Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Palazzoni, conto alla rovescia Entro due anni parte il trasloco (provvisorio) di 250 famiglie

Fonte: L'Unione Sarda
17 marzo 2017

SANT'ELIA.

Saranno demoliti e ricostruiti gli edifici: al via la fase iniziale del progetto

Palazzoni, conto alla rovescia Entro due anni parte il trasloco (provvisorio) di 250 famiglie 

La rinascita di Sant'Elia è vicina. E non contempla le mezze misure. Si parte con un primo stanziamento da cinquanta milioni di euro e col trasloco di duecentocinquanta famiglie. Destinazione da stabilire e migrazione obbligatoria, per poter consentire alle ruspe di buttar giù i palazzoni popolari Del Favero e rifarli da zero. Una svolta storica, dopo decenni di politica del rattoppo (provvisoria e decisamente antieconomica).
IL PROGETTO «È la fase iniziale di un progetto più ampio destinato a riqualificare il quartiere e a ridurre la pressione all'interno del rione», spiega l'assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda. È partita da lui la proposta - fatta e accolta dalla Giunta - di dare mandato ad Area (l'azienda regionale per l'edilizia abitativa) di stilare una lista di alloggi di transito. Tappa fondamentale per trasformare in realtà l'accordo di programma destinato a cambiare volto al vecchio borgo dei pescatori, «mi riferisco ad abitazioni di transito e temporanee, in cui gli inquilini verranno di volta in volta sistemati per consentire i lavori». Ma «che nessuno parli di deportazione», avverte: «Il complesso Del Favero è talmente compromesso dal punto di vista strutturale che è più conveniente demolirlo rispetto alla manutenzione». E poi c'è il piano di ristrutturazione da dieci milioni di euro, «cinque già spesi, che hanno consentito di sistemare settecento appartamenti, e altri cinque per interventi essenziali». Ma le manovre di restyling vanno oltre: «Gradualmente coinvolgeranno mille e ottocento appartamenti circa, distribuiti tra i vari complessi: Lame, Torri, Anelli». Piano a medio e lungo termine: «Diciamo che in linea di massima l'intervento al Favero dovrebbe partire entro due anni, per gli altri è ancora tutto da stabilire».
AREA In via Cesare Battisti sono già al lavoro. «Stiamo procedendo con l'individuazione degli alloggi di transito», assicura il direttore generale Marco Crucitti. «Quelli attualmente disponibili non sono sicuramente sufficienti a ospitare tutte le famiglie coinvolte, a breve procederemo con una manifestazione di interesse per l'acquisizione di ulteriori immobili», anticipa. «Alcuni saranno a Cagliari, altri all'interno dei comuni della città metropolitana. Si tratta di un'operazione necessaria e non più rimandabile, che darà maggiore dignità al quartiere e ai suoi abitanti, costretti in alloggi non più vivibili. E speriamo anche che riesca ad avere un effetto positivo dal punto di vista sociale».
IL COMUNE Parola a Gianni Chessa, assessore ai Lavori pubblici e da almeno vent'anni fautore della demolizione. «È stata una mia battaglia da sempre, presi come esempio Scampia, sostenendo che a Sant'Elia fosse necessario procedere in quella direzione», ricorda. «Oggi non posso che apprezzare e condividere la decisione di Maninchedda: demolire è necessario. Ci avviamo ad abbattere un complesso abitativo che è giusto definire una vergogna politica, dove le famiglie abitano in case fatiscenti con i muri in cartongesso», osserva. «Chiaramente non si può ancora cantare vittoria: bisogna avere certezza sui tempi e trovare gli appartamenti di transito, il tutto attraverso un percorso condiviso tra Comune, Regione e soprattutto con gli abitanti», sottolinea. «Ben vengano la demolizione e l'iniziativa di Maninchedda, ma il problema sociale non si risolve certo buttando giù e ricostruendo: Sant'Elia ha bisogno anche di servizi, di un ufficio postale, di negozi, di una farmacia e magari anche della guardia medica. E prima ancora della presenza costante delle istituzioni». Intenti assolutamente apprezzabili, e forse un'occasione di riscatto. Dal passato e da un presente dove realtà e pregiudizi sono diventati una cosa sola.
Sara Marci