Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Voglio la verità su mia figlia»

Fonte: L'Unione Sarda
2 marzo 2017

Vincenza Gessa ha scoperto solo dopo 33 anni che la sua piccola era stata sepolta

Il Brotzu cerca di ricostruire la storia della bimba nata morta È tornata dove tutto ha avuto inizio: nel reparto di Ostetricia dell'ospedale Brotzu. Vincenza Gessa, la madre sessantunenne di Senorbì che solo due settimane fa ha scoperto dove fosse sepolta sua figlia nata morta nel giugno del 1984, è andata nell'unico luogo in cui pensa di poter scoprire la verità.

IN MUNICIPIO La sua ricerca era iniziata venerdì scorso negli uffici dell'anagrafe del Comune di Senorbì, il paese in cui ha trascorso tutta la vita accanto al marito Giovanni Antonio, morto dieci mesi fa, e alla figlia maggiore Cinzia. É con loro che ha condiviso il dolore per quella bambina venuta al mondo al settimo mese di gravidanza senza neppure un respiro. Nel Municipio di paese della sua Alessandra non hanno mai saputo nulla. Tutto, sepoltura compresa, è stato gestito tra l'ospedale e il Comune di Cagliari: in mezzo un'autopsia eseguita alle 10,30 del 27 giugno 1984 che racconta cosa accadde quel pomeriggio d'estate di 33 anni fa. Il referto parla di una neonata che pesò poco meno di due chili. Alla voce “causa mortis” si legge «immaturità di alto grado. Sofferenza fetale grave di tipo asfittico». L'esame aveva un fine diagnostico e serviva a stabilire la causa della morte. «Io non sapevo neppure che la bambina fosse stata sottoposta all'autopsia» ribadisce Vincenza Gessa. Nel 1984, sconvolta da un parto disperato, chiese della sua piccola e - racconta - nessuno mi disse nulla.
LA CARTELLA CLINICA Nel 2010, però, Vincenza Gessa ebbe l'occasione di capire meglio come andarono le cose. «Andai in ospedale per avere tutte le carte relative ai ricoveri e trasmetterli all'Inps che stava calcolando la mia situazione contributiva. Non guardai neanche, non pensavo che ci fosse il referto sulla morte della bambina. Solo ora ho scoperto la verità. Quello che mi preme sapere è chi ha firmato per prendere il corpo di mia figlia, chi l'ha portata in cimitero, chi l'ha seppellita». Domande che sono state rivolte martedì alla direttrice sanitaria di presidio del Brotzu, Marinella Spissu, che si è subito attivata per fare luce sulla vicenda. «Siamo pronti a fare tutto il necessario per capire cosa sia accaduto, pur nella consapevolezza che a 33 anni di distanza tutto è più complicato. Ma cercheremo di chiarire la vicenda». Anche l'assessore comunale Danilo Fadda si è messo al lavoro per scoprire la verità: l'unico documento relativo alla bambina è la dichiarazione rilasciata dal padre in cui risulta che sia nata morta.
IN CIMITERO Intanto, Vincenza Gessa deve fare i conti con un altro problema: individuare il punto esatto in cui è stata sepolta sua figlia. «Se l'avessero tenuto un po' in ordine questo cimitero sarebbe stato più facile, ma così è davvero difficile». In base ai registri, Alessandra dovrebbe trovarsi al nono posto della nona fila a partire dall'inizio del campo numero uno.
NESSUNA CROCE Ma le linee non sono ortogonali, in molti casi le croci sono crollate, nel punto in cui la bimba dovrebbe riposare in pace c'è solo un mazzo di fiori arrivato troppo tardi.
Mariella Careddu