Rassegna Stampa

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361^ Festa di Sant'Efisio, via alla grande festa che riunisce l'Isola

Fonte: web Castedduonline.it
2 maggio 2017

 

Autore: Redazione Casteddu Online il 01/05/2017 10:03

 


Entrano nel vivo i festeggiamenti di Sant'Efisio, martire-guerriero del II secolo, antico protettore della città e della Sardegna. È la festa che, più di ogni altra, rinsalda il legame ultra secolare tra la Cagliari civile e quella religiosa ed è, da 361 anni, occasione di riflessione e memoria sulle origini della comunità cittadina, capace di rinsaldare i suoi legami e, come una sorta di punteggiatura, scandire il racconto e le biografie di quanti vi partecipano, cagliaritani e no.


Testimonianza del legame, che risale al periodo a cavallo tra la prima età moderna e quella dell'antico regime, al 1657 quindi, si ripete annualmente con una cerimonia solenne la Festa di Sant’Efisio, il Pellegrinaggio da Cagliari al luogo del martirio del Santo e i riti di scioglimento del Voto voluto dalla Municipalità di Cagliari, dal momento che secondo la tradizione lo stesso ha più volte salvato la città dalla peste, ma anche da svariate invasioni nemiche.

Ogni 1° di maggio, quindi, i fedeli accompagnano il Santo in questa processione, ripercorrendo il tragitto che giunge dal carcere in cui venne imprigionato al luogo del martirio a Nora (dove morì decapitato nel 303 d.c.), per poi tornare alla sua Chiesa di Stampace, il 4 maggio entro la mezzanotte. La festa che dura quattro giorni, è l'unica che compie un percorso senza soste, se non durante notte. Ma anche l'unica capace di unire gli uomini e le donne di quella che da tanti è stata definita “Isola continente", per le grandi differenze culturali, sociali ed economiche presenti al suo interno. Sono infatti ben 120, circa uno su tre, i Comuni rappresentati alla 361^ Festa di Sant'Efisio, con 89 associazioni di devoti in abito tradizionale.

Inizialmente si trattava solo una piccola processione che accompagnava il Santo a Nora. Vi partecipavano i confratelli e le consorelle, alcuni miliziani, lo storico AlterNos, i fedeli. Dopo la liberazione dalla peste, la popolazione cagliaritana si è sempre più affezionata al martire guerriero, facendo diventare la sua festa un evento civile e religioso. Si sono così pian piano aggiunti i cavalieri, i gruppi in costume provenienti da tutta la Sardegna e i carri, i suonatori, i cori.

E dunque quest'anno sfilano migliaia di persone, in rappresentanza anche delle 29 subregioni storiche della Sardegna (Anglona, Arburense, Barbagia di Belvì. Nuoro, Ollolai e Seulo, Barigadu, Baronie, Capidano di Cagliari e Oristano, Gallura, Gerrei, Goceano, Guilcer, Iglesiente, Logudoro, Mandrolisa, Marghine, Marmilla, Meilogu, Montiferru, Ogliastra, Parteolla, Romangia, sarcidano, Sarrabus, Sulcis, Trexenda e infine Turritano).

Ad aprire il corteo sono però le 19 di "tracas" antichi carri trainati da buoi, addobbati con i prodotti dei campi, gli utensili della casa e i prodotti tipici della gastronomia sarda, con a bordo 228 tra uomini, donne e bambini, anche loro in abito tradizionale. Seguono i gruppi in costume, circa 3mila  devoti, a piedi, che recitano o cantano le preghiere della tradizione religiosa isolana. Dietro i costumi ci sono 199 cavalieri: quelli "campidanesi" fanno da apripista, seguiti dalle 56 “giacche rosse” dei miliziani, la scorta armata di “Efisio”.

A mezzogiorno, finita la messa, il Santo esce dalla sua chiesetta di Stampace. E dentro un cocchio dorato trainato da una coppia di buoi, accompagnato da un lungo corteo, attraversa le principali strade del centro storico cittadino. L’itinerario parte quindi dalla chiesa e laciata la via Sant'Efisio si snoda attraverso la via Azuni, la piazza Yenne, il corso Vittorio Emmanuele II, scende nella via Sassari, percorre il giro della piazza Del Carmine, la via Crispi, la via Angioy, il largo Carlo Felice ed infine la via Roma. A precedere il passaggio del simulacro è la "Guardiania", corpo scelto dei confratelli a cavallo.

A seguire l'AlterNos. Impersonato dal giovane consigliere comunale Fabrizio Salvatore Marcello, in origine rappresentava il viceré. Oggi fa le veci del sindaco, da cui è stato indicato all'inizio di marzo, per tutti i quattro giorni della festa. In frac vestito è scortato da due “mazzieri” del Comune in livrea del Seicento, con al collo il “Toson d’oro” (onorificenza militare data alla città di Cagliari dall’allora re di Spagna Carlo II nel 1679). A far da colonna sonora le note antiche delle "launeddas", tipico strumento a fiato sardo.

Giunto in una via Roma infiorata, secondo il rito de "Sa ramadura", di fronte al Municipio il cocchio del santo viene acclamato dalla gente che ogni anno s'affolla sempre di più. E salutato dalle sirene delle navi in porto attraversa il ponte della Scafa. Fatta una breve tappa a Giorgino, passando per La Maddalena, Su Loi, Sarroch, Frutti D’Oro, raggiunge Villa D’Orri, in cui viene celebrata la messa solenne.

La prima notte la processione si ferma quindi a Sarroch, per poi proseguire a Villa San Pietro e giungere a Nora: è qui, nella chiesetta a ridosso della spiaggia che, il 2 maggio, si celebra la messa. Il giorno successivo, il 3, il simulacro del Santo rimane esposto alla devozione dei fedeli. Lungo tutto il cammino, ovunque si ripetono feste e celebrazioni religiose dove tutti sono invitati, nel segno dell'accoglienza, della convivialità e dell'ospitalità. Il 4 maggio Sant'Efisio riprende la strada di “casa” per far rientro a tarda sera, fra migliaia di persone, fa rientro nella chiesetta stampacina, per stare vicino ai suoi “protetti”. Il simulacro del Santo rimane esposto alla devozione dei fedeli nel cocchio fino al 25 maggio, poi tornerà nella sua nicchia.