Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ex scuola, stop all'occupazione Diciotto persone si trasferiscono dalla “Mereu” in una casa-albergo

Fonte: L'Unione Sarda
31 gennaio 2017

VIALE REGINA ELENA. Sgombero senza forze dell'ordine dopo l'accordo raggiunto con il Comune Ex scuola, stop all'occupazione Diciotto persone si trasferiscono dalla “Mereu” in una casa-albergo

Furgoni, scatoloni e valigie per trasferire i ricordi e mettere la parola fine a un'occupazione - abusiva, seppur dettata dalla disperazione di non avere una casa - andata avanti per anni. Le sei famiglie della “Mereu” (diciotto persone, compresi nove minori) lasciano la scuola tra viale Regina Elena e via Badas poco dopo le 9. Niente forze dell'ordine. Solo alcune pattuglie della Municipale e la Protezione civile. Gli occupanti avevano raggiunto, dopo diversi incontri, un accordo con il Comune: una sistemazione nella casa-albergo di via Tiepolo per abbandonare lo stabile in modo da consentire all'amministrazione di avviare i lavori per recuperare l'edificio da trasformare in scuola materna.
IL TRASFERIMENTO «Non chiamatelo sgombero», spiega l'assessore ai Lavori Pubblici, Gianni Chessa. «Con il mio collega dei Servizi sociali abbiamo parlato con le famiglie. Si sono mostrate collaborative. Penso sia un risultato importante, insieme al recupero dell'ex scuola di via Flumentepido, liberata a dicembre. Stiamo riportando la legalità in città». Gli occupanti lo avevano detto e ripetuto più volte nel corso degli anni: «Da qui non andremo via senza garanzie». La soluzione della casa-albergo permette alle sei famiglie di uscire dall'illegalità. Non sono più abusive e potranno fare domanda per l'inserimento nelle graduatorie per un alloggio popolare.
L'APPELLO Qualcuno però storce il naso. Tra gli occupanti, oltre ai nove minorenni, ci sono due persone con patologie invalidanti. «La casa-albergo», spiega un parente, «non è adatta a ospitare chi ha un certo tipo di malattia. Speriamo si tratti di una soluzione momentanea». Chi ha occupato, è il commento che rimbalza con toni e parole anche esasperati, lo ha fatto «per necessità», «perché costretto», «per disperazione». Non gradiscono telecamere, macchine fotografiche e taccuini. «Non abbiamo nulla da dire. Ora vogliamo solo essere lasciati in pace». Auto piene di borsoni e di piccoli mobili escono a singhiozzo dalla scuola Mereu. Per gli arredi più grossi viene utilizzato un camion messo a disposizione dal Comune.
LA SORVEGLIANZA Il trasloco si dovrà concludere entro domani. Intanto l'edificio verrà sorvegliato dalle guardie giurate in attesa dell'ingresso degli operai dell'impresa incaricata dei lavori. Soltanto i diciotto ex occupanti potranno entrare nella scuola per recuperare gli ultimi oggetti. Le sei famiglie che fino a ieri vivevano nelle aule trasformate in abitazioni sono le ultime ad aver trovato una sistemazione nello stabile. La prima occupazione risale al 2003. Ci sono stati sgomberi forzati di chi si era impossessato della scuola e nuove occupazioni fino agli ultimi blitz nel 2010 e poi nel 2012 di famiglie alla ricerca disperata di un tetto per i loro figli.
IL PROGETTO La Mereu, tra viale Regina Elena e le mura di Castello, dunque diventerà nuovamente una scuola. Il finanziamento c'è già: poco meno di ottocentomila euro per i lavori di adeguamento. Il progetto prevede la realizzazione di un edificio che ospiti un asilo nido. Ma ci dovrebbe essere una variazione. Il Comune ha un'altra idea: «Utilizzare la Mereu come scuola materna al posto della Casati di viale San Vincenzo, non adatta a questa funzione», spiega Chessa. «Verranno abbattute le barriere architettoniche e realizzate aree verdi». Con l'operazione di sgombero di ieri il Comune, in poco più di un mese, è rientrato in pieno possesso di due edifici: oltre alla Mereu, lo scorso dicembre era stata liberata dagli abusivi (trasferiti sempre nella casa-albergo di via Tiepolo) l'ex scuola di via Flumentepido che dovrà essere abbattuta per lasciare lo spazio a due palazzine per alloggi comunali. «Stiamo lavorando per riportare la legalità negli ultimi stabili comunali occupati», conclude Chessa.
Matteo Vercelli