Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Giovani e donne, la fragilità dell’isola

Fonte: La Nuova Sardegna
26 maggio 2009

MARTEDÌ, 26 MAGGIO 2009

Pagina 1 - Cagliari

RICERCA SULLA POVERTÀ



I risultati di uno studio sull’emergenza economica della sociologa Aide Esu




CAGLIARI. Una società fragile e vulnerabile. E’ la fotografia della Sardegna quando non si inquadrano esclusivamente villaggi turistici e alberghi a cinque stelle, ma si zoomma sulla borsa della spesa delle persone, sulla funzionalità delle case, dei servizi sociali, soprattutto sulla storia di diplomati e laureati senza lavoro, di padri di famiglia “rottamati” a 50 anni d’età, sulle acrobazie familiari per sbarcare la terza settimana del mese. La povertà lascia il segno e non può essere diversamente, giacchè ormai - dicono le statistiche ufficiali - nell’isola la quota di famiglie povere e a rischio povertà si attesta al 26,5% per un totale di 154.500 nuclei familiari. Numeri ricavati puntando l’obiettivo su reddito e consumi, ma anche sul deficit monetario e sulla distanza delle famiglie sarde dalla linea di povertà. E’ stato calcolato che nel 2002 quasi il 50% delle famiglie povere isolane aveva bisogno ogni mese di almeno 200 euro per raggiungere la soglia della povertà. Una percentuale probabilmente cresciuta di pari passo con i numeri del malessere: incidenza della povertà relativa a quota 22,9%, disoccupazione pari al 12,2%, tassi di irregolarità nel mercato del lavoro vicini al 21%; ammortizzatori sociali schizzati a livelli altissimi (ore di Cig ordinaria aumentate del 500%).
Le cause della povertà individuali e poi familiari non sono deterministicamente prodotte dalla storia e dalla geografia e neppure si ritrovano nel Dna individuale. “Reddito insufficiente e periodo di disoccupazione sono i fattori che esercitano il peso più rilevante - scrive Aide Esu docente di Sociologia Politica nel nostro Ateneo, autrice di uno studio sulle dimensioni della povertà nell’isola, che sarà presentato dopodomani a “Scienze Politiche (ore 17) - anche se in misura differente tra maschi e femmine. Per queste ultime, infatti, il motivo principale delle difficoltà economiche permane il reddito insufficiente, segno della accentuata vulnerabilità femminile, per i maschi è invece la perdita del lavoro a costituire la discriminante primaria”. Tra 15 e 29 anni la causa principale della crisi è la disoccupazione (63,7%). Scende a 36, 4% tra 30 e 44 anni, ma comunque rimane oltre il 20% anche con l’avanzare dell’età: del lavoro, dunque, non si può fare a meno neppure quando la carta d’identità punta in alto. A star peggio come sempre sono le persone meno attrezzate culturalmente: oltre il 70 per cento dei senza titolo o solamente con la licenza elementare. L’emergenza economica ha coinvolto - secondo l’Indagine multiscopo Istat del 2002 - il 10,%% dei laureati e il 10,2% dei diplomati. Problemi economici non passeggeri destabilizzano un terzo della popolazione isolana, media borghesia compresa”. La frequenza delle difficoltà testimonia - dice Aide Esu - dei vincoli strutturali del mercato del lavoro isolano e la permanenza dello stato di disoccupazione associato a un’elevata frequenza di reddito insufficiente”. Malattia, morte, separazioni e divorzi, quindi spese in più, non solo accentuano ma ripetono le emergenze economiche.
La ricerca scientifica conferma, dunque, le ripetute diagnosi sindacali: “Quella sarda è una società fragile per un problema di occupazione giovanile e femminile. Purtroppo - aggiunge Aide Esu - la vulnerabilità cresce anche perché non si vede una politica organica di lotta all’esclusione sociale”. Bisogna intervenire. Ma come? “Con un atto programmatorio - spiega la docente - che tenga conto di tutte le vulnerabilità e individui per ogni tipologia interventi e politiche specifici. Non fermiamoci al singolo dato. E’ importante rimuovere le ragioni profonde della povertà, lavorando sul potenziamento delle possibilità e delle capacità delle persone. Dove c’è analfabetismo si porti cultura; dove manca professionalità si introducano arti e mestieri specialistici; dove la povertà è grande ma la voglia di fare è tanta si arrivi col microcredito e l’incentivo all’impresa”. L’Unione europea ha proclamato il 2010 anno della lotta alla povertà - in Europa sono 75 milioni i “sans argents” - e si prevedono interventi comunitari a largo raggio. Un’occasione da non perdere.
Mario Girau