Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il video delle studentesse contro gli “odiatori” sul web

Fonte: L'Unione Sarda
7 febbraio 2017

Premiate a Washington per una campagna social contro le violenze

 

 

Da Washington, al telefono risuona la voce felice di Giulia Tumatis: «Siamo arrivati terzi, è una grandissima soddisfazione anche perché non ci aspettavamo neanche di partire». È una delle cinque studentesse dell'ex facoltà di Scienze politiche premiate qualche giorno fa negli Stati Uniti, in occasione del “Facebook global digital challenge”: è la sfida mondiale lanciata dal colosso a stelle e strisce. Grazie a ReAct, la loro campagna contro ogni forma di estremismo e di violenza, hanno sbaragliato la concorrenza - assolutamente agguerrita - di oltre centocinquanta università di ogni angolo del pianeta.
NO ALL'ESTREMISMO #Re-Act, si legge nella loro pagina Facebook, e «ReAct» ribadisce Tumatis. «È il nostro slogan e rappresenta la nostra strategia», spiega. «L'acronimo inglese sta per Reject extremism through awareness, courage and tolerance, e in italiano si traduce nel rifiuto di qualsiasi forma di estremismo attraverso la consapevolezza che si acquisisce con l'informazione, il coraggio di contrastare la violenza, luoghi comuni e pregiudizi, oltre che con la tolleranza, intesa come integrazione tra più culture che possono coesistere».
IL MESSAGGIO Una campagna diretta, fatta di brevi spot e incentrata sul tema dell'immigrazione, «fenomeno che in Sardegna, a Cagliari in particolare, viviamo in maniera molto forte, soprattutto negli ultimi tempi». Dal 26 settembre si sono messi al lavoro, raccogliendo materiale, rilanciando il loro slogan sui social network e incontrando i ragazzi nelle scuole. Sono state giornate scandite al ritmo di “Time out: fermati e informati”, perché «sono la cattiva informazione e la non conoscenza a generare odio», sottolinea Giulia Tumatis. Alla fine l'impegno del gruppo di studenti dell'Ateneo cittadino è stato ripagato: il loro messaggio è arrivato lontano, fino agli Usa, dove il loro progetto è stato ritenuto - da una giuria super qualificata - fra i tre migliori di tutti quelli che sono stati presentati.
IL TEAM Squadra in rosa, fatta eccezione per Christian Rossi, il docente che ha seguito passo passo il progetto e accompagnato le studentesse nella trasferta. Giulia Tumatis ha 27 anni ed è cagliaritana, Giulia Marogna arriva da Olbia e di anni ne ha ventitré. Con loro ci sono Luciana Ganga, ventitreenne di Nuoro, Alessia Dessalvi, cagliaritana, più piccola di un anno, ed Ema Kulova, venticinque anni, originaria della Repubblica Ceca. Ma i vincitori sono molti di più: perché dietro ReAct, c'è un gruppo formato da ventinove componenti: «Ovviamente non potevamo partire tutti», spiega Giulia, «La vittoria è di tutta la squadra, anche di chi rimasto a Cagliari e ha contribuito a farla rettrice Del Zompo ci raggiungere questo traguardo», tiene a sottolineare. «Un progetto appoggiato dal vertice dell'Ateneo, dal Comune e da diverse istituzioni», aggiunge Rossi. «Un terzo posto che non è certo una sconfitta, ma motivo di grande orgoglio per tutti».
TRASFERTA E PREMIAZIONE L'idea vincente ha condotto il gruppo sino agli Stati Uniti d'America. Il 29 gennaio hanno fatto le valige, destinazione Washington - con tappa intermedia a Roma -, per la premiazione: terzo posto, su centotrenta progetti in gara. Medaglia d'oro al Libano, argento al Belgio e poi ci sono loro. Piazzamento di tutto rispetto per la squadra partita da viale Sant'Ignazio. Ma è solo un punto di partenza, perché la loro battaglia all'estremismo è appena iniziata. Per qualche settimana rimarranno in America. Concluso il soggiorno a Washington, dall'8 si sposteranno a New York, e poi dal 12 li attende San Francisco. In seguito, precisamente il 16 febbraio saliranno sull'aereo diretto a Cagliari, per un rientro da vincitori assoluti, per un terzo posto che ha comunque il sapore del primo. E fa onore a tutta l'Isola, perché i sardi saranno pure pochi e disuniti, ma quando si mettono insieme riescono ad arrivare in alto. Il team di ReAct ne è la prova.
Sara Marci