Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quanto costa (non) salvare un'atmosfera

Fonte: L'Unione Sarda
21 maggio 2009

il futuro di tuvixeddu

di Franco Meloni *

Il colle di Tuvixeddu è stato oggetto fin dagli anni Venti del '900 di uno sfruttamento industriale per la produzione di cemento e calce, bloccata solo con il piano regolatore Mandolesi del '64, che ha concesso all'intero comparto le volumetrie da realizzarsi sui due lati della via Is Maglias.
A seguito di una sorta di esproprio proletario da parte del Comune e dopo un contenzioso giudiziario lunghissimo che lo ha visto soccombere, è stato merito del sindaco Delogu aver trovato una soluzione con l'accordo di programma stipulato nel 2000 con la società Coimpresa (che fa capo a Gualtiero Cualbu), che ha concesso una certa edificabilità ma ridotto drasticamente le volumetrie in gioco. Contestualmente il Comune ha acquisito gratuitamente un imponente parco archeologico e una strada, parte in galleria, che avrebbe consentito di scavalcare tutta la zona per connettersi direttamente alla viabilità proveniente dall'aeroporto. A questo punto interviene la giunta Soru che con diversi provvedimenti, tutti finalizzati a imporre nella zona vincoli paesistici in contrasto con l'accordo di programma, dà il via a un nuovo contenzioso che si conclude in tutte le sedi adite con la chiara e indiscutibile sconfitta della Regione. Pertanto oggi il privato, dopo un blocco di quasi tre anni, può concludere i lavori del parco e della strada nonché costruire i volumi consentitigli dall'accordo e chiedere, sussistendone i presupposti, il risarcimento dei danni subiti per l'illegittima interruzione dei lavori.
Quanto fin qui sintetizzato non dà conto dei risvolti emozionali e pubblici della vicenda con manifestazioni pro e contro le parti in causa, polemiche furibonde, interventi della Procura, delle associazioni ambientaliste per "salvare" Tuvixeddu. Nei giorni scorsi l'onorevole Maninchedda ha lanciato sul suo sito l'idea di acquistare dalla società Coimpresa le aree interessate per cinquanta milioni.
L'iniziativa ha attirato l'attenzione di tutti: gli ambientalisti (che sperano di evitare qualsiasi costruzione nella zona), l'imprenditore Cualbu (che, forse stremato, ha aperto - cautamente per la verità - alla possibilità di vendere), nonché diverse forze politiche che si sono pronunciate sulla proposta dell'esponente sardista.
Voglio dire forte e chiaro che ritengo che questa ipotesi non debba essere percorsa: l'accordo di programma esiste, è valido ed efficace, è stato riconosciuto tale dai giudici, consente all'impresa di costruire e garantisce la tutela del paesaggio e del patrimonio archeologico della zona. Infatti, si tratta di un accordo che consente: alla città di venire in possesso di un grande parco archeologico e di uno naturale, entrambi realizzati a cura di un privato imprenditore e senza spendere risorse pubbliche; di porre riparo a un vergognoso degrado cinquantennale di una zona al centro della città, abbandonata e pressoché totalmente depredata nel corso degli anni nell'indifferenza di amministrazioni comunali e regionali nonché delle associazioni ambientaliste che, solo ora, si agitano e si dimenano, invocando la protezione del Comune, della Regione, del governo e dell'Unesco; di realizzare una strada che è a dir poco vitale per la qualità di vita dei cagliaritani e per la riduzione dell'inquinamento dovuto alla circolazione stradale intraurbana: basti pensare che buona parte del traffico sulla direttrice Cadello-San Paolo, che oggi intasa quotidianamente i viali Merello e sant'Avendrace, verrebbe dirottata sulla nuova arteria che consentirebbe un flusso di auto più veloce e sicuro. L'accordo inoltre autorizza il privato, "in cambio" di quanto sopra, a realizzare edifici sul colle di Tuvumannu e sul lato del colle di Tuvixeddu che affianca la via Is Maglias e sul quale, come accertato anche dai giudici amministrativi, non esiste nulla da salvare sotto il profilo archeologico.
A me pare che la società Coimpresa, avendo vinto tutte le cause che la opponevano alla Regione e avendo tutelato fino allo stremo quell'accordo, ora lo debba realizzare, senza bisogno di ulteriori interventi della mano pubblica le cui risorse ben potranno essere destinate ad altro. Un caro amico, strenuo difensore del colle e delle politiche del precedente esecutivo regionale, alla domanda sul perché ritenesse necessario spendere tanto danaro pubblico per difendere una parte della città dove è acclarato non ci sia più niente di pregevole mi ha risposto: «Per salvare l'atmosfera del luogo», qualunque cosa ciò significhi.
Bene, mi sembra che 50 milioni possiamo spenderli meglio.
* Consigliere regionale
Riformatori - Commisione
urbanistica

21/05/2009