Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Gli «occhi elettrici» futuristi

Fonte: La Nuova Sardegna
19 maggio 2009

MARTEDÌ, 19 MAGGIO 2009

Pagina 37 - Cultura e Spettacoli



A Cagliari rassegna sul cinema ispirato al movimento marinettiano




GIANNI OLLA

Mentre proseguono, all’ExMa, le mostre dedicate al centenario del Manifesto futurista, il programma delle celebrazioni promosse dall’Assessorato alla cultura si trasferisce, a partire da martedì 19, al Ridotto del Teatro Massimo (MiniMax), che ospiterà una «Serata di danza futurista» ed una breve ma corposa rassegna cinematografica intitolata «Occhi elettrici. Il futurismo e le altre avanguardie cinematografiche».
La serata di danza è in cartellone per venerdì 22, alle ore 21. Sul palcoscenico la compagnia Lucido sottile rielaborerà in chiave contemporanea molte suggestioni del Futurismo storico, derivanti anche dal teatro di Petrolini, futurista anomalo e solitario, amato da Marinetti ma irriducibile artista popolare e d’avanguardia mai schierato con alcuna fazione.
Proprio a Petrolini è dedicata l’antologia di alcune sue performance teatrali filmate da Alessandro Blasetti, che verrà presentata la stessa sera, a partire dalle ore 18.
La rassegna cinematografica, che si aprirà martedì 19, alle ore 18,30, sempre nel Ridotto del Massimo, presenterà, fino al 26 maggio, un confronto tra gli esordi cinematografici del Futurismo, spesso ideati da registi estranei all’ufficialità del movimento, e le successive avanguardie artistiche che sorsero dopo la prima guerra mondiale.
In effetti, la data del febbraio 1909, anno di pubblicazione del Manifesto del Futurismo ad opera di Filippo Tommaso Marinetti, indica, più che un vero movimento d’avanguardia artistica articolato anche sul piano teorico, una sorta di appello ancora modernista. Le figure fondanti del Futurismo sono, a non caso, la velocità (espressa dai mezzi di locomozione dominanti, il treno, poi l’auto e infine l’aereo), la tecnologia, la metropoli. Sul piano degli strumenti estetici, è presente la fotografia ma non il cinematografo, che, già dalle prime proiezioni del 1895, sembra destinato a sintetizzare i molte intuizioni cui avrebbe fatto riferimento il fondatore del movimento.
Solo nel 1916 - comunque in anticipo sul cinema dadaista e surrealista che avranno le loro teorizzazioni e pratiche nell’immediato dopoguerra - nasce il Manifesto della cinematografia futurista e si pongono le basi per alcuni progetti filmici, anche a firma di Marinetti. Ma già qualche anno prima alcuni artisti italiani e francesi avevano girato dei film ispirati al futurismo. Tra questi «Mondo baldoria» (1914) di Aldo Molinari, ispirato ad un romanzo futurista di Aldo Palazzeschi, «Il controdolore»; una comica di Marcel Fabre, alias Robinet, «Amor pedestre» (1913), un altro titolo dello stesso regista/attore, «Le straordinarie avventure di Saturnino Farandola» (1912); ma anche il più celebre «Thais» (1916) di Anton Giulio Bragaglia, con le scenografie di Enrico Trampolini. Gli ultimi tre film verranno proiettati nella serata d’apertura, martedì 19, e saranno preceduti da un intervento dell’assessore alla Cultura, Giorgio Pellegrini, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Cagliari, e da Pietro Pala, uno studioso che parlerà soprattutto di un tardo film futurista, «Velocità» (1931), di Pippo Oriani, che si pensava ormai scomparso.
Tra il primo decennio di cinema futurista «improprio» e il successivo sta interamente l’avanguardia artistica a cavallo tra le due guerre. Una selezione dei corti più famosi (gli autori sono Leger, Clair, Eggeling, Man Ray, Duchamp, Richter) verrà presentata dal giovane ricercatore Simone Cireddu, alle ore 19. Quindi alle 21, un altro film futurista di scuola francese, «L’inhumaine» di Marcel L’Herbier, girato nel 1924. Ma, in un clima politico e culturale assai mutato, il successivo allineamento del Futurismo con il fascismo non giovò allo sviluppo del movimento, che si ritrovò isolato. Eppure, se si esclude il Surrealismo, sia il Cubismo (Leger), il Dadaismo francese (Ray, Duchamp, Clair), l’Astrattismo tedesco (Richter, Engeling) e poi la Nuova oggettività (Ruttman) non possono dirsi immuni dall’influenza generale delle idee futuriste, quasi che non solo le parole d’ordine ma soprattutto i segni concreti (il meccanicismo, la velocità, le percezioni nuove) avessero come prima matrice il movimento marinettiano.
Un caso apparentemente paradossale fu poi quello dell’avanguardia sovietica, vuoi per l’assonanza dichiarata di Ejzenstejn con il Futurismo, vuoi perché, in maggior grado, nella prima fase di costruzione del nuovo stato nato dalla rivoluzione d’ottobre, fu possibile agli artisti sperimentare opere cinematografiche d’avanguardia che volevano porsi, in misura certo maggiore di quanto non avvenne in Italia, come «arte ufficiale» del regime.
Proprio a queste esperienze sono dedicate due serate. Giovedì 21 maggio, a partire dalle, sono infatti in programma «Sciopero» (1924), primo film di Ejzenstejn e «L’uomo con la macchina» da presa (1929) di Dziga Vertov. La presentazione di queste opere è affidata al professor Pietro Montani, docente di estetica alla Sapienza di Roma e studioso del primo cinema sovietico. Lunedì 25, sarà lo stesso Giorgio Pellegrini a presentare un ultimo film futurista, «L’uomo meccanico» di Andrei Deed (alias Cretinetti) e il celebre «Il vecchio e il nuovo» di Eisenstein. Infine, la rassegna si concluderà con due film del tedesco Walter Ruttman, Lichtspiel Opus e Berlino. Sinfonia di una nuova città. Entrambi verranno presentati da Antioco Floris, docente di Storia e critica del cinema all’Università di Cagliari.