Rassegna Stampa

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Cagliari, edifici vuoti: "Diamoli gratis alle associazioni culturali"

Fonte: web Castedduonline.it
15 marzo 2017

 

Autore: Ennio Neri il 14/03/2017 19:35

 


San Giovanni di Dio, ex carcere di Buoncammino, ex clinica Macciotta, Manifattura Tabacchi, palazzo della Cariplo ecc. Immobili in disuso e semivuoti: la città è piena. Trovare le risorse è difficile. Oltretutto gli immobili sono vincolati dalla Sovrintendenza e dalla gestione molto onerosa. Ma anche le idee scarseggiano. Oggi a palazzo Bacaredda, Pasquale Mistretta, ex Rettore, per molti il più importante urbanista isolano, il cui parere ha spesso avuto peso nelle decisioni strategiche che hanno accompagnato l’evoluzione della città, ha indicato la strada: l’assegnazione dei grandi immobili vuoti alle associazioni culturali cittadine per riattivarli e valorizzarli.

Mistretta, convocato dalla commissione Patrimonio, guidata da Fabrizio Marcello, per una discussione sui vuoti urbani e sugli alloggi per studenti universitari in città, ha ricordato l’enorme patrimonio pubblico inutilizzato o sottoutilizzato (ex fabbriche e capannoni industriali dismessi, ex scuole, oratori e opere ecclesiastiche chiuse, monasteri abbandonati, ex Case cantoniere), esito di sdemanializzazione, razionalizzazione degli spazi della pubblica amministrazione, smilitarizzazione, che interessano molto spesso parti rilevanti della città storica o le aree i adiacenti. A tutt'oggi, la conoscenza di questi beni non è stata adeguata, ha ricordato il docente e “ciò di fatto ha impedito di affrontare le politiche di valorizzazione e gestione del patrimonio in maniera sistemica”.

L’urbanista ha inquadrato tre fasi temporali caratterizzanti nella storia recente della città:

La prima in cui la concentrazione delle attività e dei servizi pubblici di livello urbano e di capoluogo della Regione hanno favorito l’incremento della popolazione residente, il pendolarismo per lavoro e per studio con effetti importanti per l’economia. Questo ha consentito di rappresentare Cagliari tra le città più “vivaci” del Mezzogiorno e di media classifica tra tutte le italiane.

La seconda, riconducibile agli ultimi decenni, che ha segnato la contrazione demografica degli abitanti e la “fuga” delle frazioni di Monserrato e di Elmas diventate Comuni “concorrenti”; in questo periodo si è anche consolidato il ruolo strategico del centro urbano e dell’asse commerciale sulla 131 di Sestu sia  per l’offerta residenziale alle giovani coppie, sia per l’offerta di lavoro nel settore  privato con migliaia di buste paga.

La terza, quella attuale, “nella quale la Città sta vivendo alcune criticità dovute al rapido ridimensionamento degli uffici pubblici e del personale addetto che stanno creando “vuoti urbani” di incerta riqualificazione funzionale con il rischio di degrado edilizio; inoltre”, aggiunge, “poiché è ormai incontrovertibile l’invecchiamento della popolazione si pone il problema di una ridefinizione dei servizi primari e di quelli per la mobilità; Infine, ma non di poco conto, la questione migratoria per la quale sono urgenti programmi per una accoglienza mirata  con progetti formativi e di inserimento nei settori produttivi”.

Ed ecco così i grandi edifici vuoti. Un fenomeno dovuti non ad un riposizionamento delle attività ma al fatto che derivano da un patrimonio immobiliare che ha esaurito la sua ragion d'essere. L’elenco é molto lungo e comprende in particolare ospedali, scuole, caserme.

“Un ipotesi di lavoro”, ha spiegato Mistretta, “potrebbe essere quella di affidare in gestione gratuita o non particolarmente onerosa, alle associazioni di cittadinanza attiva presenti sul territorio, di quei beni oggetto di alienazione, per i quali risulta difficile il reperimento di un acquirente nell’immediato: il bene in quanto riattivato, gestito, eventualmente valorizzato, viene preservato dal processo di degrado e svalutazione, aumenta la sua valenza sociale e fa accrescere il senso di appartenenza e responsabilità da parte dei cittadini che operano attivamente.

Determinante può essere il ruolo dell’Università nell’individuare tra le proprie risorse quali possano essere riconvertite per “un’offerta straordinaria” da proporre a studenti anche non sardi e a ricercatori internazionali. Per Marcello “è fondamentale che si apra un dibattito pubblico con i cittadini, su temi così importanti per la città”. Alessio Mereu, Fdi: “Cosa ci sta a fare la mensa in via Premuda? Portiamola in centro. E restituiamo l’ex scuola Lamarmora occupata dagli abusivi agli studenti universitari”. “La città perde abitanti? Bisogna renderla più attrattiva per il mondo universitario "I fuori sede", dichiara Pino Calledda, Movimento 5 Stelle, “occorre studiare l'impatto socioeconomico del mondo universitario con la Città perché questa ci dà ulteriori elementi dove indirizzare nuove  politiche e servizi, culturali e mobilità. Cagliari deve essere attrattiva anche attraverso internazionalizzazione studentesca. Ad esempio l'hotel Moderno va destinato per questo obiettivo. Tavolo tecnico tra Comune, Ersu, Regione  e Università, ma sempre dopo aver ascoltato gli studenti.