Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Una periferia nel cuore della città

Fonte: L'Unione Sarda
26 giugno 2017

CENTRO STORICO. Quale futuro per i grandi volumi oggi vuoti? «Pensiamo subito ai giovani»

 

 

Dall'ospedale militare a Buoncammino: ecco le idee in campo

 

 


Ingegneri, artisti, uomini di legge e di penna. Ma anche fruttivendoli, ambulanti, artigiani del legno e del ferro. Nelle stradine di Stampace e di Villanova è facile imbattersi nel regista e nell'uomo di spettacolo come nel principe del foro o nell'affermato commerciante, straordinario miscuglio capace di sbriciolare, nel quotidiano, barriere di censo e di cultura. Perché solo fra queste contrade riesce a sopravvivere una qualità della vita più tenace dell'inesorabile processo di desertificazione in atto nei vecchi rioni.
CITTÀ-MUSEO Il futuro del centro storico è diventare un grande museo? «No, nella maniera più assoluta», dice Donatella Mureddu già direttore del museo archeologico. «Questi grandi contenitori, dal carcere all'ospedale militare, non sono mobili o soprammobili che si possono spostare a piacimento. Cagliari deve interrogarsi sulla sua vocazione, se turistica, universitaria o quella terziaria avanzata. Di certo non si può pensare di trasformare tutto in museo, sarebbe un suicidio prima di tutto economico oltre che politico e programmatico».
PERIFERIA IN CENTRO La fuga dei servizi sanitari e scientifici dal cuore cittadino di fatto certifica la nascita di un “centro-periferia”», afferma Pierluigi Mannino , membro di Giunta all'Ascom. «Da anni», aggiunge «il centro storico non è più il “figlio prediletto” dei commercianti. Una sua riqualificazione, a partire da questi grossi contenitori, non potrà che avere ricadute positive. Fondamentale sarà la creazione di un tavolo di concertazione dove tutti i protagonisti possano mettere sul tappeto le loro proposte a favore di una città che - anche se in tanti fanno finta di accorgersene - sta languendo miseramente».
SET NATURALE «Mi sembra incredibile che Cagliari», interviene il regista Enrico Pau , «città che può vivere di bellezza riflessa, non riesca a dare una sede stabile al suo Liceo artistico e che i suoi 900 studenti siano sparsi qua e là. Così come manca anche un'Accademia delle Belle arti: perché non pensare a unificare queste due esigenze? Esistono risorse europee in tal senso: Cagliari sia più rapida e tempestiva e non si lasci scappare questa opportunità.
SPAZI MAGICI In quelle pietre è scritta la storia della città. «Oltre l'aspetto storico», dice lo scrittore cagliaritano Pierluigi Serra «in questi luoghi aleggia una suggestione che sfiora la sacralità. Il “San Giovanni di Dio” è luogo magico per eccellenza, non a caso scelto dal Cima con intuito e oculatezza: se è lecito sognare lo vedrei - in un'ottica di restituzione della memoria cittadina - come location ideale per un centro di alta formazione interdisciplinare o per un campus urbano universitario.
CANTIERI DI IDEE «La mia speranza», interviene Marco Camboni , attore dei Lapola, «è che questi vuoti non rimangano delle “cattedrali nel deserto”. Il mio sogno nel cassetto è quello di vederli trasformati in cantieri di lavoro e di idee per i giovani della nostra città, tutti funzionanti e funzionali allo sviluppo della città».
L'EX PEDIATRIA Fra i luoghi della memoria più venerati dai cagliaritani c'è sicuramente l'ormai ex clinica Macciotta. Intere generazioni sono state ricoverate, curate e guarite fra quelle mura. Nostalgie familiari a parte, davvero non c'è più ossigeno per una destinazione pediatrica di questo storico stabile? «Stando alle dichiarazioni di intenti sembrerebbe proprio di no», dice Giuseppe Macciotta , avvocato, figlio di Aniello e nipote dell'omonimo professore fondatore della clinica che porta il suo nome. «L'Università infatti starebbe pensando a una riqualificazione dell'immobile a completamento della storica Biblioteca, a far nascere cioè fra quelle corsie e cameroni una sorta di “Polo del libro” e non quella “Cittadella del fanciullo”, ipotesi più vicina alla memoria storica dell'edificio».
Paolo Matta