Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tre migranti ogni mille residenti

Fonte: L'Unione Sarda
27 gennaio 2017

Ieri il primo di una serie di incontri. Zedda: rivedere le quote sui minori non accompagnati

 

Faccia a faccia tra sindaci e prefetta sui numeri dell'accoglienza 

 

Quasi tre ore di riunione a porte chiuse per discutere dell'accoglienza di secondo livello di rifugiati e richiedenti asilo secondo il piano nazionale messo a punto da Anci (l'associazione dei Comuni) e ministero dell'Interno. Il succo? Sei migranti per i Comuni con meno di duemila abitanti, tre ogni mille per quelli che superano i duemila abitanti e due ogni mille per Cagliari. In cambio, ai Comuni andranno 500 euro ( una tantum ) per ogni profugo. A discuterne, la prefetta Giuliana Perrotta e sindaci e assessori delle 17 amministrazioni della Città metropolitana, nell'area della quale, attualmente, è accolto un numero di migranti superiore a quanto pattuito.
Quello di ieri mattina a palazzo Regio, a Cagliari, è stato il primo di una serie di incontri: la settimana prossima si replica con i sindaci della provincia del Sud Sardegna, quindi toccherà a quelli delle altre province. Il clima era disteso: «Finora - ha rimarcato Mario Puddu , sindaco di Assemini - la volontà delle amministrazioni è stata bypassata: ora, finalmente, ci ascoltano». Un incontro interlocutorio: «I sindaci hanno chiesto chiarezza sul piano: gireremo le loro richieste al Governo», ha sintetizzato a fine lavori la prefetta. Chiarezza anzitutto sui numeri della prima accoglienza affidata alle coop: il sindaco di Sinnai Matteo Aledda ha ricordato che nella frazione di Solanas ci sono 100 migranti a fronte di 350 residenti. «Cifre del genere - osserva Stefano Delunas , sindaco di Quartu - diffondono una percezione di insicurezza che alimenta le fobie». Il sindaco del capoluogo, Massimo Zedda , ha sollevato il problema dei migranti minori non accompagnati: «Non è possibile che siano concentrati nei comuni della Città metropolitana: il peso è superiore alle nostre forze, sia in termini di risorse che di personale».
L'accoglienza di secondo livello scatta quando i migranti, dopo essere stati accolti nei centri provvisori (quelli gestiti dalle coop che, per ciascun profugo, ricevono 35 euro al giorno), rifocillati e sottoposti a visita medica, compilano e firmano la richiesta d'asilo. È allora che la competenza passa allo Sprar (sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo) che nell'Isola conta nove centri: pochi, dice Giuliana Perrotta, che vorrebbe ne fossero aperti altri. «I posti disponibili - sottolinea - sono appena 200, a fronte di circa 5.400 migranti che si trovano nell'Isola in regime di prima accoglienza». Migranti peraltro distribuiti in maniera disomogenea: «Sui 377 Comuni sardi, quelli che ne hanno accolti sono appena 63», rileva il sindaco di Capoterra Francesco Dessì , «e sono in gran parte nel Cagliaritano».
Gli attentati e le vandalizzazioni dei mesi scorsi a Buddusò, Burcei e Monastir sono il sintomo di una tensione sociale pericolosissima: «Dobbiamo stare attenti - avverte Pier Sandro Scano , presidente dell'Anci Sardegna - a non dimenticare il malessere di fasce sempre più ampie delle nostre popolazioni. Si rischia una guerra fra poveri, un'ondata che potrebbe cancellare valori e ideali che sembravano definitivamente acquisiti». Dalla solidarietà alla democrazia.
«Finalmente si passa a un sistema in cui i Comuni sono soggetti attivi», commenta Umberto Oppus , direttore dell'Anci Sardegna. Quest'ultima, sul tema, non era allineata con l'Anci nazionale: «Il piano concordato col ministero dell'Interno - rimarca Scano - va bene dove fissa il principio della proporzionalità fra migranti accolti e popolazione residente ma dimentica necessità importanti: selezionare e contenere i flussi, che non filtrati sono esorbitanti rispetto alle possibilità dei Comuni; consentire (e lo dico con dolore) i rimpatri dei migranti che non hanno diritto allo status di rifugiati; accelerare i tempi di definizione dello status di rifugiato». Il cambio di presidenza all'Anci (via Fassino, tre mesi fa è arrivato Antonio Decaro) e l'avvicendamento al Viminale (con Minniti al posto di Alfano) ha segnato un riavvicinamento. A Scano, delle proposte del nuovo ministro, piacciono i Cie snelli e «orientati solo alle procedure di espulsione» e l'avvio dei colloqui bilaterali con i Paesi affacciati sul Mediterraneo: «Bisogna arginare un fenomeno epocale: in Libia c'è un milione di persone pronte a imbarcarsi».
Marco Noce