Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quegli impianti mai usati

Fonte: L'Unione Sarda
6 febbraio 2017

SANTA GILLA. Laboratorio e schiuditoio di arselle furono costruiti su input della Regione

 

Sa Illetta, trent'anni di incompiute e abbandono nella laguna 

 

Cattedrali nel deserto, così li battezzavano un tempo. Colossi nati nel nulla e nel nulla rimasti. «Oggi li chiamiamo sconci». Parola di pescatori.
Santa Gilla, trent'anni dopo. Schiuditoio e laboratori spuntati sulle sponde della laguna a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta per volere della Regione, costruiti dopo la bonifica dell'area umida violentata dal vibrione del colera per rilanciare la pesca dentro lo stagno, sono ancora lì. Inutilizzati. “Vandalizzati”. Depredati. Mai entrati in funzione. Sorte che rischiava di trascinarsi dietro anche lo stabulario dei mitili e delle arselle, se non fosse che - nonostante vicende alterne di corretta gestione e molto più spesso utilizzo abusivo - non ci avesse pensato il Consorzio ittico a tentare almeno di farlo funzionare.
I PROGETTI Schiuditoio, dunque. Che poi vuol dire nursery per i mitili e i molluschi bivalvi. Ma altro che cozze e arselle sono nate in questi impianti costati tanto denaro pubblico. E biologi e tecnici non hanno mai messo piede nel laboratorio di biologia, diventato di volta in volta sede della Protezione civile o museo della laguna. Tutto, meno che quello per cui era stato costruito.
L'EDIFICIO La cattedrale-schiuditoio (piano terra, primo piano, 1.260 metri quadri) non è mai decollata. Cozze e arselle nostrane (queste ultime scacciate dalla laguna dalle prolifiche filippine ) non sono mai uscite dalle vasche. E neppure le microalghe, il loro cibo, sono state mai prodotte in questi impianti. L'industria è fallita sul nascere.
Si può accedere facilmente nei locali dello schiuditoio. Qualche finestra rotta, qualche porta spalancata. Dentro, la desolazione. Il terremoto.
I CARTELLI Sala ostriche, coltura delle larve, unità di accrescimento. Sulla porta il cartello anticipa la destinazione d'uso dei locali. Dietro la porta, le perdite. Gli sprechi. Le apparecchiature danneggiate da chi nel caseggiato s'è infilato non per documentare e raccontare ma depredare. Rubare, più semplicemente danneggiare. Nei seicento metri quadri del piano terra la storia si ripete. E racconta i trent'anni di abbandono durante i quali la Regione non è stata in grado di accendere i motori della fabbrica di Santa Gilla. Dei silos, delle vasche, degli schiuditoi delle uova, delle celle frigo, dei compressori e degli scolatoi, della sala-produzione. Di nulla. Pannelli elettrici violati, così come tavoli, cassetti. I più informati raccontano che un tempo da queste parti c'erano ancora computer, microscopi, lampade alogene. Spariti. Rubati. O qualcuno ha pensato bene di trasferirli altrove in attesa di un uso corretto. Ipotesi improbabile. Così, almeno, commentano i pescatori del Consorzio che vorrebbero vederli accesi i “motori” dello schiuditoio. «O magari di un nuovo centro di ricerche per rilanciare la laguna e far diventare il nostro compendio di pesca una vera azienda produttiva», sospira il presidente del Consorzio ittico, Emanuele Orsatti. «Lo stiamo chiedendo da anni, risposte non se ne vedono».
I LOCALI Il piano superiore è una finestra spalancata su Santa Gilla. Ciò che si poteva rubare, è stato rubato. Il caseggiato regala scenari sconcertanti. Nell'immesa sala resta il grande scivolo bianco della raceways, la pista dell'acquacoltura. In quello che un'insegna indica come il museo della laguna resiste un cartello con la scritta “Vietato fare fotografie e riprese”. Clic sullo sconcio. Chissà perché?
Andrea Piras

«Il rilancio della pesca
passa anche per l'ittiturismo»

 

Tre milioni di euro dalla Regione al Comune per la valorizzazione delle zone umide.
«Sono stati accreditati nel 2015: un milione sono stati destinati dall'assessore Paolo Frau per un centro di avvistamento sul Muolentargius a Monte Urpinu, gli altri due vorremmo spenderli per Santa Gilla. In effetti si era pensato inizialmente alla riqualificazione dell'edificio di Terr'e Olia che, però, ricade in territorio di Assemini. Da qui la mia proposta di sfruttare questi fondi importanti per le strutture di Sa Illetta e in particolare per schiuditoio e laboratori», spiega l'assessora comunale alla Pianificazione, Francesca Ghirra. «Stiamo definendo i dettagli del protocollo d'intesa. In quest'area ci sono diverse competenze. Intanto è zona Cacip, gli edifici sono invece in capo al Demanio. C'è poi la concessione della Regione al Consorzio dei pescatori. Abbiamo avuto un'interruzione momentanea del confronto dopo le dimissioni dell'assessora regionale all'Agricoltura Elisabetta Falchi ma stanno lavorando gli uffici. La nostra idea? Utilizzare i locali per valorizzare ambiente e produttività, con un occhio di riguardo all'ittiturismo». (a. pi.)