Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'Arena Sant'Elia balla e Daddy Yankee è il suo guru

Fonte: L'Unione Sarda
13 giugno 2017

 

 

U n delirio, festoso. Ore 22 virgola 12, Daddy Yankee (El Rey del reggaeton), super scortato, sale sul palco dell'Arena Sant'Elia e il boato del pubblico lo spettina. Pare che non si aspettasse una marea umana di queste dimensioni, qui in questa Cagliari, che lo attendeva dalle 14 del pomeriggio in ordinatissime file. Loro urlano e lui capisce che deve ricambiare come si è d'obbligo e allora giù, via con il primo brano.
L'impianto vibra, spara i bassi: platea e gradinate si infiammano. Non c'è un posto libero né in platea figurarsi sulle gradinate. Ma non c'è posto neppure fuori dal recinto, sui cavalcavia, sul lungomare Sant'Elia. Danza il corpo di ballo sul palcoscenico, il dj spinge la batteria e fra le prime file svengono (soprattutto ragazzine) a mazzi. Ma grazie all'organizzazione tutto è impeccabile e nessuna resta a terra. Braccia forti, barelle: chi cede per il gran caldo, l'attesa, l'emozione, viene portato nella tenda medica. Qui viene asssitito, flebo, zuccheri, riposo.
Intanto la musica va e tutti, ma proprio tutti, sanno ogni sillaba di ogni canzone. Yankee, vecchia volpe, lo capisce ed esagera sapendo di poter esagerare tanto che Lo que paso, paso non la canta neppure, non alza il microfono al cielo per far capire che sarà il pubblico a doverla intonare perché la marea umana che lo circonda sta già cantando da sola e da sola concluderà il brano.
In scaletta ci sono i pezzi del suo primo periodo, quello più hip hop, e quelli più melodici da pista da ballo estiva. Fuochi e fumi, balli e cori. Tubi colorati che si muovono al ritmo, luci di telefonini che disegnano coreografie.
Che pubblico questo pubblico che fa cadere pregiudizi di chi, arrivando lì, molti pregiudizi aveva. Il primo a cadere è che il popolo del reggaeton è fatto da ragazzotti poco raffinati (anzi cafoncelli) in sella a una machinetta che va a propulsione audio e non a benzina.
E invece, no, quel prototipo ieri notte rappresentava (esagerando) il 5% di un'umanità mista. C'erano gli infermieri e i medici che vedi seri e compiti al Brotzu, l'insegnante che fa ripetizione di Latino ai tuoi figli, la studendessa di Giurispudenza, la promoter culturale pretenziosa, le famiglie: mamma, babbo, figlia e pure lo spirito santo, che in questo caso è Daddy Yankee che li tiene uniti il venerdì sera quando vanno alla scuola di ballo latino americana.
Una grandissima festa. Perfettamente organizzata. Chapeau anche da parte di chi soffre di orticaria quando sente il reggaeton.
Francesco Abate