Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I musei acchiappaturisti «Ma l'isola è indietro»

Fonte: L'Unione Sarda
19 maggio 2009

 


In Sardegna si contano dieci milioni di presenze all'anno (i giorni di permanenza nelle strutture ricettive) più venti milioni "in nero" nelle seconde case. Ma i biglietti staccati complessivamente in tutti i musei non raggiungono il milione. I numeri dimostrano che la maggior parte dei turisti impegna la vacanza al mare o in giro per ogni dove, ma solo una minoranza visita musei e siti monumentali. «Tra turismo e cultura in Sardegna c'è ancora un forte distacco», dice subito Annamaria Montaldo, direttrice della Galleria comunale d'arte di Cagliari e promotrice del primo forum regionale su "musei e turismo". Occasione dell'incontro la giornata mondiale dei musei indetta dall'Icom (International Council of Museum) sin dal 1977. Ieri in tutta Italia porte aperte sino a sera per visitare le collezioni più importanti, ma anche le piccole raccolte locali. Un'iniziativa che vuole richiamare l'attenzione sull'importanza del museo come volano per il turismo.
«Non è un caso che le città d'arte non abbiano registrato alcuna flessione, nonostante la crisi mondiale del settore» sottolinea il sindaco Emilio Floris nel suo intervento: «Ed è per questo che Cagliari , oltre che sul mare, deve puntare sui suoi musei. Occorre renderli sempre più belli, sempre più appetibili promuovendo mostre di largo interesse, anche con l'aiuto di sponsor privati. Quando al castello San Michele è stata presentata una esposizione su Picasso ha richiamato tanti turisti». Non siamo all'anno zero, ma a Cagliari come nel resto dell'isola, c'è ancora molto da fare in questo campo. «Il nostro limite - rileva Annamaria Montaldo - è il campanilismo. In Sardegna esistono diverse esperienze di sinergie tra turismo e cultura, ma il problema è che restano isolate. Non le sappiamo comunicare». Dalla critica alla proposta: «Forse bisogna cercare un modello che sia ripetibile e si possa riproporre in modo economico per le diverse realtà», ipotizza.
SU GOLOGONE Di sicuro non è un "format" riproducibile Su Gologone, tempio della gastronomia barbaricina, ma anche un hotel di livello internazionale con una collezione di 150 dipinti dei maggiori artisti sardi del Novecento. Nepente, maccarrones de busa, porchetto si offrono ai clienti dell'hotel insieme ai quadri di Giuseppe Biasi. «Certo, su Gologone è un caso unico e deve il successo all'originalità, ma il suo esempio può essere seguito da altre realtà», spiega Luigi Crisponi, direttore dell'hotel e presidente regionale di Federalberghi: «È nato da un'idea di Giuseppe Palimodde che negli anni Trenta, ancora bambino, faceva da guida al pittore Biasi ammiratore di questi luoghi straordinari. E qui Peppeddu ha voluto creare un ristorante, poi diventato albergo, arricchito dalla sua collezione di artisti sardi. Un museo aperto che richiama tanti turisti e muove l'economia della zona di Oliena».
ORANI La formula vincente di Su Gologone non è scontata se trasferita in altri contesti. Anzi, tra museo e territorio spesso c'è un profondo solco. Come denuncia Margherita Coppola, curatrice della casa-museo Nivola ad Orani: «Il museo da una parte, considerato e vissuto come un luogo sacro, il paese dall'altra. In mezzo non c'è niente, neppure un albergo o un ristorante. I visitatori arrivano per una rapida visita e poi fuggono, mentre bisognerebbe creare uno stretto legame col territorio». Discorso ripreso da Roberto Calari, portavoce dell'associazione "Bes" di Oristano che coinvolge 37 tra comuni e gruppi: «Noi promuoviamo manifestazioni ed eventi in tutta l'isola per creare sinergie tra istituzioni e associazioni: la promozione è fondamentale per attirare i flussi sempre più vasti ed eterogenei dei viaggiatori».
CITY TOURISM Cagliari però fa storia a sè.«Oggi la crescita turistica non è legata ai musei, ma ai trasporti low cost e alle navi da crociera che hanno aperto nuovi flussi turistici», afferma Davide Collu, direttore del T-Hotel che nel 2008 ha registrato 70 mila presenze: «Sino a poco tempo fa ci interrogavamo su cosa offrire al turista e in funzione della provenienza riuscivamo a percepire esigenze e necessità. Oggi le nuove connessioni hanno spostato il baricentro di riferimento, quindi non abbiamo alcuna informazione e controllo sui turisti. Lo scenario però non cambia solo con l'aggiunta di nuovi mercati, ma soprattutto perché si stanno modificando i comportamenti dei vecchi clienti». A conforto delle sue tesi Collu presenta i dati del rapporto Wtc (World Tourism Organization) intitolato "City Tourism and culture" per cui solo il 20 per cento dei viaggiatori nelle città «intendano come motivazione principale del loro viaggio quella specificatamente culturale. Questo dato vale per Roma e Firenze, quindi, è chiaro che per Cagliari va riconsiderato in diminuzione». E allora che fare? «Secondo il rapporto ciò che il nuovo turista chiede a una città non è tanto più musei, quanto esperienze da vivere, insomma più partecipazione».
ORARI SERALI Ada Lai e Girolamo Solina, dirigenti del Comune di Cagliari, annunciano che si sta lavorando per aprire in estate musei e gallerie sino a tarda sera: «I turisti vanno al mare o in gita, quindi bisogna inseguirli adeguandosi alle loro esigenze», dicono. Per valorizzare la vocazione turistica della città occorrono finanziamenti e sinergie anche tra gli enti pubblici. «Siamo in ritardo di cinque anni» ci va duro l'assessore comunale Giorgio Pellegrini contro la vecchia amministrazione regionale: «Abbiamo vissuto sotto l'incubo del museo Betile che rischiava di assorbire tutti i fondi per la cultura. Ancora oggi nessuno sa che cosa avrebbe dovuto contenere un museo pensato come un "monumentum". Un monumento a chi? E nel frattempo tutti gli operatori della cultura sono stati tenuti in un calcolato stato di precarietà. Siamo davvero a un quadro desolante da cui bisogna ripartire per ritrovare una nuova politica di collaborazione tra enti locali e Regione».
CARLO FIGARI

19/05/2009