Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Turismo a pedali, l'Isola strizza l'occhio ai ciclisti

Fonte: L'Unione Sarda
21 agosto 2017

In programma 1.230 chilometri di piste. Il problema dell'accoglienza

 

 

 

Lo slogan sarà: l'Isola in lungo e in largo . La “ciclovia Sardegna” - inserita nei sistemi nazionale ed europeo - ha due direttrici che vanno da Alghero, lungo il versante occidentale, e da Santa Teresa, sulla parte orientale, a Cagliari. E poi due itinerari trasversali: da Porto Torres alla Gallura e da Dorgali a Macomer attraverso Nuoro.
L'accordo per progettare e realizzare oltre 1230 chilometri di piste è stato siglato a Roma nei giorni scorsi con i ministri dei Trasporti e dei Beni culturali, e il presidente della Regione è particolarmente contento. «Abbiamo bisogno di turisti attenti all'ambiente, che vengano in periodi diversi da luglio e agosto, turisti curiosi della nostra cultura e dei nostri paesaggi, che si godano la nostra terra con la lentezza che la bicicletta consente», sottolinea Francesco Pigliaru. Ma chi con le due ruote vive e lavora è critico: «Si stanno investendo tanti soldi senza tenere conto del fatto che i numeri si fanno se c'è l'accoglienza alberghiera», sottolinea Giovanni Lamieri di Sardinia Cycling, «servono hotel aperti da febbraio/marzo e a settembre/ottobre, che offrano servizi come piscine riscaldate e spa. Perché il turismo itinerante è solo un piccolo segmento del cicloturismo, chi va in bicicletta fa giri “a margherita”, ogni giorno esce e poi torna alla base».
I NUMERI E IL SISTEMA Il settore è in ascesa. In Europa il cicloturismo conta oltre 2 milioni di viaggi l'anno e 20 milioni di pernottamenti. Il valore potenziale del cicloturismo in Italia è stimabile in 3,2 miliardi annui. È stato calcolato che la spesa media giornaliera pro capite va dai 90 ai 130 euro, e ogni chilometro attrezzato genera un indotto tra i 110 mila e i 350 mila euro l'anno. Per il sistema nazionale di ciclovie turistiche il governo ha stanziato con la legge di Stabilità 89 milioni di euro per il triennio 2016/2018. Quattro sono state finanziate l'anno scorso, con i fondi del 2017 hanno avuto il via libera altre sei: Garda; Magna Grecia; Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia; Tirrenica; Adriatica e, appunto, Sardegna.
IL PROGETTO La ciclovia della Sardegna, lunga 1236 chilometri, è collegata alle principali porte d'accesso all'Isola: i porti di Cagliari, Olbia e Porto Torres e gli aeroporti di Cagliari, Olbia e Alghero. Quattro le direttrici: Alghero-Cagliari (538 km); Santa Teresa di Gallura-Cagliari (508 km); Porto Torres-Santa Teresa (120 km); Dorgali-Macomer (70 km).
I DETTAGLI Il 40% della ciclovia è in sede propria, un altro 50% si sviluppa su strade locali urbane o arginali con bassi livelli di traffico; il 10% è su strade statali e provinciali declassabili con velocità massima di 50 km/h. Il 78 % ha una pendenza inferiore al 3%, adatta dunque anche ai non esperti. Fa parte della Rete degli itinerari ciclistici regionali, 2000 chilometri, progettata dall'Arst con il Cirem, (Centro ricerche economiche e mobilità delle Università di Cagliari e Sassari). Il costo complessivo per i 1230 chilometri è di 110 milioni di euro, 15 milioni (8 del Piano infrastrutture e 7 del Por Fesr 2014-2020) sono già disponibili. «Far parte del sistema nazionale consente la co-partecipazione statale immediata per circa 2,4 milioni», spiega una nota.
LA REGIONE «I numeri del balneare sono in continua crescita, ma serve andare oltre, aumentando i flussi nei mesi di spalla e attirando i visitatori verso le zone interne. La grande esperienza del Giro d'Italia ha mostrato quanto interesse susciti il binomio Sardegna-bicicletta, un grande potenziale che è tempo di mettere a frutto», dice Pigliaru.
GLI ESPERTI Giovanni Lamieri, ciclista e imprenditore, con la più grossa azienda di cicloturismo dell'Isola e bike center a Quartu, Alghero e Arzachena, sottolinea che quest'anno si è registrato il sold out, prima durante il Giro, e ora in estate, e aggiunge che «tutte queste ciclovie in realtà non servono». Perché? «Semplice, nelle zone interne si possono percorrere già ora tranquillamente le strade semi-deserte. Noi dovremmo investire sulle uscite dalle città, ad esempio da Cagliari, verso Villasimius e Pula, da Arbatax, da Olbia. Ma soprattutto, questi progetti sono inutili se poi non si trovano alberghi aperti con servizi di qualità. I mesi forti per il cicloturismo cominciano a settembre e ottobre, quando gli hotel sardi iniziano a chiudere».
Cristina Cossu