Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Vivono nei rioni difficili, sono sfrattati dal campo

Fonte: La Nuova Sardegna
14 maggio 2009

GIOVEDÌ, 14 MAGGIO 2009

Pagina 1 - Cagliari

La storia e l’appello della polisportiva Antares 93

CAGLIARI. C’è un mondo del sociale che aiuta molti bambini e ragazzi ma non ha più i soldi per anadare avanti. È la polisportiva Antares 93, impegnata nella diffusisione dello sport nei quartieri ad altissimo rischio come Mulinu Becciu e San Michele. Con una lettera aperta, inviata al sindaco, il presidente Giampiero Rundeddu lancia un appello, per evitare che “un grande progetto sia spazzato via per una manciata di soldi”.
La storia della polisportiva Antares 93 (questo è l’anno di fondazione) ruota intorno al campo comunale di via Crespellani, che il Comune ha dato in gestione a un consorzio. Scrive Rundeddu: «Non possiamo permetterci di pagare i sessanta euro all’ora che ci sono stati chiesti per gli allenamenti delle squadre e neanche i cinquanta previsti dal gestore per farci disputare le partite la domenica. Nonostante il consorzio ci sia venuto incontro con le tariffe e nonostante i nostri sforzi non siamo riusciti a mettere insieme la somma e siamo stati quindi sfrattati dal campo di Mulinu Becciu». Il risultato è presto detto: i ragazzini della polisportiva sono costretti ad allenarsi per strada e a emigrare in altri campi privati, meno costosi, quando devono disputare le partite di campionato». Ma questa situazione - scrive Giampiero Rundeddu al sindaco - è soltanto l’inizio della fine: «Le casse sono vuote, noi non facciamo pagare un centesimo ai bambini del quartiere, la nostra associazione è riuscita finora ad andare avanti solo grazie ai sacrifici dei soci e due di loro vivono della sola pensione e fanno quello che possono. Ecco perché la polisportiva Antares 93 che opera nel volontariato e senza fini di lucro, come tante altre piccole società, ha bisogno di un aiuto da parte delle istituzioni e non di trovare le porte sbarrate».
La conclusione della lettera aperta firmata da Gaimpiero Rundeddu è forte nei toni: «Vede, singor sindaco, è semplice indignarsi e scusarsi pubblicamente con la scolaresca di Messina malmenata da alcuni teppisti, ma se non si fa in modo che i giovani acquisiscano modelli di vita adeguati anche grazie agli sforzi di piccole società come la nostra, le scusse istituzionali diventano inutili. Il Comune, credo, dovrebbe impegnarsi invece a sostenere chi cerca di educare i giovani alla non violenza, all’accoglienza e al rispetto del prossimo mettendo una pezza anche ai troppi vuoti lasciati dalle istituzioni». Adesso alla polisportiva Antares aspettano una risposta del sindaco e sperano che “l’auspicato aiuto” arrivi in tempi stretti, altrimenti i ragazzini dovranno continuare ad allenarsi per strada e imparare a dribblare non gli avversari ma le auto parcheggiate.