che ha dedicato la sua arte ai più piccoli e che stasera, in occasione della grande festa finale (Exma, ore 20), regalerà - insieme a Bruno Tognolini, officina delle idee di Tuttestorie - le trame tessute dalla sua immaginazione e una storia “La vecchia del telaio”.
Gioco di simboli, la festa s'intitola “Tessimi un manto di libri e di giorni”. È un rito pubblico di tessitura bambina che si svolge attorno a un telaio e che evoca non solo il tema della manifestazione “I legami”, ma anche la figura di Maria Lai, regina di intrecci e fiabe. «Non un'icona», precisa Quarenghi, «ma lievito vivo».
Lo spettacolo, che ha la regia di Catia Castagna darà così voce ai 18 bambini (dai 7 ai 10 anni) protagonisti del laboratorio che (insieme con le “zie” Monica Serra e Donatella Cabras) ha preparato la festa. «Non abbiamo indicato ai piccoli testi preconfezionati», dice la regista. «Loro ci hanno indicato la strada. Noi l'abbiamo seguita. È stato sorprendente studiare le relazioni che hanno costruito. La scuola dovrebbe dedicare spazio all'osservazione del gioco dei bambini, per capirli».
Bambini “nuovissimi” che non sono poi così diversi - per le possibilità dell'invenzione - dalla bambina “antichissima” (è un'autodefinizione) che era Maria Lai. «Coi fili dei legami ha cucito le sue opere, nel gioco li ha intrecciati alle mani», racconta Tognolini. «Era piccola quando ha iniziato a legare Ulassai alla montagna, a rendere visibili i legami invisibili. Compito che ci siamo dati anche come festival: rendere visibili i fili tra i libri e i libri. I fili tra libri e lettori. I fili tra i lettori e la città. L'infanzia deve restare, altrimenti i fili non si vedono più. Restano visibili solo a certi occhi, quelli che mantengono la possibilità di vedere l'invisibile».
Manuela Arca