Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tinte forti ed espressive

Fonte: L'Unione Sarda
1 giugno 2009

Prime lirica. “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci” conquistano il pubblico cagliaritano

Canio e Nedda i cantanti più convincenti

Le gonne colorate delle ragazze, in quello che dovrebbe essere un paesino siciliano di fine Ottocento, e quei fidanzatini che si sbaciucchiano sulle scale della chiesa, fanno capire che questa edizione di Cavalleria rusticana ha scartato la possibilità di inserirsi nella rassicurante strada della consuetudine. La verosimiglianza, seppur da cartolina, che tanto colpì il pubblico dell'Italia fin de siècle, quando il giovane Mascagni presentò la sua opera a Roma, non è considerata un elemento importante nell'allestimento prodotto dal Massimo di Palermo, presentato a Cagliari venerdì al Comunale. Serpeggia qualche perplessità ma le romanze più belle sono tutte lì a strappare applausi e accendere gli animi. A iniziare dalla presentazione di Alfio con il suo "Il cavallo scalpita", o il grande affresco corale della processione di Pasqua, o ancora il sempre commovente "Voi lo sapete, o mamma". È soprattutto la parte "privata", dei sentimenti affidati alle voci, a dare carattere all'opera. Come nei confronti concitati, ricchi di passionalità e belle melodie. Qui Alfio (Gevorg Hakobyan) ha toni sinceri anche se non proprio cupi. Francesco Anile-Turiddu si trova più a suo agio negli aspetti melodico-patetici piuttosto che nelle manifestazioni di potenza. Efficaci e incisive le signore. Cinzia De Mola (Mamma Lucia) e Sarah Maria Punga (Lola), fino all'interpretazione bella e coinvolgente della Santuzza di Ildiko Komlosi. L'orchestra del Lirico, diretta da Marko Letonja, dà la misura del dramma calcando la mano sui toni accesi, spingendo il volume di suono con enfasi durante i concitati sviluppi della narrazione. Toccando tutte le corde espressive e arrivando a dare il massimo nel delicato interludio. E il Coro di Cagliari trova suoni pieni nell'affresco sonoro imbastito con Turiddu in "Viva il vino spumeggiante". Mentre pian piano la musica prende il sopravvento, anche il pubblico si lascia coinvolgere e dopo i primi timidi applausi si lascia andare al consenso pieno nel finale.
Uscire fuori dagli schemi, conservando credibilità, riesce meglio nei Pagliacci . Eccoci quindi in una scena anni '50 che non conserva niente dell'ambientazione calabra del dramma di Leoncavallo, ma che pure non trascura gli elementi veristi. Magari rendendo espliciti i riferimenti erotici e spingendo i toni truci. Grazie soprattutto a una compagnia di canto di voci tutte belle, che imprimono una cifra espressiva forte e coerente. A partire da Gevorg Hakobyan che, svestiti gli abiti di Alfio, indossa quelli di Tonio. E soprattutto da Nedda-Amarilli Nizza, attrice convincente oltre che cantante dalla voce flessuosa. Fino a Piero Giuliacci che è il Canio che proprio ti aspetti, capace di riflettere nella voce tutti gli aspetti di un personaggio appassionato e spietato. Un quadro che si completa con la potenza espressiva del coro e dell'orchestra. Certo è difficile competere con l'orecchiabile freschezza di Cavalleria . Eppure, alla fine è Pagliacci a lasciare il segno più deciso alla serata, con gli acuti che si spingono fino allo spasimo, si trasformano in grido rauco nel crescendo del dramma. Sino a quando con tono crudo Canio decreta: "La commedia è finita!" E gli applausi arrivano tanti e meritati sulla scena che si chiude.
GRECA PIRAS

31/05/2009