Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Confcooperative, «la società solida»

Fonte: La Nuova Sardegna
1 giugno 2009

DOMENICA, 31 MAGGIO 2009

Pagina 1 - Cagliari 



L’associazione festeggia i 60 anni e si pone come modello per lo sviluppo




CAGLIARI. Non c’è sviluppo senza cooperazione. L’ultima crisi globale ha manifestato tutta la debolezza di un sistema economico fondato sull’assenza di regole e su un’insana avidità ed egoismo. Bisogna, dunque, ripensare a un modello di sviluppo che tenga conto della dimensione umana dell’impresa, del mercato e della società. Il sistema cooperativo può essere una risposta valida, ma attenzione a due grandi cancri, il fascismo e la mafia. É quanto è emerso dal convegno organizzato dalla Confcooperative in occasione delle celebrazioni per il suo sessantenario dal titolo “60 anni di cooperazione in Sardegna”, nella ex vetreria di Pirri. Un incontro a cui hanno partecipato anche il presidente della provincia di Cagliari Graziano Milia, l’assessore comunale alle attività produttive Paolo Carta, l’assessore regionale alla programmazione e bilancio Giorgio La Spisa e il consigliere regionale Marco Espa. Secondo Graziano Milia da noi la crisi deve ancora arrivare e la sentiremo almeno per i prossimi quattro anni. Per uscirne, la politica deve stare lontana dalla banche e riassumere il ruolo che le spetta. ‹‹Oggi invece siamo al nulla››, ha agggiunto Milia. Secondo il presidente della Provincia per uscire dalla crisi serve una mobilitazione collettiva a partire da sistemi a base territoriale, perché gli interventi centrali servono poco. Che la cooperazione fosse una risposta adeguata in un sistema capitalistico lo avevano capito anche due economisti insospettabili: John Stuart Mills e Alfred Marshall. Come ha evidenziato Vittorio Pelligra dell’Università di Cagliari, Mills aveva capito che ‹‹la forma di associazione del futuro non è quella con un capitalista come capo e dei lavoratori ad ubbidire ma la associazione dei lavoratori con propri capitali che lavorano con direttori assunti da loro stessi”. Secondo Marshall invece non c’è contrapposizione fra cooperazione e impresa capitalistica perché c’è la concorrenza. Inoltre, la cooperativa tutela i consumatori e riduce la precarietà sociale. Pensieri poi interrotti dai totalitarismi. In Italia Mussolini svuotò la cooperazione dei suoi contenuti fino ad annientarla. Oggi però l’impresa capitalistica mostra i suoi paradossi perché opera in un sistema di liberà ed eguaglianza ma è fondata su gerarchia, potere e controllo. Il sistema cooperativo invece, fondato anche sulla mutua assistenza che conduce alla felicità pubblica, così come teorizzata da Antonio Genovesi nel XVIII secolo. Che le cooperative tengano anche in tempi di crisi lo dimostrano i dati. Mentre nell’ultimo decennio l’economia italiana ha stentato, le coop sono passate dal 2% al 7% del PIL, e le banche cooperative hanno aumentato la raccolta. In Sardegna nel 2008 le cooperativa erano 2840 di cui quelle femminili sono oltre 700, e assorbono circa 30.000 addetti, di cui il 49% donne. Anche l’assessore La Spisa si è datto favorevole alla cooperazione e ha lanciato la proposta di un programma di sviluppo regionale con un ruolo per le cooperative edili per il rilancio dell’economia. Secondo Marco Espa questa può essere solo una risposta al caro prezzi delle abitazioni, per l’edilizia sociale e per la riconversione del patrimonio edilizio nazionale ma ha messo in guardia contro i pericoli del consumo del territorio.
Stefania Siddi