Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Brucia ancora il campo vuoto Fumi tossici dalla baraccopoli sgomberata una settimana fa

Fonte: L'Unione Sarda
6 settembre 2017

STATALE 554.

Tre interventi dei vigili del fuoco. Il comitato “No diossina”: «Subito la bonifica»

Brucia ancora il campo vuoto Fumi tossici dalla baraccopoli sgomberata una settimana fa

L'incubo non è finito. I roghi, e i fumi tossici, al campo rom abusivo accanto alla strada statale 554 non sono terminati con lo sgombero pacifico della baraccopoli avvenuto la scorsa settimana. Nella notte tra lunedì e ieri nell'area trasformata in un'immensa discarica, a due passi dalla Motorizzazione civile, il fuoco ha bruciato rifiuti di ogni tipo. L'odore acre ha invaso le abitazioni degli abitanti di Mulinu Becciu e Su Planu, rendendo l'aria irrespirabile. I vigili del fuoco sono dovuti intervenire tre volte, completando le operazioni di spegnimento dei roghi verso le 13 di ieri. Recuperate anche cinque bombole del gas. Degli responsabili dell'incendio ovviamente nessuna traccia. Le baracche sono state buttate giù e nel terreno non c'è anima viva.
LA PROTESTA Per tutta la notte, e fino a ieri mattina, i residenti dei quartieri che si affacciano sulla strada statale 554 hanno tempestato i centralini dei vigili del fuoco e della Municipale chiedendo di mettere fine ai roghi. «Un'altra notte tremenda», spiega Antonio Guerrieri, presidente del comitato “No diossina” nato per combattere gli incendi nell'area del campo rom abusivo. «C'è chi ha dovuto chiudere le finestre per non respirare l'aria inquinata. Altri hanno tenuto aperto trovando l'abitazione invasa dai fumi nocivi». La situazione è al limite. La settimana scorsa gli abitanti di Mulinu Becciu e Su Planu si erano detti soddisfatti dello sgombero, annunciando di mantenere alta l'attenzione. Così, dopo la notte orribile, ieri c'è stato il nuovo affondo: «Lo avevamo detto subito dopo lo sgombero. Le priorità sono due: la bonifica dell'area e la messa in sicurezza», ribadisce Guerrieri. «Gli interventi sono urgenti e li deve fare il Comune per poi eventualmente rivalersi sui proprietari dei terreni. Non si deve attendere un giorno in più».
L'INCHIESTA Su quanto avvenuto in questi anni nell'area accanto alla Motorizzazione civile c'è un'inchiesta della Procura: il campo è stato sottoposto a sequestro e ci sono stati diversi blitz di Polizia provinciale e carabinieri del Noe. «Quando ci sarà il processo penale», prosegue Guerrieri, «il comitato si costituirà parte civile. Speriamo vengano smascherate anche le ditte che in tutto questo tempo hanno smaltito illegalmente i rifiuti poi bruciati dai rom. Inoltre valuteremo l'eventualità di agire in sede civile per i danni che abbiamo subito».
L'ENORME DISCARICA La collinetta, ribattezzata “la terra dei fuochi cagliaritana”, è ormai un'immensa discarica. Le baracche dei rom sono state buttate giù. Ci sono diverse montagnette di rifiuti di ogni genere. Una, nella notte tra lunedì e ieri, è stata data alle fiamme: forse l'azione di qualche ex residente del campo. Le altre sembrano pronte a trasformarsi in giganteschi falò. Passeggiare tra i resti delle casupole può essere pericoloso: i vigili del fuoco, nei loro ultimi interventi, hanno ritrovato tra i rifiuti anche cinque bombole di gas. Ma tutta l'area è piena di contenitori di oli esausti, parti di automobili, pneumatici, eternit, scheletri di elettrodomestici, materiale utilizzato in edilizia, plastica. Imponente la discarica nella parete proprio davanti all'ingresso della Motorizzazione civile. Una situazione «da pelle d'oca» e da «vera emergenza ambientale», come è stata definita anche dai vigili del fuoco al lavoro per ore nel terreno dell'ex campo.
LO SGOMBERO Le ultime famiglie rom sono andate via una settimana fa rispettando l'ordinanza di sgombero del sindaco Massimo Zedda. Le ruspe del Comune hanno così raso al suolo le baracche. Alcuni nuclei familiari si erano allontanati dal terreno alla spicciolata. Solo quando nel terreno non c'era più nessuno, l'assessorato ai Lavori pubblici ha inviato ruspe e operai. Un intervento necessario per non dare ai nomadi la possibilità di tornare e non correre il rischio che altri occupassero l'area. «Su quanto accadeva nei terreni accanto alla 554, che non sono di proprietà comunale», aveva spiegato il sindaco dopo lo sgombero, «sono in corso indagini approfondite che non si sono mai fermate. L'intervento non era più rinviabile. Ora delimiteremo l'area e la renderemo inaccessibile, per poi rivalerci sui proprietari che avrebbero dovuto agire tempo fa in questa direzione».
Matteo Vercelli