Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Province abbandonate: «Dallo Stato niente fondi»

Fonte: L'Unione Sarda
12 settembre 2017

L'assessore Erriu denuncia: scaricati sulla Regione i costi dei servizi

 


Le vecchie, vituperate, scandalosamente inutili Province, cancellate a furor di popolo in nome dell'iconoclastia anti casta, proprio non si riesce a metterle da parte. Sono rimaste in quattro, più la Città metropolitana di Cagliari, con commissari nominati che vanno avanti di proroga in proroga. E tutto perché, nonostante l'esito scontato del referendum, non erano stati previsti dei paracadute, ovvero un percorso indolore e una gestione amministrativa chiara prima della “sepoltura”. Così le Province continuano a esistere, almeno sulla carta, e a pretendere denaro. Sì, perché continuano a occuparsi di scuole, ambiente e, soprattutto, manutenzione delle strade, senza essere pagate. «È paradossale - spiega l'assessore regionale agli Enti locali Cristiano Erriu - che continuino a svolgere servizi statali mentre dallo Stato non arriva manco un euro. Ma questi servizi hanno dei costi e da qualche parte i soldi devono pure uscire».
DISPONIBILITÀ Appunto. Alcuni giorni fa la Regione ha messo a disposizione quattro milioni di euro. «I fondi destinati alle Province non sono sufficienti, sia chiaro, servono giusto per alcune emergenze. Sappiamo che questi enti si trovano in grande difficoltà e sofferenza a causa dell'azzeramento dei trasferimenti statali». Erriu conosce molto bene la situazione: «La nostra è la Regione italiana che contribuisce in maniera più sostanziosa alle casse delle Province. E posso assicurare che non è facile. C'è una vertenza aperta con lo Stato che ha disposto trasferimenti a tutti gli enti intermedi escludendo la Sardegna e le Regioni a statuto speciale».
SPESE RIDOTTE Intanto, in attesa che la burocrazia compia i suoi passi, il voto del 2012 un risultato lo ha ottenuto: la riduzione delle spese per i consigli e le giunte. «È vero - spiega Erriu - i costi sono stati alleggeriti di molto. Il personale, per fare un esempio, è passato dalle 2.000 unità pre referendum alle attuali 1.100. La Regione ha assorbito parte di questi dipendenti che si occupano di turismo e lavoro. Ma, a quanto pare, non basta. Un aspetto positivo, oltre a qualche risparmio, è stato quello di aver evitato i conflitti tra Comuni e Province, prima all'ordine del giorno».
SECONDO LIVELLO Entro il prossimo dicembre, si diceva così anche due anni fa, le Province - trasformate in enti di secondo livello - saranno guidate da organismi politici. Probabile, come sostengono in molti, che questo contribuisca a dar loro una maggiore autorevolezza nelle rivendicazioni. «Il rischio - prosegue Erriu - è che rimangano delle scatole vuote, e non possiamo permetterlo. Oggi è evidente che qualcosa dobbiamo comunque farla, di più è impossibile».
ASSOCIAZIONISMO L'assessore da tempo ha avviato una serie di incontri proprio per illustrare le difficoltà e come combatterle, partendo dalla legge di riordino delle autonomie locali approvata l'anno scorso. Dalla Regione alle Province, dalle Unioni dei Comuni agli Ambiti territoriali ottimali, il verbo è lo stesso: promuovere l'associazionismo e la pari opportunità all'accesso ai servizi, rimuovere eventuali disparità tra i territori e garantire lo sviluppo e l'equilibrio socio-economico delle popolazioni locali.
MALCONTENTO Enunciazioni che sembrano fare a botte con il malcontento che la nuova organizzazione amministrativa ha già creato. A Seui, nella Barbagia di Seulo, l'idea di aver come capoluogo Carbonia ha subito scatenato la contestazione: sono state raccolte oltre 500 firme per chiedere un referendum e dire no alla proposta. Altri centri, esclusi dall'area metropolitana ne vorrebbero far parte. Altri ancora preferirebbero Oristano a Nuoro e via a seguire. Senza dimenticare la Gallura, che si sente orfana dopo aver assaporato un'autonomia voluta e cercata per anni e anni.
DESTINO SEGNATO Il problema, in ogni caso, è sempre lo stesso: l'incertezza finanziaria. Se non si dovesse risolvere questo aspetto, il commissario o la guida politica non potranno fare altro che certificare l'estinzione delle Province. Alla Suprema Corte l'ultima parola.
Vito Fiori