Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un futuro per il dopo-Fiera

Fonte: L'Unione Sarda
15 maggio 2017

Camera di commercio, Regione e Città metropolitana discutono sul futuro dell'area

 

Fioccano le proposte sulla destinazione dell'area espositiva 

 

Un'area di 12 ettari nel cuore della città, con edifici (fatiscenti) per circa cinquemila metri quadri: padiglioni, capannoni e un centro congressi piuttosto malandati, asfalto deteriorato, erbacce e, soprattutto, cancelli chiusi per gran parte dell'anno. E sì che, oltre barriera invalicabile rappresentata dall'ultimo tratto di Asse mediano (viale Salvatore Ferrara), a due passi c'è il mare, col porticciolo della Marina di Sant'Elmo. È il quartiere fieristico: dopo 70 anni, la Fiera campionaria che vi veniva ospitata è entrata in crisi, come gran parte delle esposizioni di quel tipo in Italia, e il futuro è tutto da disegnare. Da tre mesi, su invito del presidente della Camera di commercio Maurizio De Pascale, ne stanno discutendo l'ente che associa le imprese del territorio e ha sempre organizzato la Fiera campionaria, la Regione e la Città metropolitana: «Il dialogo - ribadisce De Pascale - è ininterrotto». L'incontro più recente una decina di giorni fa.
OPPORTUNITÀ Una ridefinizione dell'uso di quei dodici ettari, per l'assetto della città, è cruciale. Ninni Pillai, ingegnere, dirigente del settore opere pubbliche e infrastrutture dell'Università di Cagliari, ne riassume così i termini: «Potrebbe essere, a distanza di cento anni, quello che rappresentò per Cagliari la via Roma». Una dichiarazione riportata in un opuscolo intitolato “Idee per la Fiera” e realizzato dai Riformatori sardi, che hanno intervistato sull'argomento una settantina di personalità: ingegneri, come Pillai, architetti, urbanisti, giornalisti, avvocati, imprenditori, tutti riuniti in una trentina di pagine. «È curioso - ragiona il deputato Pierpaolo Vargiu - che una città in cui settemila persone, l'anno scorso, hanno votato sul colore del tartan del lungomare Poetto poi non si interroghi sugli asset essenziali per il futuro della città».
LE PROPOSTE Gli intervistati sono stati generosi: fioccano idee, riflessioni, suggerimenti. C'è chi difende la vocazione espositiva dell'area, magari ripensata in termini specifici: fiere di nautica, artigianato, agricoltura, purché rappresentative della realtà sarda. Molti propongono invece di fare di quei 12 ettari il perno di una cittadella dello sport, o un polo della nautica (qualcuno suggerisce un canale che arrivi all'interno dell'area Fiera), o un campus universitario (a vocazione turistico-manageriale), o una struttura polivalente (per spettacoli, congressi, sport). Altri ipotizzano soluzioni residenziali, dal quartiere eco-compatibile al resort turistico in città, e non manca chi lancia l'allarme e dice no a nuove cubature. Divisioni nette anche sulla natura pubblica o privata della gestione.
DE PASCALE Il dibattito, insomma, è aperto e vivace. E potrebbe essere destinato a proseguire: «Mi piacerebbe molto una discussione pubblica», sorride De Pascale. «Anch'io sogno un collegamento con il mare». Occhio, però a dare per morta la Fiera: «L'esposizione di due settimane fa ha dato riscontri superiori alle aspettative: 150mila visitatori in quattro giorni, e un centinaio di espositori molto soddisfatti dei risultati. Mi spiace solo che gli artigiani non ci abbiano creduto». Insomma, la vocazione espositiva è tutt'altro che archiviata: «Con un accordo più ampio, si può puntare a una fiera che non sia più la vecchia internazionale campionaria ma un'esposizione di prodotti della Sardegna, e sull'attività congressuale e convegnistica: da questo punto di vista, avremo un maggio e un giugno molto intensi, con tante richieste». Certo, però, il quartiere, così com'è non è più presentabile: «Servono interventi infrastrutturali importanti, finanziati con fondi europei. E, ovviamente, più verde».
Marco Noce