Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Auschwitz ti resta per sempre» Il racconto di Alberto Israel ai ragazzi: diffidate degli estremismi

Fonte: L'Unione Sarda
11 maggio 2017

Nelle scuole il dramma da sopravvissuto al lager: ammutoliti ottocento studenti cagliaritani «Auschwitz ti resta per sempre» Il racconto di Alberto Israel ai ragazzi: diffidate degli estremismi 

«Possono tornare gli orrori del nazifascismo?» La domanda di una studentessa è stata seguita da qualche attimo di silenzio e attesa. «La verità è che ho paura di sì. Questo periodo mi ricorda gli anni tra il '33 e il '35, con le stesse manifestazioni, gli stessi percorsi politici». Alberto Israel, 90 anni ad agosto, ha fatto gelare il sangue ai quasi 800 studenti che ieri mattina al Teatro Massimo hanno ascoltato il lucido racconto della sua esperienza ad Auschwitz.
GLI SPETTRI I suoi incubi non appartengono al passato, vede di nuovo quegli spettri aggirarsi per l'Europa. «Sono i ragazzi che scelgono e votano i deputati, non votate per qualcuno perché siete arrabbiati con un altro: Hitler è stato eletto democraticamente e sapevano tutti che era pazzo. Basta un matto al governo e tutto può succedere di nuovo», ha detto ai ragazzi invitandoli a non abbassare la guardia. «Scegliete governi democratici, non votate per estremisti di destra o di sinistra: dove non c'è la democrazia tutto diventa pericoloso. In tal caso fate le valigie e andatevene: non c'è scelta».
LA PLATEA DI RAGAZZI Agli studenti del liceo Motzo di Quartu, che hanno ascoltato per ore il suo dramma raccontato nei dettagli più crudi, ha rivolto un altro invito: «Difendete la democrazia e finite gli studi, non lasciateli a metà come purtroppo sono stato costretto a fare io. Che tu voglia fare l'avvocato, il medico o il falegname o il muratore vale lo stesso: non fermarti solo al trovare da lavorare, studia per quello che hai scelto. Così avrai sempre cognizione di causa».
L'INCUBO DEI LAGER Dopo la proiezione di un documentario sul campo di concentramento polacco dove Alberto Israel è stato deportato nell'agosto del 1944 è stato lui a trasformare le immagini in realtà nella testa dei ragazzi. Non una lezione di storia ma un crudo racconto di vita vissuta. Un percorso graduale da quando è cominciata la deportazione di tutta la sua comunità ebraica di Rodi. «All'inizio i tedeschi si comportavano in modo normale, non ci dicevano nulla di quello che ci aspettava. Durante il viaggio verso la Grecia e poi in treno verso Auschwitz c'è stata una graduale e costante disumanizzazione». Questa è stata la parola che Alberto Israel ha ripetuto più volte agli studenti, una disumanizzazione che ha travolto vittime e carnefici. «Neonati vivi nei forni, donne incinte buttate per terra con SS che saltavano sulla pancia per farle partorire, persone uccise con ogni scusa. Abbiamo visto bestialità di tutti i tipi: non potevano che essere drogati, gli essere umani non si comporterebbero mai così neanche con un cane».
STUDENTI AMMUTOLITI La tensione tra gli studenti era palpabile, ascoltare i racconti di un novantenne che ancora si commuove nel rivivere quei momenti è un pugno allo stomaco, un segno indelebile come il 7394 che i nazisti gli hanno tatuato sul braccio quando aveva 17 anni. Quei numeri scuri mostrati sull'avambraccio hanno gelato il teatro. Tante le domande dei ragazzi, incuriositi da come abbia fatto a rinascere dopo quell'esperienza in cui ha perso genitori e fratelli. «Io Auschwitz l'ho lasciata, ma è Auschwitz che non ti lascia. Vivo ancora gli incubi, mia moglie mi sente ancora urlare in tedesco in piena notte. Lei non è mai andata ad Auschwitz e io non ne ho parlato coi miei figli. Il più grande sogno per me era che crescessero senza sapere cosa è potuto accadere, ma ora mi impegno perché i ragazzi sappiano a cosa si può arrivare. Devono fare in modo che tutto questo non succeda mai più»
Marcello Zasso