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"I luoghi del Cuore" più votati in Sardegna. La classifica del Fai

Fonte: web SardegnaOggi.it
27 febbraio 2017

 

"I luoghi del Cuore" più votati in Sardegna. La classifica del Fai 
Un milione e mezzo di italiani hanno votato al censimento “I Luoghi del Cuore” promosso dal Fai (Fondo Ambiente Italiano), un’occasione per “restituire” con un gesto concreto tutto l’amore che un luogo ci dà. Ecco i luoghi sardi più votati



CAGLIARI - Ogni luogo racconta una storia, ma non per tutti è la stessa: ciascuno di noi aggiunge un sentimento, un ricordo, un’emozione che rende quel luogo unico e prezioso, fino a farlo diventare per sempre una parte di sé. Un luogo indimenticabile, ma che la memoria da sola non può difendere. Il censimento “I Luoghi del Cuore” promosso dal Fai in collaborazione con Intesa Sanpaolo è un’occasione per “restituire” con un gesto concreto tutto l’amore che questo luogo ci dà. E anche quest’anno, per l’ottava edizione, l’adesione degli italiani è stata eccezionale: più di un milione e mezzo di voti.

A svettare nella classifica nazionale è il Castello e Parco di Sammezzano, Reggello (FI); seguito dal Complesso monumentale di Santa Croce, Bosco Marengo (AL); le Grotte del Caglieron, Fregona (TV); l’ Area archeologica di Capo Colonna, Crotone; la Ditta Guenzati, Milano.

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Cinque invece i luoghi sardi in classifica, ecco quali sono:

All’11° posto con 20.788 voti, i Giganti di Mont’e Prama a Cabras (OR) sono sculture preistoriche, rinvenute casualmente nel 1974 a circa 2 chilometri dallo stagno di Cabras. Gli scavi condotti tra il 1975 e il 1979 portarono alla luce un’estesa necropoli con un accumulo di 5.178 frammenti di statue maschili. Custoditi per oltre 30 anni nei magazzini del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, i reperti furono restaurati tra il 2007 e il 2011, grazie a un finanziamento del Ministero per i beni e le attività culturali e della Regione Sardegna. Sono state quindi ricomposte 28 statue frammentarie tra i 2 e i 2.5 metri di altezza, che rappresentano 16 pugilatori, 6 arcieri e 6 soldati, oltre a 16 modellini di nuraghe. Si ipotizza che la necropoli appartenesse a una società nuragica della Prima Età del Ferro e pertanto i Giganti sarebbero tra le più antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo, antecedenti ai kouroi greci. Le statue sono oggi ospitate al Museo Archeologico di Cagliari e al Museo Civico di Cabras: dopo una lunga interruzione degli scavi, le attività sono riprese nel 2014 anche grazie alla mappatura del sottosuolo effettuata dal team di geofisica applicata dell’Università di Cagliari, anche se permane un problema relativo alla proprietà dei terreni, in gran parte privata. Il comitato attivo nella raccolta dei voti chiede l’acquisizione pubblica delle aree, la ripresa degli scavi e la valorizzazione del sito.

 

Al 16° posto con 17.007 voti, la Chiesa di San Gavino a Mare di Balai a Porto Torres (SS) fu eretta intorno al 1850 su uno scoglio a picco sul mare nel golfo dell’Asinara e dedicata ai santi patroni di Porto Torres, Gavino, Proto e Gianuario. Riveste una funzione importante per la comunità perché è il punto di arrivo della processione del 3 maggio per la festa patronale, quando le statue lignee seicentesche dei tre santi dalla Basilica di San Gavino a Porto Torres vi vengono portate per restare fino alla Pentecoste: vicino alla chiesa, alcuni ipogei di epoca romana destinati alla tumulazione, ospitano le statue dei santi al termine della processione. Nonostante sia aperta e officiata, i cittadini confidano che il loro “luogo del cuore” possa ricevere presto i necessari interventi: le murature sono danneggiate da infiltrazioni d’acqua, il pavimento è sconnesso e in cattivo stato di conservazione, mentre l’erosione costiera sta provocando crolli di materiale roccioso sulla spiaggia. A dicembre 2016 la Regione Sardegna ha presentato un’istruttoria tecnica per la messa in sicurezza delle spiagge di Balai Vicino e Abbacurrente, con l’intento di arginare questo fenomeno naturale che potrebbe ripercuotersi sulla stessa chiesa.


Al 35° posto con 8.652 voti, l’Istituto Minerario “Giorgio Asproni” a Carbonia Iglesias fu fondato nel 1871 per volontà del Ministro delle Finanze Quintino Sella, che volle creare, in un territorio che delle miniere faceva la sua ragion d’essere, la “Scuola di capi minatori e capi officina nelle miniere” per la formazione di operai specializzati. L’edificio ha un aspetto imponente con il lato principale scandito da due avancorpi ai lati e una sezione centrale sormontata da un timpano che riporta l’intitolazione a Giorgio Asproni, deputato della Camera del Regno d’Italia per nove legislature e importante figura della storia sarda. All’interno si susseguono aule, uffici, servizi, gallerie minerarie di esercitazione per gli studenti e il museo mineralogico aperto al pubblico. Oggi di proprietà statale, l’istituto fa parte della scuola superiore “Giorgio Asproni – Enrico Fermi” e ospita i corsi a indirizzo chimico e geotecnico. Nel seminterrato, l’area dei vecchi laboratori e la galleria utilizzata un tempo per simulare i lavori in miniera, sono sede del Museo dell’Arte Mineraria.  Il luogo è stato votato grazie a un comitato locale impegnato nella sua tutela, che desidera che venga valorizzato nel complesso del patrimonio museale e didattico della regione.

Al 92° posto con 3.401 voti, il Semaforo di Capofigari a Golfo Aranci (OT) è uno degli angoli più suggestivi della Gallura. Si tratta di un'antica fortezza, ex Marina Militare, costituita da una torretta circolare - il vecchio semaforo - e da un fabbricato che ospitava gli alloggi militari. Parte integrante del sistema di fari e semafori segnalatori della Regia Marina, aveva il compito di comunicare indicazioni alle navi di passaggio o sulla rotta per Olbia. Nel 1932 Guglielmo Marconi vi sperimentò l'invio di segnali a onde corte per radiocomunicazioni riuscendo a collegarsi con l'osservatorio geofisico di Rocca di Papa a Roma. La riuscita di questo esperimento segnò lo sviluppo delle comunicazioni e portò le grandi navi a dotarsi di apparecchi radio sempre più sofisticati, che resero in pochi anni desuete le stazioni semaforiche. Sorte che colpì anche l’osservatorio di Capofigari: la sua attività durò ancora pochi anni fino al progressivo abbandono. Passata nel 2006 sotto l’egida dell’Agenzia Conservatoria delle Coste della Sardegna, è oggi meta di molti escursionisti. Dal 1995 ogni anno alla fine di aprile “rivive” per un giorno grazie alla cerimonia dell’International Marconi Day, in cui gruppi locali di radioamatori ripercorrono collegamenti e trasmissioni tra più di 60 stazioni storiche marconiane in Italia e nel mondo. La raccolta voti è sostenuta da un comitato di cittadini che ha a cuore la rinascita di questo luogo e la conservazione della sua memoria, contrastando lo stato di degrado in cui versa da diversi anni.

Al 59° con 5.555 voti, Pelagos. Santuario internazionale per i cetacei del Mediterraneo, che si estende tra Sardegna, Liguria e Toscana, è uno spazio marino internazionale unico al mondo, istituito nel 1999 per la tutela di migliaia di cetacei che tra l’alto mar Tirreno e il Mar Ligure trovano un ambiente particolarmente favorevole. Si tratta di una vasta area protetta dove trovano rifugio balenottere comuni (circa 2.000 esemplari), capodogli, stenelle (circa 25.000), delfini comuni e altre specie di mammiferi marini. L’area copre circa 100.000 chilometri quadrati di mare ed è ricompresa tra la penisola di Giens, in Francia, il Principato di Monaco, la costa settentrionale della Sardegna e la costa continentale italiana dalla Liguria fino al confine tosco-laziale. L’impegno dei tre Stati che hanno ratificato il trattato internazionale, a seguito di grandi pressioni del mondo della ricerca e delle associazioni ambientaliste, è quello di tutelare i mammiferi marini di ogni specie e il loro habitat, proteggendoli dagli impatti negativi diretti o indiretti delle attività umane, come l’inquinamento delle acque dovuto agli scarichi dalla terraferma, le collisioni tra navi e mammiferi marini, fino alla regolamentazione della pesca – vige infatti il divieto di cattura, ma gli animali possono rimanere impigliati nelle reti dei pescatori. Nonostante la sua unicità, il Santuario dei Cetacei è meno conosciuto di quanto meriti e viene votato perché gli sia garantita un’adeguata valorizzazione.