Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il commissario in trincea «Così non si va avanti»

Fonte: L'Unione Sarda
12 settembre 2017

Lo sfogo di Giorgio Sanna, amministratore unico del Sud Sardegna

 

 

 

 

La sede, in via Giudice Guglielmo a Cagliari, è stata inaugurata il 7 marzo scorso. Però è ancora chiusa. «L'obiettivo - dice Giorgio Sanna, commissario della Provincia Sud Sardegna - è di renderla operativa entro ottobre. Il fatto è che non siamo riusciti a trasferire il personale perché il regolamento non prevedeva la sede staccata di Cagliari e i sindacati si sono opposti. Quindi abbiamo trattato e siamo arrivati a una sintesi». Già, il capoluogo è a Carbonia - peraltro provvisorio -, e le altre due sedi sono a Iglesias e Sanluri. Non il massimo della praticità per questo ente nato sulle polveri, ancora da rimuovere, delle vecchie Province.
I CITTADINI «Gli uffici di Cagliari sono nati dall'esigenza di avvicinare i cittadini. Perché per uno di Orroli, per capirci, andare a Carbonia avrebbe significato perdere un'intera giornata tra pullman e treno». Insomma, le Province cercano pure di essere popolari, nonostante declassamenti e casse vuote. «Veramente - precisa Sanna - sono state declassate per modo di dire. In realtà, continuano ad avere un ruolo fondamentale nei servizi essenziali. Quando si parla di scuole superiori, strade e ambiente, si devono fare sempre i conti con noi».
I CONTI Che non sono quelli che fa lo Stato. «Certo che no. Stiamo vivendo solo grazie ai finanziamenti che arrivano dal Fondo unico regionale. Lo Stato, non solo ha cancellato i trasferimenti, ma ci ha anche sottratto quella parte di risorse proveniente dai bolli auto e dalla Rca che, comunque, era di gran lunga superiore alle necessità dell'ente». E qui sta il punto: a che servono ora queste Province azzoppate e povere in canna? «Non credo che questa situazione drammatica possa durare ancora a lungo. Lo Stato deve trovare le risorse dal bilancio nazionale. Io, tuttavia, penso che con la guida politica, cosa che succederà nei prossimi mesi, qualcosa cambierà».
LA VERTENZA Intanto, si aspetta la decisione della Corte Costituzionale alla quale si sono rivolte alcune Province della Penisola per contestare i prelevamenti forzosi. «Trattandosi di organismi costituzionalmente riconosciuti, è irrazionale che lo Stato non le riconosca». E non è il solo. La Regione, attraverso il Corpo forestale, va anche oltre: le sanziona. «Come commissari abbiamo anche delle responsabilità di carattere penale - aggiunge Sanna - basti pensare alla pulizia delle cunette delle nostre strade. Nell'ordinanza c'è scritto che i trasgressori devono pagare da 200 a 1.200 euro per ogni 100 metri di mancata sfalciatura. Qualcuno dovrà spiegarmi come fare senza risorse e personale a disposizione. Quest'anno è andata bene, abbiamo corso per rientrare nei tempi delle gare e ce la siamo cavata con una sola sanzione da 2.500 euro».
SITUAZIONE AL LIMITE Antipatici dettagli di una condizione oggettiva al limite dell'umana sopportazione. Giorgio Sanna, prima di sedere nella scomodissima poltrona di commissario dell'ex Provincia Carbonia-Iglesias e ora in quella del Sud Sardegna, è stato direttore generale dell'Enas, ente che lo ha accompagnato alla pensione. Conosce le dinamiche amministrative e i giri tortuosi che occorre percorrere per raggiungere un qualsiasi traguardo. «Onestamente - ammette - quando mi è stato affidato l'incarico ero convinto che non sarebbe durato molto, cioè il tempo necessario per vedere i nuovi enti».
LA RIFORMA Non è andata così. «In vista della riforma costituzionale, il ministro Marianna Madia aveva disposto la mobilità dei dipendenti. In tanti sono andati in pensione, altri sono letteralmente scappati verso altre amministrazioni con il risultato che le Province sono andate in sofferenza. Oltre alle risorse finanziarie, lo Stato ci ha sottratto pure le risorse umane aggravando le capacità operative dell'ente. Questo disegno è durato tre anni, alla fine dei quali siamo tornati al punto di partenza: i compiti istituzionali sono rimasti insieme all'impossibilità di programmare».
L'ASPAL Si è comportata meglio la Regione, quantomeno è stata comprensiva. «È stata corretta - precisa Sanna - bisogna riconoscerlo. Ha assorbito il personale che si occupava del lavoro e ha creato l'Aspal (Agenzia sarda per le politiche attive e il lavoro), togliendoci sì la funzione ma non gravandoci di altro». Oggi la Provincia Sud Sardegna ha 140 dipendenti distribuiti in diversi uffici (solo 8 a Cagliari) e un futuro da scrivere. Anzi, da decifrare. ( v. f. )