Rassegna Stampa

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Cagliari, al via la Giovanni Coda Exposition nella sala Search del Comune

Fonte: web cagliaripad.it
17 marzo 2017

 

 


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È  uno  dei  momenti  centrali  della  ventunesima  edizione  del  V-Art  il  festival  internazionale  di immagini  d’autore dedicato  al cinema  indipendente,  la  retrospettiva  che  la  Labor  dedica al  direttore artistico del festival Giovanni Coda.

In mostra i venticinque anni di carriera di Coda, di cui ventuno alla direzione del V-art, verranno sintetizzati in una mostra antologica ospitata a Cagliari nello spazio Search a partire dal 16 marzo (inaugurazione ore 18.30), che metterà in esposizione le più importanti collezioni  fotografiche di  Giovanni  Coda,  tra le  quali vanno evidenziate  “Mexicana”  (reportage  urbano  realizzato  tra  Citta del Messico e Oaxaca) “Bête Noire” (studio fotografico realizzato a Barcellona propedeutico alla realizzazione del film Il Rosa Nudo) e “Passage Poectronique” (opera di grande formato dedicata alla memoria del padre della videoarte italiana Gianni Toti). L’esposizione, che resterà aperta fino
al 6 maggio, è curata dai critici d’arte Roberta Vanali ed Efisio Carbone.

“Era il  1989 quando chiesi ad un’amica di prestarmi la  sua nuovissima videocamera Philips Vhsc per  fare degli  esperimenti  video  usando  come  base  il  testo  di  un  racconto  che  avevo  appesa scritto: Rimane  la  paura  del  dopo.  Quegli  esperimenti  diedero  vita  alla  mia  prima videoinstallazione teatrale dal titolo Ne Varietur che si tenne al Teatro dell’Arco”.Fotografo,  scrittore,  videoartista  e  regista cinematografico  cagliaritano,  Giovanni  Coda,  classe 1964,  ha  all’attivo  47  opere  video,  numerose serie  fotografiche  e  progetti  installativi  esposti  in Italia  e  all’estero.  Vanta  collaborazioni  con  artisti, musicisti  e  scrittori  e  il  suo  primo lungometraggio  “Il  Rosa  Nudo”  è  stato  presentato  alla  70.

Mostra  Internazionale  d’Arte Cinematografica  a  Venezia  come  Evento  Speciale.  Tra  documentario  e videoarte,  l’opera cinematografica è  il  primo  atto  di  una  trilogia  sulla  violenza  di  genere  che ricostruisce  gli  orrori nazisti nei  confronti  degli  omosessuali,  seguita  dal  lungometraggio  premiato  in tutto  il  mondo “Bullied  to  Death”,  lavoro  di  denuncia  sociale  che  affronta  una  tematica particolarmente  forte come  quella  del  bullismo  omofobico,  nello  specifico  il  cyber-bullismo,  reato ancora  oggetto  di studio e non previsto dalla legge. Chiude la trilogia, basata esclusivamente su fatti reali, “La sposanel  vento”,  pellicola  dedicata  al  femminicidio  di  cui  anticiperemo alcuni  scatti  nel  corso della mostra, un’antologica dedicata ai venticinque anni di carriera che intende ripercorrere l’attività di regista e fotografo dell’autore mettendo in relazione i due aspetti.
“Sperimentatore  indipendente,  la  cui  cifra  stilistica  è  riconoscibile  a  prima  vista  e  difficilmente inquadrabile  in  una  qualsivoglia  tendenza,  Giovanni  Coda  coniuga  cinema,  fotografia  e  arti performative, con molteplici riferimenti che vanno da Greenaway a Pasolini, da Pina Baush a Bill Viola e da Lachapelle a Erwin Olaf, con la costante di una voce narrante fuori campo che, come in diario,  documenta senza  filtri  la  tematica  in esame.

Sensoriali e metaforiche,  le  sue  opere  sono caratterizzate da contrapposizioni stilistico-espressive tra il racconto di matrice documentaristica e quella parte più visionaria e talvolta patinata che suscita immancabilmente sensazioni spiazzanti. Il tutto senza l’utilizzo di un copione e solo alcune tracce di sceneggiatura” (Roberta Vanali) A partire dal 1996, la grande attitudine alla narrazione ha consentito al regista di intensificare la produzione  fotografica  dove  ha  lasciato  confluire  diversi  linguaggi  espressivi come  musica,scenotecnica, grafica, regia, coreografia e danza. Nascono progetti fotografici di stampo pittorico come  “Bete  Noire”,  preludio  de  Il  rosa  nudo,  “Passage  Poectronique”,  installazione  dedicata a Oscar  Manesi  e  Gianni  Toti,  e  “Mexicana”,  reportage  su  Città  del  Messico  sulle  tracce  di  Frida Kahlo  e  Tina Modotti,  improntanti  sulla  riflessione  della  devastazione  del  corpo  come  involucro
dell’esistenza e sulla caducità della vita, concetti che si ripetono costantemente nel corso della sua carriera come ben sottolinea in occasione di “Big Talk”, lungometraggio dedicato a Oscar Manesi scomparso durante le riprese del film: l’incertezza regna sovrana ed il presente svanisce scandito dall’orologio che ne determina l’inesorabile fine senza per questo darci alcuna rassicurazione.