Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Affondo sulla movida, scontro Zedda-Regione

Fonte: L'Unione Sarda
3 aprile 2017

La chiusura anticipata dei locali. Il sindaco: «Grave danno»

 

 

Basta con cene all'aperto, musica e chiacchiere davanti ai locali fino tarda ora. La Movida in centro a Cagliari rischia di chiudere bottega. Per ridurre un inquinamento acustico che nei quartieri Marina e Stampace «supera» da anni «i limiti di legge» impedendo ai residenti di dormire, il “Tavolo tecnico” tra Regione, Provincia, Arpas, prefettura e polizia municipale (e anche Comune) ha stabilito che «tavoli, sedie e tutti gli arredi» all'esterno di ristoranti, bar e pub vadano ritirati entro mezzanotte. In estate entro l'una il venerdì, sabato e giorni di festa. Provvedimento «necessario» in quanto «l'interesse prioritario» è «la salvaguardia delle salute dei cittadini esasperati da anni di notti insonni».
POLEMICA La decisione ha scatenato la polemica tra il sindaco Massimo Zedda e la Regione. Il primo cittadino paventa un grave «danno economico» legato alla possibile «chiusura di centinaia di attività e la perdita di tantissimi posti di lavoro», giudica «inopportuno» che l'amministrazione regionale «arrivi a determinare persino gli orari di utilizzo degli spazi all'aperto per ombrelloni, sedie e tavolini» e insiste per la «modifica» degli orari. Donatella Spano, assessora regionale all'Ambiente, sostiene invece si trattasse solo di «suggerimenti per rientrare nella norma, non certamente perentorie prescrizioni», e spiega che «non è nostra volontà mettere in difficoltà le attività commerciali o in discussione i posti di lavoro. Martedì incontrerò i rappresentanti delle associazioni di categoria per un confronto». Zedda però parla di «prescrizioni», che tuttavia «apprendo solo oggi possano essere riviste. Lunedì chiederò un incontro col governatore Francesco Pigliaru». Nel mezzo c'è il comitato cittadino “Rumore no grazie”, 250 abitanti promotori di una battaglia legale e della richiesta di commissariamento del Comune «inadempiente», secondo il presidente Enrico Marras, nella predisposizione dei Piani di risanamento acustico.
«IMPOSSIBILE DORMIRE» La diatriba è di vecchia data e abbraccia anche tre anni di rilevamenti acustici privati e 3 mila misurazioni fonometriche dell'Arpas (2013 e 2014), d'accordo nel rilevare valori di rumore troppo alti. Erano seguiti una causa al Tar, l'ordine al Comune da parte della Regione di adottare un piano di risanamento acustico e le richieste di intervento del comitato: «Impossibile dormire, i limiti superano ampiamente il valore di attenzione che segnala la presenza di un potenziale rischio per la salute umana e per l'ambiente».
IL TAVOLO Alla ricerca di una soluzione, viene convocato un primo Tavolo tecnico nel 2016. Alla proposta di chiudere entro mezzanotte, Zedda chiede siano rivisti gli orari: gli stessi commercianti, «fonte di lavoro e maggiore sicurezza nel quartiere, sono disponibili a tenere sotto controllo i clienti». Nella successiva riunione (gennaio 2017) l'assessora comunale Marzia Cillocu, pur ammettendo che «la situazione» è «sfuggita» al «controllo», insiste sulla richiesta. Ma la dirigente regionale Donatella Manca (assessorato all'Ambiente) richiamando tutti «all'assunzione di responsabilità» sulla «mancata adozione delle misure urgenti» nonostante «una situazione di rischio sanitario accertata dall'Arpas», spiega che il «rispetto degli orari» è «imprescindibile e urgente» perché «l'interesse prioritario» è «la salvaguardia delle salute dei cittadini». I «valori limite e il rumore prodotto» dai clienti dei locali «seduti nei tavolini» all'aperto «sono incompatibili», e gli orari previsti dal Tavolo sono «già ampiamente tolleranti» coi gestori: per legge il rumore deve calare «dalle 22».
IL SINDACO Zedda due giorni fa replica, in una lettera alla Regione: «Devo pormi anche le ragioni di chi alla Marina e Stampace lavora, fatto non scontato in un contesto lavorativo generale molto difficoltoso». Coi locali «sono spariti» gli «episodi di criminalità negli anni '80 e '90» grazie al «positivo afflusso di cittadini e turisti». In ogni caso se la richiesta di riconsiderare gli orari non sarà accolta «provvederò a firmare l'ordinanza, pur consapevole delle inevitabili conseguenze negative sulle attività commerciali». I tempi dovrebbero essere brevi.
Andrea Manunza