Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Eulalia, terra di nessuno

Fonte: L'Unione Sarda
4 gennaio 2017

MARINA. Residenti esasperati per la presenza degli spacciatori di droga e per il chiasso

 

«Non è più possibile vivere qui, siamo costretti a trasferirci» 

 

Le due persone che si avvicinano alla scalinata sono sconosciute da quelle parti, sembrano “pericolose”: non sono giovanissimi e vestono “normali”. Il ragazzo alla sommità (una vedetta?) si allontana velocemente, i due seduti sui gradini fingono di raccogliere bottiglie di birra e cartacce e si allontano per gettarle nei cestini. Lunedì 2 gennaio, ore 21.30. Serata, apparentemente, tranquilla: tantissimi locali sono chiusi, i nottambuli si stanno, forse, riprendendo dai bagordi di capodanno. Eppure, in piazza Sant'Eulalia il business, anche se a scartamento ridotto, deve continuare. Quale business? «Lo spaccio di droga, ovviamente», risponde un residente («Vede i citofoni? C'è anche il mio nome. Dite pure che sono un vigliacco ma non mi va di andare incontro a vendette»).
LO SCENARIO A pochi metri di distanza, in via Barcellona, c'è un ristorante indiano che sembra l'ultima enclave della “società civile”. Superata via Sicilia, si entra in un altro mondo: ad accogliere i visitatori un tanfo insopportabile; il budello tra la scalinata e i campetti della chiesa è stato trasformato in un bagno pubblico all'aperto. Nella scalinata ci sono due giovani stranieri che bevono birra e un ragazzo dalla carnagione chiara che sembra controllare tutto quello che accade intorno. I tre spariscono quando appaiono le due persone che potrebbero essere agenti in borghese. Dall'altra parte, seduto negli scalini dell'ingresso laterale della chiesa (nel lato di via dei Pisani), un giovane è al telefono: un'altra vedetta?
LA PASSEGGIATA Sembra, quasi, di ritrovarsi catapultati nel set di un telefilm poliziesco statunitense. Dalla parte alta di via Sant'Eulalia scende un gruppetto di giovani (anch'essi stranieri). Si fermano davanti alla scalinata per osservare gli eventi. I “visitatori” si fingono turisti e osservano con attenzione la chiesa e i cartelli sistemati nei dintorni. Il trucco funziona: il gruppo sembra rassicurato e si allontana. Piazza Sant'Eulalia si svuota di colpo e diventa possibile osservare il degrado di quello spazio: forse ci si può abituare a vedere quegli sgorbi disegnati dai writer nei muri della chiesa. Impossibile, invece, abituarsi alle maleodoranti pozze disseminate qua e là nella piazza, alle cartacce e alle bottiglie abbandonate nei muretti.
I RESIDENTI Durante il giorno la piazza assume un altro volto. I “traffici” si fermano. Solo una cosa resta identica: la paura dei residenti. «È diventato impossibile vivere qui», dice Gianni Serra, «in particolare, il venerdì e il sabato non si può dormire. I frequentatori più “tranquilli” giocano a calcio o suonano i tamburi». Lamentele, a dire il vero, che si fanno anche in altre parti della città. «Io», interviene Alessandro Deiana del bar “Da Domenichino”, «non so che cosa accade la notte perché chiudo presto. Ma sento dire che alcuni abitanti vogliono vendere casa e trasferirsi». Solo per il chiasso? Ovviamente no. Ma le ragioni vengono spiegate solo se si chiudono i taccuini e si spengono i microfoni. «Uscendo di casa, alle otto del mattino», racconta un uomo, «mi sono ritrovato a fianco a due studentesse. Stiamo stati avvicinati da un ragazzo che ci chiedeva se avevamo bisogno di “fumo”».
I CONTROLLI Spesso le forze dell'ordine sono intervenute per bloccare i traffici. «Nel periodo in cui c'è stato il presidio», riprende lo stesso residente, «siamo stati relativamente tranquilli. Certo, dal negozio di alcolici uscivano ragazzini che facevano chiasso. Ma gli spacciatori erano spariti. Ora sono tornati. E non è business legato alla presenza di stranieri. Tra loro vedo anche italiani». Perché, se non altro, la criminalità non è razzista.
Marcello Cocco