Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Baciami, Principe Aprile E la bella risveglia il Lirico

Fonte: L'Unione Sarda
6 febbraio 2017

Dalla favola di Perrault, l'opera di Respighi a Cagliari tra sortilegi e fox-trot

 

 

 

F inisce tutto a ritmo di fox-trot. Sì, il trotto della volpe, che arrivò in Italia dall'America, dopo la prima guerra mondiale. Talmente seducente da intrigare Respighi e diventare il ballo finale de “La bella dormente nel bosco”, che ieri sera, aprendo la stagione operistica del Teatro Lirico di Cagliari, si è risvegliata dal suo lungo sonno. A portare il fox-trot nella favola di Charles Perrault è il Principe Aprile, in gita con una comitiva di allegri amici nei pressi del castello incantato. Qui viene a sapere del sortilegio che - dal triplo dei cento anni canonici della favola originale - intrappola l'intera corte in una gigantesca ragnatela. Il giovane decide di mettersi in gioco, rischiare la vita. Troverà la Principessa, e la sveglierà con un bacio. Con lei si sveglieranno Re, Regina, sudditi, e faranno festa, con i loro polverosi costumi settecenteschi.
Ma presto il minuetto cederà il passo al ballo del Nuovo Mondo. Lo danzeranno tutti, tra gli applausi sorpresi e divertiti degli spettatori cagliaritani: i due innamorati, la corte, ma anche i turisti, e la Duchessa che viaggiava col Principe. Si è già consolata con Mister Dollar, una sorta di Trump che crede di poter comprare tutto con i soldi.
Un finale attualissimo, ingenuo e insieme dissacrante, voluto dal libretto di Gian Bistolfi e dalla musica di Respighi. Leo Muscato c'entra solo in parte. Il regista di questa bella favola musicale diretta da Donato Renzetti, alla guida dell'Orchestra e del Coro, ha rispettato fedelmente il testo, forgiando un piccolo gioiello. Complici le scene incantate di Giada Abiendi, i costumi di Vera Pierantoni Giua, le luci di Alessandro Verazzi, le videoproiezioni di Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii, particolarmente efficaci nelle scene “terrificanti” della favola: l'apparizione della Fata Verde, incarnazione del Male, che annuncia il triste destino della Principessa (in parte neutralizzato dalla Fata Azzurra), e il Grande Sonno che avvolge tutto e tutti. Con quella immensa ragnatela che si proietta sulla scena creando un'atmosfera di grande suggestione. Bravissimi i cantanti, chiamati spesso a sostenere più d'un ruolo. Uno spettacolo coinvolgente e corto (il che non guasta): appena un'ora e quaranta, compreso l'intervallo tra secondo e terzo atto, per raccontare una favola da seguire con occhi di bambino. Incantandosi di fronte a stelle filanti, fate volanti, creature del bosco, usignoli sognanti, cuculi rosicanti, rane innamorate, gatti che cantano, topi che ballano, fusi che parlano, rose che danzano. Deliziose le dieci piccole ballerine di Luigia Frattaroli, che nel corso della favola si trasformeranno in altrettanti “fusilli” da mandare al rogo.
Sappiamo tutti che, nonostante le precauzioni, la Principessa si ferirà, ma dopo le lacrime ipocrite dei Piangitori, l'angoscia dei genitori, la mestizia dell'intera corte, tutto si sistemerà. Un lungo sonno e poi di nuovo la vita. Dal Settecento dei primi due atti passeremo al Novecento del terzo, grazie al bacio del Principe Aprile. E grazie alla musica di Respighi che si diverte a dar corpo all'idillio e alla paura, alla “tenera pace” del bosco e alla disturbante presenza degli uomini, ai momenti di malinconia e alle buffonate. Giocando su diversi registri e dando vita a una sinfonia spesso travolgente che evoca, per i più avvertiti, Wagner e Schubert, Stravinskij e Prokoviev, e a tutti regala una bella favola in musica.
Scritta per il teatro delle marionette di Vittorio Podrecca, “La bella” debuttò con grande successo all'Odescalchi di Roma nell'aprile del 1922. Riproposta in una nuova edizione nel 1934, ha avuto una sorte simile alla storia che racconta. Un lungo sonno (interrotto da rare produzioni), e poi, finalmente, il bacio di un intero teatro, quello cagliaritano.
Maria Paola Masala