Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Qui tutto è cambiato»

Fonte: L'Unione Sarda
29 maggio 2017

LE VOCI. Qualche riserva sulla completa pedonalizzazione del quartiere

 

 

I residenti chiedono infopoint e spazi per i giovani

 


«Della Stampace vera resta solo Sant'Efisio», dicono con amarezza gli stampacini storici. Quelli nati e cresciuti tra quelle viuzze dove un tempo si arrostiva all'aperto. E d'inviti non c'era bisogno, «perché ci conoscevamo tutti, eravamo come una grande famiglia». Ma i tempi sono evidentemente cambiati. E con loro il volto del rione.
LELLO E IL MARKET «Sono e mi sento uno stampacino doc. Sono nato qui e forse sono stato persino concepito tra queste mura», scherza Antonello Lai, titolare del negozio d'alimentari aperto nel 1964. «La gente del quartiere non c'è più, ora per strada praticamente si vedono solo studenti e una miriade d'insegne di bed&breakfast . Da quando hanno chiuso il Corso non passa praticamente più nessuno, dei negozi storici qui in via Azuni restiamo in pochi, prima c'erano l'ottico, il falegname, il barbiere, la merceria, la macelleria. Tutte attività scomparse», dice con amarezza. Alla cassa c'è nonna Delia, anche lei stampacina. Sull'età è irremovibile: «Ah, no, non gliela dico». E sul quartiere: «Guardi, della Stampace di un tempo rimane solo Sant'Efisio». Che comunque è una gran cosa.
IL SARTO DEL RIONE Origini napoletane e cuore stampacino, Vittorio D'Angelo, dal '71 è il sarto del quartiere. «La cosa più grave è che abbiano distrutto la Gioc, e a seguire tante altre belle tradizioni che costituivano l'anima del quartiere». E non è certo l'unico a rimpiangere la Gioventù italiana operaia cattolica, nata dalle ceneri della guerra, quando un gruppo di abitanti pensò che per ripartire fosse necessario stare uniti. Lo fecero fondando la Gioc, nella chiesetta di Santa Restituta, che poi furono costretti a restituire alla Curia.
NOSTALGIA «Vorrei tornare indietro nel tempo, quando nel quartiere eravamo tutti una grande famiglia», ricorda Renato Sarais, prossimo agli ottantaquattro anni e figlio dell'ex calzolaio che un tempo lavorava in via Sant'Efisio. «Si stava per strada, andavamo nelle piazzette a giocare con le palle ricavate dalle calze di nylon. Le rubavo a mia madre, sperando che buttasse anche l'altra», ammette. «Sa, credo che chiunque sia nato qui ci abbia lasciato il cuore. Pensi che io mi sono trasferito in un'altra zona, ma ogni mattina vengo qui. A trovare gli amici di un tempo e a respirare l'aria che solo tra queste stradine si respira».
NEW ENTRY Salvatore D'Angelo è uno degli ultimi arrivati nel rione delle chiese. Nel 2008 ha aperto un negozio di produzioni video in via Azuni, qualche vetrina e portone più in la della sartoria dello zio (Vittorio). «Beh, suppongo che i problemi di Stampace siano identici a quelli di tutti i quartieri storici», osserva. «Si risente della mancanza di parcheggi, dell'assenza di un infopoint e di indicazioni che aiutino i turisti a scoprire le bellezze del quartiere. E c'è anche un problema alle condotte davanti alla chiesa di Sant'Anna», dice dopo essersi preso qualche istante per far mente locale. «Credo che il modo giusto per rilanciare Stampace possa essere la pedonalizzazione, chiaramente a patto che prima realizzino i posteggi di Cammino Nuovo. Così facendo si potrebbe anche pensare di procedere con una sorta di localizzazione delle attività artigianali, magari creando una rete tra i vari titolari».
TRE GENERAZIONI «Stampacino da tre generazioni», dice con evidente orgoglio Andrea Loi, 53 anni, confratello. «Manca la parte popolare, che forse era il vero cuore del quartiere. Ricordo quando si arrostiva per strada e tutti erano invitati, e gli anziani che la sera si ritrovavano nelle piazzette e ci raccontavano della guerra. Tutte cose che purtroppo si sono perse da tempo», spiega. «Forse l'elemento che pesa più di ogni altro è la mancanza di un punto di ritrovo per i giovani. Che certo, non sono più quelli di una volta, ma magari proprio attraverso loro si potrebbe far rivivere una parte del passato».
I CONFRATELLI La pedonalizzazione annunciata dal Comune fa discutere. «Chiaramente sarebbe impensabile senza prima aver creato parcheggi per residenti e non», sentenzia Mauro Corona. «Io non vivo a Stampace, ma dovendo venire qui, dove lascio la macchina?». Giovanni Melis propone «una pedonalizzazione parziale». Ma alla fine si torna sempre lì: «Manca la Gioc, e tutto ciò che le era collegato».
Sara Marci